SANTENA – 19 dicembre 2020 – Il Sindaco, l’Amministrazione comunale e il Consiglio comunale esprimono profondo cordoglio per la morte, improvvisa di Antonio Aurea, da tutti conosciuto come “Toni o Tonino”.
IL COMUNICATO STAMPA DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE In un comunicato dell’ufficio stampa della città di Santena il sindaco Ugo Baldi, scrive: «La notizia della morte di una persona è un fatto sempre doloroso, maggiore quando si tratta di una persona fragile e con la quale si è percorso un lungo tratto di strada insieme. A tutte le Amministrazioni santenesi che si sono succedute negli ultimi 15 anni, le problematiche di Tonino erano note e prese in carico, da tempo».
Il sindaco aggiunge: «Tonino viveva in un’abitazione di edilizia popolare, assegnatagli dal Comune, ricevendo anche un sussidio economico. Più volte è stato necessario affidare la gestione dei suoi stati di salute, psichica e fisica, dapprima al Consorzio per i Servizi socio assistenziali e successivamente al Centro di salute mentale di Chieri. Negli ultimi anni diverse volte è stato ripulito il suo alloggio che veniva regolarmente trasformato in una discarica su tutta la sua superficie (talvolta personalmente dal sindaco che, insieme ad altri consiglieri comunali, raccoglieva periodicamente anche le sue feci nei giardinetti da lui frequentati). Poiché Tonino rifiutava ogni forma di aiuto e terapia, il sindaco ha ripetutamente richiesto e ottenuto dei T.S.O. (Trattamento sanitario obbligatorio) per cercare di iniziare o continuare le cure necessarie e sempre da lui interrotte. Purtroppo, ogni volta che ciò accadeva, gli ospedali non lo potevano trattenere più di una sola notte e neppure lo stesso sindaco non lo poteva imporre, nonostante ripetute richieste ai Servizi assistenziali e alla Procura della Repubblica di Torino».
Nel comunicato stampa il sindaco di Santena prosegue così: «Nessuna azione di ricovero coatto presso strutture assistenziali protette era consentita al Comune, se non previa autorizzazione di un Giudice tutelare, di cui, fino all’ultimo, era stato ripetutamente richiesto l’intervento tramite ogni canale possibile (l’ultima volta la scorsa settimana). Ma purtroppo non è mai facile combattere contro i demoni interiori e le sue condizioni di salute andavano via via peggiorando. I suoi fantasmi, i suoi amici immaginari lo accompagnavano più di chiunque altro. E allora anche la famiglia ha perso le speranze e si è allontanata, così come già aveva fatto la gente. Spesso come Amministrazione comunale ci siamo interrogati su quali fossero i metodi migliori per intervenire, per bloccare quel circolo vizioso, tentando di lavorare in sinergia tra i diversi enti territoriali».
Il sindaco prosegue: «Tonino ha messo tutti noi in discussione, Amministrazione e cittadini, e ancora oggi la sua morte ci obbliga a riflettere. Ci costringe a fare un’analisi su noi stessi, come singole persone e società civile. Perché figure come lui hanno la capacità di toccarci dentro. Ci costringe a riflettere sui nostri sentimenti interiori, quelli che alla fine ci fanno agire per egoismo, quelli che ci fanno puntare il dito sugli altri, senza soffermarci su ciò che ognuno di noi potrebbe fare. Personalmente, sono rammaricato da ciò che non ho potuto fare per aiutarlo di più (perché Tonino stesso non me lo consentiva o perché bloccato dalle altre Istituzioni preposte) e da talune persone che, troppo frettolosamente, hanno espresso giudizi o valutazioni senza conoscere tutti gli aspetti della vicenda. Ma, forse, tutti noi frequentemente emettiamo giudizi sulle persone che ci circondano, senza conoscere a fondo le loro storie e le loro motivazioni (magari condividendoli sui social media). E anche su questo vi invito a riflettere».
Il sindaco Ugo Baldi chiude così le sue riflessioni: «E proprio in questi giorni, vicini alle feste, vogliamo raccoglierci in un cordoglio collettivo, nella speranza che per Tonino sia arrivata davvero la quiete. Addio Tonino. Riposa in pace». Firmato “Il Sindaco Ugo Baldi”.
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IL RICORDO DI BEPPE MAGGIO DELLA CAFFETTERIA COSTADORO – Beppe Maggio, della Caffetteria Costadoro, in piazza Martiri della Libertà 14, lo ricorda così: «Tonino alle 5,30 del mattino era già in piazza. Si sedeva su una delle panchine vicino al mio bar. Dopo che aprivo faceva colazione da me. Prima del caffè e della brioches gli disinfettavo le mani. Quando aveva i soldi pagava sempre tutto e lasciava anche la mancia. I soldi della pensione gli duravano dieci giorni, poi finivano. Negli altri venti giorni del mese la gente – santenesi comuni, come anche qualche assessore – lasciava al bar i soldi per caffé, brioches e panini “in sospeso”. In tanti davano un’offerta e noi, con quei soldi davamo a Tonino quanto chiedeva. Comunque va detto che – per quel che riguarda il mio locale – è morto senza lasciare debiti. Passava gran parte della sua giornata su quella panchina. A volte si muoveva, andava negli altri locali o stazionava ai giardinetti. Negli ultimi tempi gridava un po’ meno: le urla erano spesso una reazione di difesa, a fronte dei tanti che, incrociandolo, lo guardavano male, con ostilità per il suo aspetto trasandato…».
Beppe Maggio aggiunge: «Negli ultimi tempi il suo stato di salute si era fatto davvero precario. Le cattive condizioni igieniche certo non lo hanno aiutato. Era tornato a dormire a casa. Ogni tanto si cambiava anche i vestiti. Negli ultimi suoi giorni di vita ho fatto di tutto per farlo ridere un po’. E, devo dire che, almeno un pochettino, mi sembra fosse cambiato. Su una cosa era fermo. Non voleva essere aiutato, da nessuno. Nelle ultime ore di vita diceva sempre “Io sto bene così. Lasciatemi stare. Voglio raggiungere mia madre. Voglio andare da mia madre”. E’ mancato domenica. A casa sua. Tanti hanno fatto tutto quello che potevano. Certe frasi sui social che lanciano accuse, a destra e a manca, sono ingenerose e prescindono da come è andata veramente…».
Nella panchina dove Tonino passava gran parte del suo tempo quotidiano ora c’è una foto grigia, appiccicata da Beppe Maggio, su una colonna del porticato. Sulle assi di legno della panchina qualche mazzo di fiori bianchi e rossi e un po’ di ceri. Per rispetto, in questi giorni, nessuno si siede su quella panchina…
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IL RICORDO DEL PARROCO Il parroco don Beppe Zorzan, spiega: «Da qualche settimana, con l’inizio dell’inverno, con l’arrivo del freddo Tonino veniva a ripararsi in grotta. Spesso lo trovavo in grotta, davanti all’altare. Pregava a modo suo. L’ultima volta che l’ho visto è stata una sera o due prima che mancasse. Ho insistito per portarlo a casa in macchina. Ma lui non ha voluto. E’ uscito dalla grotta e dopo più di un’ora ho visto che era ancora alla fermata del bus. Allora sono andato a riprendere la macchina, ma neanche stavolta ha accettato di farsi portare a casa. E’ stata l’ultima volta che l’ho visto vivo. Quella sera i carabinieri avevano chiamato l’ambulanza – a una gamba aveva una patologia importante, ma lui non ha voluto sentire ragione e neanche quella volta ha accettato di farsi portare al pronto soccorso. Per anni si può dire abbia vissuto nella piazza centrale della città. Tutti lo conoscevano. Molti, per Tonino, hanno fatto quello che potevano, ma lui non si lasciava aiutare. Qualche volta veniva alla messa serale. Mi fermavo a chiacchierare con lui quando lo incontravo in piazza. Neanche il dialogo era facile: aveva davvero tanti problemi che lo tormentavano. A volte urlava davvero forte e poteva anche spaventare, ma non ho mai pensato fosse cattivo…».