SANTENA – 27 gennaio 2018 – Anna Gaude, Netin’a, la vestale di Villa Rey. Il libro di un agronomo francese, vissuto ad Argenteuil, dimostra che il Santenese si coltivava ben prima. Museo Cavour di Santena: esempio di come si racconta la vera storia del Risorgimento. 3 febbraio, ore 10,30: il Giorno della Memoria e del Ricordo a Santena, con lo sguardo alla Roma della Raggi.
1) Villa Rey, casa di valore storico. Anna Cavaglià, vedova Gaude se n’è andata a 92 anni. Abitava nella Villa Rey, all’inizio di Via Cavaglià. I Gaude l’avevano comprata nel 1957 dai Rey. Un luogo di memorie italiane di valore enorme per via degli stretti legami dei Rey con Cavour e con i suoi discendenti ed eredi. Anna, Netin’a, era dei Cavaglià Priorà, mezzadri della cascina del Priore, situata di fronte alla casa Forchino, in via Cavour. I Priorà successivamente avevano comprato i terreni e la cascina di via Torino, su una parte oggi c’è il condominio “Il Pioppeto”. Legati al Podestà, Giovanni Rey, i Priorà nella storia piemontese e italiana hanno avuto un ruolo importante come grandi produttori di pioppi santenesi, venduti in tutta Italia.
2) L’asparago è Santenese, non d’Argenteuil. Il libro di V.F. Lebeuf “Des Asperges d’Argenteuil e de leur origine”, pubblicato nel 1867, smentisce decisamente l’origine parigina dell’asparago santenese. Si conferma che quello evoluto nel territorio di Santena e nel Pianalto sia una varietà tipica. Del resto basta un raffronto di date. Camillo Cavour scrive a suo cugino William De La Rive la famosa lettera sulla coltivazione dell’asparago il 3 marzo 1847. Nella missiva cita la durata di 25 anni di un’asparagiaia e l’impossibilità di reimpiantarla, anche 40 anni dopo averla dismessa. Dunque Cavour fa riferimento a esperienze fatte in loco che vanno indietro nel Settecento, cioè ben prima rispetto al 1818-20, indicato da Lebeuf, come tempo in cui si iniziò a coltivare gli asparagi ad Argenteuil. In più Cavour parla dell’asparago dando per scontato che sia autoctono.
3) Che cosa scrive il Lebeuf. “Questa varietà fu coltivata sicuramente a partire dal 1818 o 1820.” L’autore afferma che verso il 1812 alcuni contadini d’Argenteuil iniziarono a piantare asparagi di Epinay sur Seine, provenienti dall’Olanda.
4) Storia del Santenese. Lo storico Carlo Smeriglio, nel suo “Santena: da Villaggio a Città” scrive che già nel 1818 (Pag.348) ci sono atti che attestano la compravendita di terreni coltivati ad asparago. Ciò conferma che la pratica era così ben consolidata nel territorio, al punto da essere oggetto di transazione. E’ probabile che l’Argenteuil, sia stata introdotto in un secondo tempo. Mentre è verosimile che precedentemente siano arrivati semi di asparago olandesi ed europei e che semi del Santenese siano stati esportati altrove.
5) Raggi di Memoria. A Santena bisognava farlo 73 anni fa. La Raggi, a Roma, per il Giorno della Memoria, ha deciso di cambiare il nome di alcune vie di Roma intestate a personaggi compromessi con le Leggi sulla Razza del 1938. Al loro posto, prevede di dedicarle ai 12 professori di ruolo che non giurando fedeltà al fascismo, nel 1931, persero le cattedre e il lavoro. Uomini coraggiosi tra migliaia che fecero finta di nulla. Fra loro, Francesco Ruffini (1863-1934), Professore di diritto ecclesiastico, Rettore dell’Università di Torino, autore del fondamentale libro “La Giovinezza del Conte di Cavour”. Gli altri erano: suo figlio, Edoardo Ruffini, Giorgio Levi della Vida, Gaetano De Sanctis, Piero Martinetti, Lionello Venturi, Vito Volterra, Ernesto Bonaiuti, Giorgio Errera, Bartolo Nigrisoli, Fabio Luzzatto, Marco Carrara. Dopo di loro con le leggi razziali nel 1938 persero la cattedra i docenti ebrei, mentre tutti gli Ebrei subirono discriminazioni e persecuzioni, che ciascun italiano ha sulla coscienza.
6) Museo di Roma e i contenuti del Museo Cavour . Stanno per partire i lavori per la nuova sistemazione del Castello Cavour. Di pari passo dovrebbero procedere l’organizzazione e la promozione del Nuovo Museo che deve accogliere i 50.000 visitatori previsti dal piano operativo. Pagati bollette, tasse, stipendi, personale, servizi, manutenzioni, bisogna trovare l’equilibrio tra entrate e uscite. Se poi ciò non bastasse è necessario che i Comuni di Santena, Torino, la Regione e lo Stato aggiungano risorse per evitare che un investimento così importante per la memorialistica degli Italiani, dei Piemontesi e dei Torinesi finisca nel dimenticatoio o che si carichi di debiti. Il Museo Cavouriano è un pezzo unico, di gran valore. A maggior ragione se si confronta il contenuto del Museo Centrale del Risorgimento di Roma con quello allestito a Santena, nel 1960, dalla Professoressa Maria Avetta, di cui nel 2019 corre il cinquantenario della scomparsa.
7) XI. Coltivare selezionando e concimando. I semi, come le persone, sono naturalmente emigranti. Gli asparagicoltori del Pianalto lo sanno e si sono sempre preoccupati della selezione varietale, consci che il futuro è legato alla qualità del prodotto. Così è successo anche alla fine del Novecento, quando, di fronte alla crisi causata da miopi politiche commerciali, gli agricoltori chiesero alla Provincia di Torino di finanziare il progetto sfociato nella prova e nella scelta di nuovi ibridi. In particolare, l’Eros, ha rilanciato, almeno finora, la produzione dando un senso al lavoro, agli investimenti e alla sperimentazione.
La svolta è stata vincente. Oggi l’asparago è ancora un elemento importante dell’economia di aziende agricole a dimensione famigliare orientate alla ricerca, all’innovazione, alla produzione di qualità, alla certificazione della provenienza, alla produttività del lavoro e alla redditività dell’impresa. La coltivazione dell’Asparago nel Pianalto è un esempio di progresso nella tradizione. Una tradizione che fonda le proprie radici nelle pratiche e nelle esperienze delle generazioni precedenti, contemporanee e successive a Camillo Cavour. Persone che, lavorando, hanno migliorato le loro condizioni di vita e quelle di coloro che sono seguiti, fino ai giorni nostri.
La lettera di Cavour sugli asparagi è emblematica. Essa affronta il problema della produttività e del ruolo dei concimi nello sviluppo dell’agricoltura. Un ruolo fondamentale per rendere più fertili le terre coltivate, compresi i magri letti di sabbia tipici delle asparagiaie di Santena e del Pianalto. Pur praticando la rotazione, e pur impiegando molto letame, Cavour e i suoi contemporanei, si resero conto che la crescita dei consumi alimentari aveva bisogno di maggiore produttività.
Con i suoi collaboratori e contadini, Cavour fu il primo a rompere gli indugi. Il primo agricoltore italiano a rischiare l’avventura. Decise di importare il guano dal Sud-America. Dagli Inglesi comprò un carico che, una volta sbarcato a Genova, impiegò a Santena, nelle cascine del Pianalto, a Leri nel Vercellese e a Grinzane nelle Langhe. Una parte la vendette ai suoi amici liguri, lombardi e piemontesi. Tra i suoi clienti, naturalmente, c’era Cesare Alfieri di Sostegno, il Presidente della Associazione Agraria, suo grande amico, protettore e futuro parente. Insieme impiegarono il guano tra le colline vinicole di San Martino Alfieri, Pollenzo, Castiglione Falletto e Grinzane i 4 centri del sistema innovativo del vino piemontese da cui sono scaturiti il Barolo e il Barbaresco. Cavour sapeva che i concimi, con la meccanizzazione dell’agricoltura, avrebbero aumentato la produzione delle campagne e che in questo modo si sarebbe data una risposta alla crescente domanda di cibo, dovuta all’aumento della popolazione. Sapeva che chi lavorava doveva prendere il posto dei ceti improduttivi e della Chiesa che avevano la pretesa di continuare a governare il sistema sociale ed economico. In questo ampio contesto che va dal vino, al riso, dagli asparagi, al foraggio, ai cereali va collocata la lettera a William De La Rive, allora in Scozia, a Edimburgo, a fare pratica di chimica, nel laboratorio del più famoso chimico del mondo: il Prof. James Johnston. A William chiese di trovare una soluzione: un esempio di ricerca applicata e di collaborazione tra agricoltori e studiosi. Dall’alto della sua competenza di agronomo Cavour scrisse che gli asparagi avrebbero fatto la fortuna di Santena. Non era una profezia. Ma una constatazione basata sulla conoscenza dei meccanismi della produttività, dell’innovazione scientifica e tecnologica, del mercato e della legge della domanda e dell’offerta. In quei giorni iniziava l’avventura della fabbricazione industriale dei concimi con la società Rossi e Schiapparelli…
Gino Anchisi
da Santena, La città di Camillo Cavour, 27 gennaio 2018
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