SANTENA – 3 ottobre 2020 – Un’opportunità per raddoppiare il periodo di raccolta e di vendita. La difficoltà sta nel trovare terreni sabbiosi per la coltivazione e avere una domanda in grado di assorbire la produzione. La qualità è alta, anche la ristorazione ne può beneficiare. Il Distretto del Cibo aiuterebbe assai.
Produrre asparagi a fine estate-inizio autunno si può. L’esperimento è in corso in due aziende distanti tra loro. Una è a Santena. L’altra in Provincia di Treviso. Un contadino piemontese, Giovanni Mosso, da sempre coltivatore dei germogli e un agronomo, tra i massimi esperti mondiali di asparagi, Luciano Trentini, stanno facendo la stessa esperienza. Per Santena non è una novità: innovare è una delle sue caratteristiche fin dai tempi di Camillo Cavour. Storica è stata quella condotta dagli asparagicoltori e dal dottor Agostino Falavigna, del CRA di Montanaso Lombardo, sulla varietà Eros e sul Santenese autoctono tra la fine e l’inizio del millennio. L’Eros è la fortuna del Pianalto e soprattutto della Puglia.
Nella città di Camillo Cavour la preparazione è iniziata in primavera su una vecchia asparagiaia. “Ventun tavole di varietà santenese, in esaurimento” spiega Giovanni Mosso, dell’Associazione Produttori Asparago di Santena e delle Terre del Pianalto. L’azienda è ai Ponticelli, in Via Longoria, 9. La cascina con la Torre Rotonda visibile ai milioni di viaggiatori che ogni anno transitano sulla Torino-Piacenza e sulla statale 29. Una fattoria antica della Via Francigena, con tracce romane. Dal 1200 di proprietà dei Benso, la famiglia di Camillo Cavour, e poi dei Rignon. Nelle sue stanze ha soggiornato il Papa Pio VII. La prima volta, nel 1804, per andare a incoronare Napoleone a Notre Dame. La seconda, nel 1809, prigioniero dei Francesi per aver scomunicato l’Empereur.
Giovanni è un tipo gioviale, atletico, ironico, curioso, pronto a collaborare alla vita della comunità. Ogni tanto finge di sentirsi vecchio. Ciononostante non smette di lavorare, di interrogarsi e di sperimentare su questi germogli che fin dall’infanzia l’hanno affascinato.
Le sue asparagiaie (e di sua sorella Lina) sono sull’altopiano di preziose sabbie lasciate dal paleocorso del Po e del Tanaro lungo la via Fulvia, modellato dalla Banna, il primo grande affluente di destra del Po. Il tratto va dai Marocchi di Poirino, al Termine, alla Tagliata, alle Cappellette, ai Ponticelli.
A Santena normalmente la stagione degli asparagi inizia a fine marzo e termina i primi di giugno. Quest’anno invece è cominciata dopo la metà di aprile per finire a metà giugno. “Gli asparagi settembrini sono un fatto eccezionale” spiega Giovanni. “Frutto di una serie di circostanze. Nelle 21 tavole, 800 mq, coltivati ad Asparagi Santenesi, la varietà autoctona del Pianalto, ho raccolto per i 15 giorni iniziali poi ho lasciato che i germogli andassero a pianta”. La chiusura dei ristoranti e il freno alla vendita diretta in cascina imposti dal Covid rendevano difficoltosa la commercializzazione del raccolto nella terza decade di aprile. “Intanto, una decina di anni fa avevo letto che in Emilia-Romagna avevano provato a fare gli asparagi settembrini. Finita la stagione, dopo la metà di agosto, ho deciso di sfalciare le piante trinciando e poi fresando leggermente sulla baulatura. Passati 5-6 giorni, complici il caldo e le piogge, in campo sono spuntati i germogli. E la raccolta continua, anche se in questi giorni, causa il freddo si è rallentata. L’asparagiaia è vecchia e in esaurimento, l’esperimento dunque finisce qui”.
La novità ha incuriosito i buongustai e i ristoratori. Chi li ha provati riconosce la qualità e la freschezza, ben diversa da quella che si trova negli asparagi in vendita nei supermercati. Elena, della “Locanda del Cont” di Santena li ha messi nel menu. I clienti li hanno apprezzati. “Una compagnia è tornata due volte per mangiare i nostri piatti di Asparagi”. La possibilità di allungare l’offerta di menu con gli asparagi di Santena e delle Terre del Pianalto farebbe bene alla ristorazione del territorio. Giovanna de ”l’Antico Pioppo” e Vittorio de “le Vecchie Credenze” ne sono convinti. Il problema è capire se ci sarà un seguito. Se ci sarà produzione.
Giovanni Mosso ha fatto un’esperienza che altri, i giovani imprenditori agricoli potranno proseguire. Ci sono però alcuni nodi da sciogliere. Le aziende per produrre anche in estate-autunno dovranno aumentare la superficie coltivata. Impresa non facile viste le difficoltà a reperire terreni per le asparagiaie, fagocitate dalla concorrenza dei pioppeti. Inoltre bisogna trovare clienti interessati a consumare il prodotto fresco e italiano al di fuori del periodo primaverile. Come è ormai evidente, in questo momento il lato economico per le aziende è più importante di quello produttivo. Solo il tempo può dire se gli asparagi settembrini sono solo un esperimento oppure se avranno un futuro.
Gino Anchisi da Santena, la Città di Camillo Cavour, 3 ottobre 2020