SANTENA – 14 settembre 2019 – 20 settembre, ore 17, Premio Nazionale Camillo Cavour. Ingresso libero. Il Parco, il Castello, la Tomba e la Cascina Nuova, non sono patrimonio dei Santenesi, ma, patrimonio dell’UNESCO. Santena laboratorio di biodiversità e di integrazione paesaggistica tra rurale, urbano, produttivo e logistica. Orgoglio, fantasia e spazi pubblici che stimolino lo sviluppo.
Gli ottimisti affermano che andrà tutto bene. I pessimisti dicono che l’Appendino non ha una lira da mettere a disposizione di chi vorrà gestire il Castello. In gioco c’è una cifra che oscilla tra 500mila e un Milione di euro l’anno. Questi non sono mesi da incantati. A novembre si chiude. Si dovrebbe riaprire in primavera, attendendo il Presidente, Sergio Mattarella. Da qui al 2021 si gioca una partita fondamentale per la storia e la cultura della Comunità Torinese, Piemontese, Italiana e Santenese. Unione Europea, Stato, Regione hanno investito 10 milioni di euro, adesso devono fruttare. Per i Santenesi la partita è grossa. Prima o poi Santena deve mettersi in testa di essere un doppio sito Unesco, Biosphere e Residenze Sabaude. Più in fretta lo farà, meglio sarà per tutti.
Le specialità di Santena non sono solo un caso. Sono il frutto della sua collocazione geopolitica. Della sua storia. Della presenza dello spirito cavouriano. Del contato diretto con l’acqua e le alluvioni. Della contaminazione di immigrazioni composite che stimolano le differenti identità. Dell’essere a cavallo tra città e campagna.
Santena, ex frazione di Chieri, si trova tra Torino e Asti-Alba. Anzi, è sulla via Francigena, tra la Val Susa e la pianura e le colline padane, che collegano Roma, il Sud Italia e il Mediterraneo alla Francia e al Nord Europa.
La città di Camillo Cavour è uno dei luoghi più significativi della memoria degli Italiani e degli Europei per svariati motivi.
Oggi Santena vive la trasformazione conseguente alla crisi industriale che ha travolto tutta l’area metropolitana torinese. Un passaggio che la città affronta poggiando sulla propensione logistica favorita dalla collocazione sulle grandi infrastrutture ferroviarie e autostradali. Sulla crescita del settore agroalimentare, sostenuta dalla specializzazione orticola della zona del Chierese-Carmagnolese. Sulla presenza di un monumento di valore internazionale, sito UNESCO, che comprende la Tomba di Camillo Cavour, il Castello della famiglia, la Cascina Nuova, simbolo della innovazione dell’agricoltura moderna e il Parco modellato da Xavier Kurten.
La Città e il Castello modificano continuamente le loro relazioni. Da tempo si ragiona sulla loro integrazione per dare vita a un Museo diffuso sul territorio in grado di rappresentare la grande opera compiuta dalle generazione che ci hanno preceduti, in particolare dal Settecento in avanti. Santena è, infatti, l’anello di congiunzione tra il periodo sabaudo e la sua evoluzione verso il Risorgimento. Per questo è giustamente inserita tra le Residenze Sabaude, patrimonio dell’Umanità, tutelato dall’Unesco.
La città di Camillo Cavour è il simbolo della dilatazione spaziale del Risorgimento. Del passaggio dal Sabaudismo, circoscritto all’ambito padano e all’arco Alpino occidentale, alla dimensione mediterranea, europea e mondiale, in cui si è compiuto il processo culminato con l’Unità d’Italia.
Santena non è mai immobile. La fortuna di ospitare un sito primario della storia patria stimola continuamente processi interni ed esterni. Le figure di Camillo Cavour sulle rotonde, i murales diffusi nella città, la Chiesa Parrocchiale, Piazza della Costituzione sono un esempio delle potenzialità del museo diffuso in grado di contaminare, coinvolgere e compromettere la comunità e il territorio dei dintorni fino a Torino e oltre. Del resto questa è la funzione dei siti UNESCO. La collocazione paesaggistica del Parco Cavour nella città e il suo valore rispetto alla zona circostante fanno da stimolo per un’integrazione di più ampie dimensioni.
L’accresciuta attenzione verso le produzioni orticole e agroalimentari spinge verso la realizzazione di un nuovo rapporto tra il paesaggio rurale, le coltivazioni orticole, l’ambiente urbano e industriale. Un paesaggio che oggi ha bisogno di definire in modo intelligente e cioè compatibile e sostenibile, il rapporto tra gli alberi e le piante che fanno la ricchezza socio-economica e ambientale del territorio. Un rapporto che passa non solo per il non consumo del suolo. Ma anche per la corretta coltivazione dei suoli. Per la non usura e il non abuso dei terreni. Per i limiti alla coltivazione di piante e alberi dannosi o non consoni al contesto.
Santena e il Chierese-Carmagnolese sono il luogo in cui si può realizzare l’incontro tra le persone, il Verde e il Sostenibile, come previsto nel progetto MAB UNESCO. Un ambito in cui si superano le semplificazioni, le superficialità e le diffidenze tra ciò che viene prodotto dall’agricoltore –verdure, frutti, carni e latticini– e la tutela degli ambienti e del paesaggio. Una dimensione in cui si chiarisce che non tutto ciò che cresce spontaneamente in natura è di per sé buono. Che non tutti gli alberi sono buoni, come purtroppo credono certi ambientalisti poco informati o troppo ingenui.
In questa zona della Città metropolitana il valore della biodiversità è rappresentato dalle varietà degli alberi e delle piante selvatiche che si trovano nei parchi, lungo gli argini, nei giardini privati e nel verde urbano, ma non solo. Una biodiversità che si espande grazie agli orti e ai frutteti professionali e hobbistici, dove le centinaia di varietà coltivate servono a nutrire con prodotti freschi, sani e salubri di prima qualità chi abita nella Città Metropolitana torinese e le rispettive famiglie.
Santena è al centro di un vero e proprio laboratorio della biodiversità. Le specialità del territorio Chierese-Carmagnolese consentono di andare oltre i limiti delle monocolture e della enologia di altri territori, per affrontare i nodi degli alimenti veramente necessari e utili al benessere e al nutrimento del corpo delle persone
L’orticoltura, la frutticoltura, l’allevamento di animali da carne, la produzione di latticini sono un patrimonio di valore inestimabile che la costituzione del Distretto del Cibo esalterebbe ulteriormente. Un percorso che deve puntare sulla costruzione di un ambientalismo più maturo, meno angelistico, capace di far incontrare e di far dialogare gli interessi di consumatori e produttori.
La Cascina Nuova e il Parco Cavour di Santena sono i luoghi storici e i simboli di questa visione. Il Parco Cavour ha sempre avuto un rapporto speciale con Santena. Oggi è occasione per lo sviluppo sociale, urbanistico e culturale della città.
Sogni, deliri, fantasie potrebbero realizzarsi andando oltre un Piano Regolatore asfittico, che si limitasse solo alle concessioni edilizie e alla viabilità. Il Parco è, infatti, un dilatatore di spazi di pubblica utilità da condividere tra le persone e le imprese. Lo si è visto con l’affiancamento dell’area golenale. Il perimetro di entrambi si è automaticamente amplificato rendendo usufruibile un’area passiva, dimenticata da decenni e sottovalutata. Ma non solo. Il nuovo rapporto col fiume è un segnale di maturità e di consapevolezza della convivenza con la natura.Un rapporto che abbandona la logica dell’ingabbiamento della Banna per puntare sulla usufruizione delle sponde fino al contatto con l’acqua, fonte di vita.
A Santena si possono fare nuove connessioni che darebbero un senso compiuto alla Città e alla comunità. Allargando lo sguardo alla Cascina Nuova è evidente che questa è la sede per creare un centro di sviluppo dell’orticoltura della zona.
Così com’è lampante che l’area verde tra la Cascina e la scuola Giovanni Falcone è il naturale ampliamento del cortile scolastico. Un’operazione che, inglobando la Via Tetti Agostino chiusa definitivamente al traffico, estende la funzione didattica del complesso scolastico e la fruibilità per gli studenti.
L’area golenale ha dunque la caratteristica di dilatare la sua influenza sulla città, modellando nuovi spazi, ampliandone l’uso e la fruizione.
I lavori in sponda sinistra, a valle del ponte, sono l’occasione per realizzare la condivisione coinvolgendo Trinità e Carolina, la zona Sud di Santena. Una zona che ha la grande occasione di integrazione e connessione creata dalla acquisizione da parte del Comune della prestigiosa e storica Villa Rey, sperabile prossima sede degli uffici al servizio della comunità.
Dal nuovo rapporto con il paesaggio rurale, Santena ha tutto da guadagnare. Il delirio di immaginare l’abbattimento della recinzione tra il parco e l’area golenale oggi resta tale. Ma in futuro potrebbe accadere di farne un unico parco pubblico, che la sera viene chiuso da una nuova recinzione che, dal Ponte della Banna, utilizza le sponde per chiudersi dal ponte della Circonvallazione fino a via Tetti Agostino. Un’utopia. Certo. Per ora. Finché non nasce una diversa coscienza del bene pubblico.
Santena potrebbe fare miracoli. Come quello fatto riportando a dignità la memoria di Camillo Cavour e dei suoi contemporanei con la riapertura al pubblico nel 1996 del Castello. Castello che tra poco sarà chiuso per essere re-inaugurato in primavera.
Gino Anchisi
da Santena la Città di Camillo Cavour, 14 settembre 2019.