SANTENA – 19 dicembre 2020 – In percentuale Santena conta più morti e contagiati di Provincia, Regione e Stato. Nella seconda fase il doppio dei morti rispetto alla prima. Un Santenese solleva il problema dell’obbligo o meno di vaccinarsi La politica deve decidere come si svolgerà la vaccinazione: per chiamata o su base volontaria?
Giuseppe Di Sciullo è un Santenese curioso. Sposato, padre di tre figli, è nonno di 5 nipotini. Il suo essere cattolico, dipendente Fiat in pensione, impegnato in politica con il Partito Democratico lo porta a occuparsi dei rapporti con gli altri in modo non egocentrico e non convenzionale. La sua visione del Mondo tra l’altro lo stimola a seguire con attenzione l’evolvere della situazione conseguente alla pandemia da Sars-CoV-2.
Lunedì mattina, 14 dicembre, ha telefonato alla trasmissione “Prima Pagina” di Radio Tre, condotta dal giornalista Carlo Puca, scatenando una discussione ripresa nelle ore e nei giorni successivi a livello nazionale. Di Sciullo ha detto che “la libertà di scelta personale di chi non si vuole vaccinare mette in pericolo la comunità e le persone che lo circondano perché potrebbe contaminarle”. Per questo motivo ritiene che “chi rinuncia alla vaccinazione dovrebbe anche rinunciare al diritto alla cura”.
In sostanza, alla vigilia di quella che nel 2021 sarà la più vasta operazione vaccinale mai vista sulla faccia della terra, ha posto il problema della obbligatorietà o meno del vaccino. Un tema fondamentale. Da una parte c’è chi è in attesa che le verifiche scientifiche e le decisioni politiche diano avvio alle vaccinazioni. Dall’altra, coloro che con comportamenti, talvolta ammantati da atteggiamenti No-Vax, spingono per lasciare totale libertà di scelta. Il raggiungimento dell’immunità di gruppo per tutelare la salute dell’intera umanità e delle singole comunità fa da sfondo alla discussione che coinvolge in queste ultime settimane tutte le famiglie di Santena e d’Italia.
Santena infatti non è avulsa dal resto del Mondo. Anzi. I dati elaborati da Franco Munaretto, sui numeri forniti dal Sindaco Baldi e relativi al periodo marzo-dicembre, dicono che a Santena i morti per COVID-19 sono il 2x mille della popolazione (21 su 10.800 abitanti) contro l’1,1x mille della media italiana (67.200 contro 60.400.000). Mentre i casi COVID totali a Santena sono finora stati il 4,7% della popolazione (510 su 10.800) contro il 3,1% nazionale (1.906.000 su 60.400.000).
Elaborazione di Munaretto a parte, non sfugge un altro dato. Raffrontando Santena con i numeri regionali ed ex-provinciali si nota che nella Città di Camillo Cavour i morti e i contagiati sono percentualmente superiori. Infatti, in Piemonte i casi totali sono al 4,3% (189.270 su 4.341.375) e i decessi all’1,7x mille (7382 su 4.341.375). Mentre per la Città Metropolitana i casi totali sono al 4,3% (99.781 su 2.252.379) e i decessi al 1,5x mille (3.413 su 2.252.379 – fonte Istat). Le cifre inoltre dicono che nella prima parte del “lockdown” coprifuoco, con zona rossa più rigida, i morti sono stati 7, mentre nella seconda parte quella meno restrittiva, con i passaggi da rossa a arancione a gialla i morti sono stati 14, cioè il doppio. Da notare ancora che Santena ha una situazione decisamente migliore di comuni piemontesi vicini o lontani.
La riflessione sia a livello locale che mondiale è utile per comprendere il come, il perché e la complessità di un contagio con cui l’Occidente e il Mondo, da un secolo, non facevano i conti. Non a caso le parole di Giuseppe Di Sciullo sono state riprese nella stessa mattinata, dalle 10.00 alle 11.00, dalla trasmissione “Tutta la città ne parla” condotta da Rosa Polacco e da Pietro Del Soldà, sempre su Radio Tre. Il costituzionalista Michele Ainis, il vice-presidente dell’Ordine dei Chirurghi e Odontoiatri Giovanni Leoni e il professore dell’Università di Roma “La Sapienza” Gilberto Corbellini sono intervenuti concordando sul fatto che nel caso del COVID in campo c’è un interesse pubblico generale prevalente su quello del singolo individuo. Ciò significa che tutti dovrebbero essere vaccinati. Tranne coloro che sono allergici e quelli che presentano difficoltà o complicanze. Per queste persone varrà giustamente il diritto all’acquisizione dell’immunità di gregge garantita dagli altri vaccinati. Ma coloro che non presentano difficoltà non possono pretendere che altri assicurino loro ciò che essi non vogliono contribuire a raggiungere. Tra l’obbligo senza discussione e la persuasione etica si sta profilando una terza soluzione. Il ricorso a una sorta di passaporto di avvenuta vaccinazione. Chi per sua libera scelta non ne sarà munito, automaticamente non potrà andare al lavoro, sui mezzi pubblici, a scuola e in altri luoghi frequentati dal pubblico finché non s’è raggiunta l’immunità totale. In questo caso la libertà di scelta di chi è No-Vax o semplicemente un menefreghista, porta con sé la responsabilità di rinunciare a certe prerogative in modo da garantire la tutela della salute degli altri.
Adesso non resta che attendere le “chiamate” per le vaccinazioni.
Gino Anchisi da Santena,
la città di Camillo Cavour, 19 dicembre 2020.
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N.B. le conversazioni delle due trasmissioni si possono scaricare da internet usando Google.
https://www.raiplayradio.it/programmi/primapagina/archivio/puntate/