SANTENA – 24 ottobre 2020 – Dopo il COVID tutto cambierà. Torino e il Piemonte devono rendersi conto del valore strategico del Castello Cavour di Santena nel paesaggio culturale. Il Castello è in grado di unire e dare un senso alla filiera che lega il ‘600 e il ‘700 al Risorgimento, al Novecento e al 2000. Dalle Residenze Sabaude alle Residenze dell’Unità d’Italia.
Nè memoriale, nè mausoleo, ma museo.
E’ nel suo destino. Non un tempio chiuso su se stesso, ma un museo laico al servizio della società. Dove sia rappresentata la storia degli antenati e dei contesti in cui sono vissuti. Dove tutti si sentano partecipi e responsabili di ciò che hanno ereditato. Capace di erogare multiservizi alla società di cui fa parte. Un luogo aperto e usufruibile per migliorare e aggiornare le conoscenze e le emozioni degli utenti, degli operatori museali, degli italiani e degli europei.
Certo non è facile rimettersi in gioco. Bisogna affrontare un nuovo cammino insieme con altri. Collaborare con l’ambito comunitario allargato al quale si erogano servizi. Dialogare con altre identità accettando che la propria si relazioni con loro. Integrare diverse anime e interessi, consolidati ed emergenti, scaturenti dai beni culturali e dalla società.
La rete va fatta a regola d’arte. Lavorando non solo sulla trama dell’omogeneità orizzontale ma pure sull’intreccio con l’ordito verticale. Una tela deve integrarsi con paesaggi, contesti, dimensioni e idee su cui nel tempo hanno lavorato e inciso le persone, il clima, gli interessi emergenti, le istituzioni, la genetica, le tecnologie, le infrastrutture, le medicine, la natura.
Così come in agricoltura c’è bisogno di una filiera dei prodotti orticoli italiani, altrettanto c’è la necessità di una nuova filiera dei Beni Culturali e Museali.
Un sistema entro cui i beni, materiali e immateriali, che Santena ha la fortuna di ospitare, possano esprimere il loro valore di sito della memoria patria e matria. La presenza dei Cavalieri del Lavoro permetterebbe di collegare lo sviluppo del passato con le sfide dell’innovazione 4.0 dell’industria. Mentre la collocazione geografica nel cuore del territorio della Provincia torinese, dove si è sviluppata l’agricoltura moderna, crea le condizioni per sostenere l’innovazione 4.0 dell’agricoltura e dell’orticoltura e con essa del Distretto del Cibo. Con ciò, dialogando e coinvolgendo migliaia di aziende e decine di migliaia di lavoratori: due elementi fondamentali della società metropolitana torinese.
Andare oltre il sabaudismo
Un modello culturalmente valido di Residenza dell’Unità d’Italia è già stato sperimentato a Santena sessant’anni fa. E’ il Museo Cavouriano allestito in occasione di Italia ’61 da Maria Avetta. Quell’impianto, aggiornato con le nuove tecnologie, è la base per aprire una nuova stagione capace di integrare in rete la storia italiana degli ultimi secoli.
Essere luogo della memoria cavouriana non ha dato finora a Santena quel respiro che merita.
La responsabilità di questo affanno non è sua. Dipende da quella certa antipatia suscitata già nell’Ottocento dall’essere caduti nella trappola di accettare di sopravvalutare e sovraesporre il ruolo del sabaudismo nella realizzazione dell’Unità d’Italia. Un fallo che ingiustamente ha coinvolto anche il troppo prematuramente scomparso Camillo Cavour.
Ripiegarsi sul sabaudismo sminuisce infatti la straordinaria articolazione territoriale e sociale dei diversi Piemonti. Una lettura che, peraltro, sottovaluta il valore aggiunto apportato dalla annessione della Repubblica di Genova, decisa dal Congresso di Vienna, nel 1815. Una visione che mutila il Regno di Sardegna degli apporti conseguenti alle acquisizioni sostanziali sull’asse europeo dal sud verso il nord –Liguria e Mediterraneo– e da ovest verso l’est –Passi Alpini e Pianura Padana–.
Fare le Residenze degli Italiani
Il Piemonte dovrebbe completare l’operazione avviata con le Residenze Sabaude e con le Residenze Reali. Splendide nel loro aspetto paesaggistico, architettonico, artistico e turistico ma limitate nel legare il passato, al presente e al futuro. Impedite a unire i contesti globali e locali in cui si è realizzata e si è sviluppata l’Unità della Penisola. Impossibilitate a rappresentare e dare un senso a ciò che è avvenuto in Italia, in Europa e nel Mondo dal Settecento in avanti.
Le Residenze Reali o Sabaude hanno bisogno di una rete capace di rappresentare il nuovo costituito dalle categorie emergenti portatrici delle idee illuministiche-cristiane esplicitate nel Settecento, esplose nell’Ottocento e assimilate nel Novecento. Ciò, per rappresentare i cambiamenti globali indotti dalle scoperte scientifiche, dalle applicazioni tecnologiche, dalle innovazioni istituzionali, nei rapporti tra l’Occidente atlantico e il resto del Mondo. Per raccontare gli effetti dell’immissione sulla scena sociale di nuovi ceti emergenti portatori di nuovi interessi. Ceti che trovavano la forza sovversiva nella alleanza tra capitale e lavoro e nella generazione di ricchezza che nella produttività univa gli interessi degli imprenditori e dei lavoratori.
In questo senso il Castello Cavour di Santena rappresenta bene la funzione di completamento e di integrazione delle Residenze dell’Unità Nazionale. Tra l’altro, dando sostanza alla festività del 17 marzo, Giornata dell’Unità Nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera. Alla quale si aggiungono due prestigiose manifestazioni di livello nazionale che si svolgono nel Castello di Santena. La commemorazione del 6 giugno, il giorno della scomparsa di Camillo Cavour. La consegna del Premio Nazionale Camillo Cavour “la copia dei celebri occhialini dello statista”, il 20 settembre, data della Presa di Roma.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 24 ottobre 2020