Santena, Storia della Villa dei Rey. Puntata 189

SANTENA – 5 ottobre 2019– Villa Rey? Il Comune farebbe bene a comprarla. Questa settimana ne parla perfino, Daniele Marucco, sul Corriere di Chieri, a pag. 37, nella parte dei Dintorni. Per la comunità santenese, chierese e Metropolitana sarebbe un colpo grosso.  Bisognerà trovare i soldi. Tanti soldi. Ma la ricucitura delle relazioni tra le due sponde della Banna, tra il sud e il nord della città è cosa strabiliante per la qualità della vita e dei commerci. Significherebbe che Santena vuole puntare non solo su agricoltura e logistica, ma anche sul turismo culturale e l’efficienza dei servizi erogati.  La dimostrazione, non solo parolaia, che davvero si presta attenzione alle identità e alla storia di questa città che ha la fortuna di ospitare e il dovere di custodire le memorie delle opere compiute da Camillo Cavour e dai suoi contemporanei.

Ville Rey

Perché di contemporanei dei Benso e dei nostri antenati, si tratta. Villa Rey, come altre case antiche e moderne, serve a dare il significato e la collocazione vera del Castello Cavour nella storia Patria. Le case, dei poveri e dei ricchi, parlano di noi. Sono il corollario necessario per capire la portata del patrimonio santenese, luogo di sintesi della storia costruita dagli antenati.  Le abitazioni, gli spazi sociali, non solo i monumenti, sono lo specchio in cui sono riflesse le vite dei ceti che hanno operato nei differenti contesti temporali.

Villa Rey è la rappresentazione di una famiglia della media borghesia emergente ai primi dell’Ottocento, capace di salire a livello dell’alta borghesia, alleata con la nobiltà, nel Governo del Paese. I Rey erano Chieresi, agricoltori e possidenti benestanti, che vivevano nella Borgata di Santena.  I figli studiavano e diventavano geometri e imprenditori. Tecnici che lavoravano per i Benso: a Santena, come nelle varie cascine dei dintorni, e a Leri nel Vercellese. Lavoravano in particolare con Camillo.  E poi con i suoi discendenti ed eredi.

La Villa è stata costruita nel 1855 da Giovanni Rey e da suo figlio Antonio.  Era finita la Guerra di Crimea, a Parigi si preparava il Congresso.  Cavour era ormai riconosciuto a livello Mondiale come leader del Regno di Sardegna e della futura Italia riunita in un unico Stato. La Penisola si stava posizionando tra le potenze occidentali.  A Genova si era deciso di ampliare il porto commerciale e di costruire un bacino di carenaggio.  Bisognava stare al passo del progresso dei commerci e delle innovazioni tecnologiche. Il bacino serviva per costruire le navi di acciaio azionate dai motori a vapori. Il porto collegato alla linea ferroviaria Genova-Torino doveva diventare il più importante del Mediterraneo. Il Governo era determinato. Si doveva scavare il Tunnel del Frejus per collegare il Mediterraneo, il Piemonte e Torino alla Francia e al Nord-Europa. Stava per nascere la prima linea di alta velocità ferroviaria d’Italia. A La Spezia si trasferivano l’arsenale e la base della Marina militare.

La Casa fu edificata su due piani, più il seminterrato ed era sovrastata da un grande lucernaio. Il terzo piano è stato aggiunto, a cavallo dei due secoli, dal Giovanni Sindaco-Podestà, figlio di Antonio e nipote di Giovanni.  Le decorazioni massoniche interne ed esterne sono sue. C’è il sospetto che la casa ospitasse addirittura una loggia. E’ fuor di dubbio che i Rey fossero massoni. In particolare lo zio Francesco, fidato collaboratore di Cavour e di Giuseppina Benso Alfieri di Sostegno.  Fu lui circondato dai famigliari e da Isacco Artom a inumare la salma del primo Primo Ministro dell’Italia Unita la mattina del 8 giugno 1861.

Intanto, intorno, già scoppiavano le polemiche sulla improvvisa morte –naturale o per avvelenamento– e sulla assoluzione dello scomunicato in punto di morte da parte di Fra Giacomo Marocco da Poirino. Attenzione: i Rey non hanno lavorato solo per i Benso. Non è un caso se il Sindaco-Podestà, nasce nel 1867 a Giaglione, in Val Susa. La famiglia si è trasferita lì perché suo padre Antonio sta lavorando per l’impresa che costruisce la ferrovia Fell.  Il treno a cremagliera che collegava Susa con Lanslebourg, cioè la Francia all’Italia, passando da Barcenisio e dal Moncenisio, prima della costruzione del Tunnel del Frejus.  Successivamente lavorò anche per il Tunnel.

I Rey sono dunque protagonisti di quel processo agricolo, scientifico, tecnologico, sociale, istituzionale e infrastrutturale che vede emergere nuovi ceti sociali che collocheranno l’Italia nel contesto delle potenze occidentali.Giovanni Rey (1867-1944) fu eletto Sindaco nel 1917, l’anno della disfatta di Caporetto. Era un liberale, monarchico, moderato, filo-cavouriano. Prima era stato Consigliere comunale e poi Assessore nel Consiglio presieduto per 6 lustri dal Sindaco Medico Filippo Cavaglià. Sedeva sui banchi con Emilio Visconti Venosta, Ministro degli Esteri e interprete della linea politica cavouriana.  Con Ernesto Balbo Bertone di Sambuy, Sindaco di Torino dal 1883 al 1886, Senatore, viaggiatore nel 1861-62 nelle terre che vanno da Alessandretta, Aleppo, Erbil, Mosul, Bagdad, Bassora e ritorno. Con esponenti della borghesia santenese. Giovanni aveva ampie relazione con la società torinese.  Oltre all’agricoltura operava nel settore delle costruzioni.  Era un imprenditore edile.  E’ lui che ha costruito le scuole elementari di Santena.

Santena intanto era diventata nel 1879 Comune autonomo.  Con i Cavalià, che nel frattempo avevano tolto la (g), e cioè gli Erculin e i Mercandin, e con i Pellosio, Giovanni Rey forma l’alta borghesia di Santena. Sui suoi terreni coltiva asparagi, ortaggi e meloni.  Il suo impianto di pesche a schiera è conosciuto in tutta Italia e all’estero.  A visitarlo vengono persino studenti della facoltà di Agraria guidati dal Professor Gaetano Briganti, nato a Grassano di Potenza nel 1875.  Docente di arboricoltura alla Scuola Superiore di Agricoltura di Portici.  Portici insieme a Milano è la più prestigiosa scuola italiana in materia.

Poi nel 1922 arrivò la Marcia su Roma e iniziò il Ventennio fascista. I Visconti Venosta, eredi e discendenti dei Benso e degli Alfieri di Sostegno erano schierati con gli antifascisti. Nel 1926 il fascismo trasformò i sindaci in organi monocratici.  Giovanni Rey divenne Podestà.  Rimase ai vertici del Comune, ininterrottamente per 22 anni, fino al 1939, l’anno dell’apoteosi del fascismo. Poi all’improvviso fu destituito. Era l’anno della visita a Santena del Duce.  Evidentemente i gerarchi non lo ritenevano un buon fascista. Restava pur sempre un filo monarchico, cavouriano e liberale. E i fascisti volevano fascistizzare tutta Italia.  Compresa Santena, la città che ospita le spoglie di Camillo Cavour.  Lo Statista, che ha dato forma statale alla nazione.  Il Podestà aveva ai loro occhi un grave difetto.  Era amico dei discendenti del Contadino-Tessitore.  E questi eredi, in particolare, Enrico e Giovanni Visconti Venosta erano noti esponenti dell’Antifascismo. Una vicinanza non gradita. Rey fu rimosso rapidamente.

Non subì altre ripercussioni. Un anno dopo, il 10 giugno, entusiasticamente l’Italia entrò in guerra. La villa di Santena è stata usata dalla famiglia per 100 anni.  Dal Novecento i Rey vivevano a Torino.  La villa divenne la loro casa di campagna.  Durante la Guerra tornarono a Santena. Erano sfollati.  Torino era troppo pericolosa. Veniva spesso bombardata. Nel 1943 dopo l’8 settembre, il terzo piano fu occupato da un distaccamento tedesco. Era collegato col Comando di Corpo d’Armata insediato nel Castello Cavour. I soldati se ne andarono il 25 aprile, il giorno della Liberazione. Finita la guerra, i Rey tornarono a Torino. La villa rimaneva vuota per lunghi periodi. Era diventata casa di vacanza. I terreni agricoli si erano ridotti.  Man mano erano stati ceduti ai vicini e ai confinanti.

Il Palazzo fu venduto alla famiglia Gaude. Questo passaggio di proprietà apre un’ulteriore finestra sulla storia degli Italiani nel periodo del “Boom economico”, seguito alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Una finestra che vede come protagonisti Netin’a, Anna Cavaglià dei Priorà, e suo marito Giovan Battista Gaude.  I Cavaglià, con la (g) e i Gaude sono di origini contadine.  I Priorà erano mezzadri nella cascina del Parroco, fronteggiante palazzo Forchino-Scamuzzi, in via Cavour.  Come altri Santenesi si sono arricchiti grazie alla vicinanza del mercato torinese.  Quindi sono diventati possidenti di terreni alle Case Nuove nel rettangolo Via Vignasso-Via Nenni-Via Torino fino all’altezza della nuova farmacia.  Erano una famiglia numerosa.  Lo zio Giuseppe Cavaglià, consigliere comunale, era il braccio destro del Podestà Rey. Anche Agostino Gaude, padre di Giovan Battista, disponeva di un buon portafoglio.  Fu grazie a queste relazioni che riuscirono a comprare Villa Rey nel 1957, superando i concorrenti.  Successivamente acquistarono anche la cascina Masseria, già dei Rey e poi passata ai Momo di Torino.

Questa è la storia di una famiglia santenese che negli anni del “boom” salì la scala sociale diventando imprenditori nel settore dei legnami e del compensato. Una famiglia che ha compiuto un grande balzo.  Netin’a, Anna Cavaglià, ne era consapevole. Con reverenza, per tanti anni, i Gaude hanno vissuto nella villa. Gli arredi in gran parte sono ancora disposti come li avevano lasciati i Rey.   Una forma di soggezione, di rispetto e di delicatezza verso i precedenti proprietari.

Gino Anchisi
da Santena la città di Camillo Cavour, 5 ottobre 2019.

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