SANTENA – 15 aprile 2018 – All’oratorio di Pralormo, venerdì 16 marzo scorso, è stato avviato il corso per l’apprendimento della lingua italiana nell’ambito dei servizi di cura, organizzato da Enaip Piemonte all’interno del progetto Nisaba, finanziato dal Fami, Fondo migrazione e integrazione 2014-2020.
La realizzazione del corso, rivolto a donne provenienti dai Paesi Terzi e residenti nei comuni di Pralormo, Poirino e Santena, ha potuto contare sulla collaborazione proficua di numerosi attori, tra cui il Cssac, Consorzio dei servizi socio-assistenziali del Chierese e il Comune di Pralormo e l’oratorio parrocchiale di Pralormo. Durante l’avvio del corso, nell’indirizzo di saluto, la vice sindaca di Pralormo, Giovanna Scagli, ha portato i saluti dell’amministrazione e gli auguri di buon lavoro a tutte le partecipanti.
L’obiettivo è quello di promuovere sia l’alfabetizzazione e l’apprendimento della lingua italiana L2 che l’acquisizione di competenze-chiave di cittadinanza, strumenti fondamentali per l’integrazione socio-culturale e la partecipazione attiva e responsabile nel contesto di accoglienza. Le attività didattiche si svolgono sia in aula che attraverso uscite sul territorio, con lezioni immerse nella realtà del contesto socio-culturale, grazie alle quali si costruiranno veri e propri percorsi di cittadinanza: il termine percorso richiama infatti sia l’idea della visita guidata sia, simbolicamente, la strada da seguire per diventare cittadini attivi e consapevoli.
Quello di Pralormo è uno dei 61 corsi realizzati in Piemonte che hanno coinvolto finora 537 persone: 239 donne, tra cui vittime di violenza, madri sole con figli e donne vittime di tratta; 64 minori stranieri; 234 uomini con bassa scolarità, con età compresa tra 19 e i 45 anni.
Ma non sono tanto i numeri a rendere particolarmente interessante questo progetto quanto l’approccio metodologico. Si tratta di un progetto sperimentale di formazione linguistica e di cittadinanza pensato per stranieri facenti parti di fasce particolarmente deboli e con bassa scolarità. Da qui la decisione di insegnare loro la lingua italiana e i loro diritti non dal punto di vista generico ma nella specificità dei loro bisogni. Le lezioni, infatti, non sono state fatte solo in aula ma il 60 per cento delle ore si è svolto in situazione, per favorire una partecipazione civile più efficace e attiva e nella piena integrazione sociale di tutti i soggetti coinvolti.
Gli insegnanti che hanno lavorato al progetto hanno creato diversi strumenti mirati a tre obiettivi principali. Per le donne analfabete è stato preferito l’accesso ai servizi, quali ospedali, farmacia, supermercati, servizi sanitari, servizi per il lavoro e culturali. Per i minori hanno sviluppato uno strumento che tenesse conto degli interessi degli adolescenti e dei loro luoghi di incontro: musica, sport, lettura, scuola, cultura, ecc. Per i migranti (uomini e donne) bisognosi di informazioni professionali di base, sono previsti interventi specializzati per settori lavorativi: cucina, giardinaggio e orticoltura, meccanica, benessere, macelleria, lavori di cura.
I materiali didattici creati saranno disponibili in files, ma anche online sotto forma di Padlet, e gli insegnanti potranno accedervi liberamente attraverso un link. La fine del progetto è prevista per la fine di maggio, ed i risultati saranno condivisi durante un seminario pubblico. La sperimentazione è ancora in corso ma le partecipanti hanno già espresso molta soddisfazione per le attività realizzate e per la loro efficacia.
**