SANTENA – 19 aprile 2020 – Le lettere di Baldi e di Cirio smuovono le acque. Per quanti anni ancora si coltiveranno asparagi se non si corre ai ripari? Necessarie nuove forme associative e organizzative. La salute impone di colmare i ritardi rispetto alle nuove dimensioni in cui offerta e domanda di cibo si incontrano.
Il Re della tavola di Primavera ritarda.
Gli umani sbuffano.
L’ accusano di darsi troppe arie, di fare il prezioso.
Lui, impassibile, aspetta il tempo giusto.
Il freddo della notte gli dice di aspettare.
La siccità lo porta a rallentare i suoi istinti di crescita.
Come faccia l’asparago a contenere e controllare le sue enormi spinte ormonali non è noto.
E’ uno dei tanti misteri della natura o del Creato.
Eppure Lui sa quello che fa.
E aspetta.
Nonostante si sia oltre la metà di aprile i germogli sono rari e quei pochi sembrano lasciati spuntare tanto per scaricare energie in esubero. La sotto c’è un ferreo controllo, finalizzato a riservare la forza generatrice per giorni migliori, dal clima più favorevole. La natura deve fare il suo corso. A meno che non la si voglia forzare, con le conseguenze che ciò comporta.
I frementi buongustai devono pazientare. Stentano ad accettare che la psicologia, la filosofia e le aspirazioni degli umani siano diverse da quelle degli asparagi. Loro effettivamente sono più semplici di noi. L’indole dell’asparago di Santena e delle Terre del Pianalto è la più naturale possibile. Il germoglio è immagine e sostanza di sensualità.
Per questo è così buono. Così distinguibile, senza essere razzisti, rispetto a quelli che vengono da altre Regioni, dagli altri Stati europei e perfino dal Sudamerica. E’ naturale, dolce, non fibroso, fresco, salutare perché coltivato nelle sabbie finissime del PaleoPo e del PaleoTanaro, rese fertili dall’impiego di concime organico naturale proveniente dalle stalle degli allevamenti di bovini del Chierese-Carmagnolese, i migliori d’Italia e d’Europa. Il senso dell’esistenza dell’asparago nel Creato, per ora, è uno soltanto. E non è quello di soddisfare l’appetito di vegane, vegetariane o onnivore. Il solo, unico, fondamentale, suo fine è di procreare per perpetrare la specie. Siccome in questi giorni c’è rischio di gelate notturne, l’intelligenza della pianta si spinge a evitare di sprecare energie riproduttive –chi se ne intende sa quanto siano dispendiose– che possono essere utili in tempi migliori.
In poche parole l’asparago, come tutta la terra di questa favolosa zona agricola, aspetta spasmodicamente che dal cielo scenda la giusta quantità di Sorella acqua. I germogli non desiderano il bel tempo, ma il buon tempo. Attendono la pioggia, l’elemento fondamentale per innescare i processi di fermentazione necessari a creare le condizioni per liberare le energie trattenute. Da oggi qualcosa, poco, sta crescendo. Se lunedì e martedì dovesse piovere, la natura si scatenerà. Nelle asparagiaie spunteranno tanti germogli, rapidissimi ad aprire le brattee, le foglie, per andare rapidamente in fiore, in frutto e poi in seme. Prima che ciò accada i coltivatori interverranno recidendo i turgidi, freschi, violacei, teneri asparagi. Per sette, otto, nove settimane la simbiosi tra l’uomo e la pianta andrà avanti. Poi si interromperà, perché la natura deve riprendere il suo corso. Altrimenti l’arbusto muore soffocato dall’ingordigia. Così avviene da secoli nel Bacino della Banna, per mano di sapienti coltivatori.
Nell’anno del corona virus, al momento della raccolta tutto cambia. L’invecchiamento dei coltivatori, il rimpicciolimento dei nuclei famigliari, il basso valore alla vendita, le piccole dimensioni dei campi, la difficoltà di trovare raccoglitori, denunciano vecchi problemi che la comunità dovrà affrontare se non vuole impoverirsi. Intanto sono sorte nuove sfide. La vendita diretta in cascina, fonte principale di commercio dell’asparago di Santena e del Pianalto, si riduce alla sola domanda espressa dai diecimila preziosi Santenesi. All’appello viene a mancare anche la seconda fonte di domanda, quella dei ristoranti e delle trattorie.
Dovrebbero, invece, restare più stabili, se non addirittura crescere, le forniture dei mercati ambulanti e all’ingrosso. Finché durano le tutele contro i pericoli di contagio ci sarà dunque uno sfasamento tra offerta e domanda. Lo sbilanciamento sarà compensato con le consegne a domicilio e si spera con l’aiuto della rete dei supermercati. La lettera, tutta politica, dei Sindaci del Chierese-Carmagnolese, firmata da Ugo Baldi e indirizzata al Presidente della Regione, Alberto Cirio, ha smosso le acque. I supermercati si sono dati disponibili ad aiutare la vendita del prodotto delle cascine iscritte all’Associazione Produttori Asparago di Santena e delle Terre del Pianalto. La verifica sarà fatta nei prossimi giorni quando si entrerà in piena produzione.
Una prima constatazione è d’obbligo. La combinazione innovazione-difficoltà di mercato impone cambiamenti per chi produce asparagi e ortaggi. Alle aziende è chiesto di certificare la provenienza, utilizzare al meglio il mercato digitale e di integrarsi nelle filiere alimentari.
Il discorso vale sia per farsi conoscere dai potenziali clienti, sia per le consegne a domicilio e pure per l’organizzazione del processo che culmina con il conferimento del prodotto ai centri di smistamento dei supermercati. Si tratta di esperienze che in seguito a questa particolare crisi si sono accelerate e che cambieranno il modo di essere delle piccole aziende agricole e della stessa Associazione di produttori. Il Distretto del Cibo sarà lo strumento per finanziare e realizzare il cambiamento.
Gino Anchisi
da Santena La città di Camillo Cavour, 18 aprile 2020
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