Santena, asparagi: appello ai Vegetariani, Vegani e Onnivori. Puntata 218

SANTENA – 11 aprile 2020 – Noi siamo quello che mangiamo. Asparagi e verdure sono la base per un’intelligente e salutare alimentazione. Dare una mano alle piccole aziende che credono nella qualità, biodiversità, sostenibilità, genuinità e tracciabilità è un segno di stile per i consumatori e per i supermercati. Adesso Regione Piemonte e Stato impongano ai supermercati di vendere prodotti del territorio.

Pochi giorni, poche ore e si entra nel vivo della più strana campagna dell’asparago dai tempi di Camillo Cavour.  Una stagione mai vista prima da queste parti. Nemmeno ai tempi della II Guerra Mondiale. Per certi aspetti simile a quella di Chernobyl di 33 anni fa. Ma più profonda, ampia e insidiosa. Il 26 aprile del 1986 esplose la centrale nucleare in Ucraina settentrionale. Qualche giorno dopo il vento trasportò, sull’Europa Occidentale, in particolare sulla Pianura Padana, una pioggia di microscopiche polveri atomiche di stronzio e plutonio. Era da poco cominciata la raccolta degli asparagi e dei primi ortaggi. Ai primi di maggio fu vietata la vendita delle verdure con foglia larga, in cui stranamente rientrarono anche gli asparagi, nonostante le loro brattee di forma ridottissima. Il fermo allora durò due settimane. Il 18 maggio la vendita riprese. Allora i pericoli furono sicuramente sottovalutati. Nonostante il male fosse invisibile, ma non fu paragonato alla Spagnola ora balzata alle cronache. L’attenzione e la coscienza dei rischi erano basse. Facebook, WhatsApp, Skipe non esistevano. Le conseguenze sulla salute ci furono e assai gravi. Durano ancor oggi. Ma erano meno percepibili, rapide e impattanti rispetto all’oggi. Inoltre la ricaduta sociale fu meno forte perché la coltivazione degli asparagi era ridotta a poche aziende.

Quest’anno le dimensioni del male sono ingigantite dal microscopico Corona Virus. Ingrandite in tutti i sensi perché si vive in clima di coprifuoco, sotto il tiro di un nemico naturale che usa cecchini rapidi, invisibili e terrorizzanti. Gli agricoltori speravano in un allentamento delle misure di prevenzione del contagio ma Conte, attuale Presidente del Consiglio, ha detto che non è ancora il momento di abbassare la guardia. La polmonite bilaterale è pronta a colpire duramente.

Per ora si rinvia al 4 maggio, quando saremo quasi alla metà della stagione di raccolta. In verità qualcosa si è sbloccato in direzione della ripresa del lavoro e della produzione. Purtroppo però la ristorazione, un buon mercato per i nostri asparagi, non è tra le attività consentite. Purtroppo non si sono ritoccati i confini entro cui le persone possono muoversi per acquistare gli alimenti. Gli acquisti in cascina per chi vive fuori Comune sono interdetti. Per le piccole aziende agricole, che in questi anni hanno puntato sul chilometro zero, sul tempo zero, sulla vendita diretta in cascina, sui mercati rionali, sulla filiera corta tra produttore e consumatore i limiti alla mobilità creano serie difficoltà a soddisfare una domanda che pure c’è ma è difficile da raggiungere.

Le limitate dimensioni dei confini comunali delle comunità di campagna e il basso numero di residenti sono un muro che causa seri danni. Pochi abitanti significa poca domanda e quindi difficoltà a collocare l’offerta. Soluzioni ci sono ma richiedono tempo e denaro che vanno a pesare sui costi delle cascine. I confini entro cui i clienti possono muoversi andrebbero allargati alla città metropolitana. C’è però il pericolo che ampliando le dimensioni territoriali il contagio si diffonda. Qualsiasi novità per ora è sanamente rinviata a dopo il 4 maggio.

Vista la situazione bisogna prendere decisioni più incisive che tengano conto dei differenti interessi e delle diverse visuali tra città e campagna. Soluzioni che tengano conto che in campagna si coltiva e che in città si consuma. Dato per scontato che si faranno le consegne a domicilio e che lo spostamento entro i confini comunali per l’acquisto in cascina è equiparato a quello in negozio il passo che rimane da compiere è ormai chiaro. La Regione e lo Stato devono fare ciò che i Sindaci della Zona Chierese-Carmagnolese hanno scritto nella lettera inviata ad Alberto  Cirio. Per superare le giuste barriere create per la sicurezza sanitaria, bisogna intervenire con decisione e velocemente sulla Grande Distribuzione Organizzata e sulla rete regionale e metropolitana dei supermercati imponendo regole per l’acquisto al giusto valore di prodotti agricoli dei territori. Ciò per evitare che i consumatori che vogliono qualità siano penalizzati e che le piccole aziende agricole subiscano danni che potrebbero pregiudicarne il futuro.

Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 11 aprile 2020.

**
www.rossosantena.it