SANTENA – 20 ottobre 2019 – Fridays For Future fa discutere. Il rincaro della carne suina è di livello globale. Chi è pro, chi contro, chi incerto, deve fare i conti con una realtà più complessa di ciò che appare. Declinare a livello zonale e di distretto consente di andare oltre slogan, ideologismi e semplificazioni.
I casalinghi e le casalinghe se ne sono accorti. Il prezzo delle costine, di maiale, è salito vertiginosamente. Oggi costano più del bollito di manzo. Ben più di un kg di asparagi. L’inversione di valore spiega le complessità della globalizzazione del mercato, dell’emigrazione-immigrazione, della sovrappopolazione dell’Africa e della Cina. Sulla strada dell’ “aiutiamoli a casa loro”, cioè evitiamo l’emigrazione dall’Africa verso l’Europa, è successo che i Cinesi stanno comprando immense aree africane per le coltivazione e gli allevamenti intensivi. I venditori sono i governanti indigeni. Lieti di cedere immense estensioni in cambio di denaro che serve a saziare momentaneamente la loro ingordigia. Nonché le falle ereditate dalle divisioni etnico-tribali e dalle nefandezze compiute dagli Europei negli anni buoni della supremazia razziale e coloniale. I Cinesi inoltre costruiscono grandi opere e infrastrutture logistiche funzionali alla loro espansione geopolitica e alla domanda di derrate alimentari per la loro immensa popolazione.
L’allevamento di maiali, di cui sono grandi consumatori, oggi produce alimenti e inquinamento non solo a casa loro, ma anche in Africa. Dal punto di vista “dell’aiutarli a casa loro” i risultati non sembrano esaltanti. La manodopera impiegata è poca. Le ricadute sull’immensa crescita della natalità africana –su cui nessuno vuole aprire gli occhi– sono irrilevanti. In compenso molte persone sono costrette ad abbandonare le terre in cui vivevano e dunque a emigrare.
Come spesso accade, però, il diavolo fa le pentole ma non il coperchio. Dall’Africa la superpotenza cinese ha importato la peste suina. Risultato: la produzione interna è stata ridotta di un terzo. A questo punto hanno dovuto comprare maiali sul mercato mondiale. La domanda è cresciuta e il prezzo è salito. Si è innalzato in tutto il Mondo e ormai ha lambito anche le macellerie di Santena, del Pianalto e del Chierese-Carmagnolese. Chi fa la spesa se n’è accorto.
Chi per ora ci guadagna sono gli allevatori. Ma non c’è da stare troppo allegri. Se il prezzo del maiale sale, i carnivori si orienteranno su altre polpe.
Se da un lato l’allevamento produce gas serra, dall’altro è fuor di dubbio che se il consumo si rivolge verso carni di qualità e allevate con rispetto e attenzione – è il caso della produzione di carne di razza bovina piemontese del Chierese e Carmagnolese – ne hanno da guadagnare le aziende agricole, i consumatori e la società della zona. Se poi qualcuno farà il grande passo verso il vegetariano o il vegano tanto meglio. Ne gioiranno l’orticultura e la frutticoltura del – si spera prossimo- Distretto del Cibo della Città Metropolitana Torinese.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 20 ottobre 2019.