TORINO – 25 dicembre 2020 – Natale 2020, intervista a mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e Susa, in occasione del Natale 2020. A seguire il testo del messaggio dell’arcivescovo ai giornalisti e operatori della comunicazione.
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MESSAGGIODELL’ARCIVESCOVO DI TORINO E SUSA MONS. CESARE NOSIGLIA AI GIORNALISTI E OPERATORI DELLA COMUNICAZIONE
(Torino, arcivescovado, 21 dicembre 2020)
Anche il nostro tradizionale incontro per scambiarci gli auguri di Natale deve assumere, in questo anno così sconvolgente, la forma virtuale e indiretta, a causa di un mio impegno imprevisto, di cui mi scuso con tutti voi. Anche per me, nato nel 1944, ultimo Natale di guerra, questo del 2020 è un tempo che si presenta come eccezionale. Un tempo in cui la nostra città e il mondo intero si ritrovano in condizioni completamente diverse da ogni previsione, e chiamate ad affrontare situazioni e problemi del tutto inediti.
Vorrei ripercorrere con voi alcune delle linee d’impegno che la Chiesa torinese ha costruito in questo 2020 per rispondere alle varie emergenze che, soprattutto nei settori del sociale e sanitario, si sono presentate. È stato un cammino caratterizzato, sempre, dal primato della carità: e dunque dall’attenzione privilegiata a quelle persone e categorie che più stanno soffrendo.
Sta crescendo, nella nostra città, la povertà. Soprattutto nelle fasce grigie, quelle dei lavoratori che perdono il lavoro o hanno salari inadeguati; e lavoratori saltuari, stagionali, dell’agricoltura ma anche di cultura e spettacolo, lavoratori assunti senza tutele, autonomi, commercianti, partite Iva.
Per farci una idea possiamo fare riferimento, ad esempio, a cosa sia capitato nei 107 centri di ascolto e servizio che utilizzano un sistema informativo comune per la conservazione dei dati ideato dalla nostra Caritas, di cui 65 nel territorio della città. Nel corso del 2020 sono state circa 9.000 le famiglie seguite, per un totale di 30.000 persone. In oltre la metà dei casi – il 51% – si è trattato di soggetti incontrati per la prima volta. La più parte ha bussato alle nostre porte a causa della perdita del lavoro (30%) o per decremento delle entrate economiche (15).
Il Centro di Ascolto diocesano – Le Due Tuniche – ha continuato ad accogliere le persone, cambiando le modalità anche con l’utilizzo del telefono o WhatsApp. Nel corso del 2020 sono state accolte circa 14.000 persone ed erogati a 9.000 contributi per spese alimentari, di cui molte a domicilio, ad anziani, malati Covid, donne con figli piccoli. A questi numeri si aggiungono quelli della rete delle parrocchie, dove anche sono in funzione 15 mense, rifornite soprattutto grazie alle donazioni di privati o alle iniziative di aziende.
Mi permetto di aggiungere due brevi considerazioni: 1. Dietro ai poveri che vediamo e che ci cercano ci sono quelli che non vediamo e non ci cercano. È il momento, dunque, della solidarietà della porta accanto, in cui mobilitarci con le persone vicine a noi e di cui spesso non conosciamo i problemi. 2. Un altro servizio che sarebbe veramente necessario potenziare è quello agli anziani malati o in quarantena che non possono ricevere visite da parenti e amici. La Regione si è impegnata a sostenere anche economicamente queste realtà ma finora non si è visto alcun impegno specifico.
Pastorale sanitaria- La nostra diocesi è l’unica in Italia ad aver organizzato tutta l’attività di servizio spirituale dei vari presidi sanitari in cappellanie, cioè gruppi organizzati su più strutture pubbliche e private, in modo da offrire la maggior copertura possibile di servizio. Attraverso l’ufficio pastorale della Salute e le cappellanie sono state messe a disposizione le cappelle degli ospedali e si è stati presenti, per quanto possibile, accanto ai malati e al personale sanitario.
Gli ospedali non profit hanno ospitato molti pazienti affetti da covid-19 diventando una risorsa importante per il sistema sanitario regionale anche in questa problematica. Oltre 70 assistenti spirituali hanno portato conforto e presenza in modo continuativo presso le oltre 30 strutture ospedaliere e presidi che si trovano nel territorio diocesano. Gli assistenti spirituali delle RSA che hanno potuto entrare e portare il loro conforto sono stati invece pochissimi nelle oltre 200 strutture di RSA site sul territorio diocesano. È continuato invece il servizio di accompagnamento domiciliare delle cure palliative ed hospice dove gli assistenti spirituali hanno portato avanti il loro servizio di sostegno a pazienti, personale e familiari nei 4 hospice siti sul territorio diocesano. È continuata anche in tempo di pandemia l’opera di “Lu.Me”., servizi di accompagnamento ed ascolto rivolti a persone con sofferenza psichica o che vivono un lutto. Il servizio relativo al lutto organizza anche gruppi di auto- mutuo aiuto.
Le parole chiave che risultano essere oggi per tutti gli operatori sanitari fondamentali sono: relazione, vicinanza, accompagnamento. Ogni persona è un valore, ogni vita è un dono. Si sta riformulando sempre un più ampio concetto di professionalità che è basato su un’intensità di rapporti e su prendersi cura globale della persona che è fatta di affetti, responsabilità, sentimenti, fede, speranza e essenzialità. La sanità deve ritrovare sempre più la vocazione ad umanizzare questo nostro tempo, col prendersi cura delle persone, dei luoghi, degli affetti, dei silenzi e del saper infondere speranza e fiducia. Ci siamo insomma accorti, nei mesi dell’emergenza, di quanto sia importante questo «fattore umano», che affianca sempre le competenze della cura e la ricerca scientifica
Migrantes – Il contagio ha tolto spazio, risorse, opportunità soprattutto ai più deboli, a cominciare dal diritto alla salute. E se ci sono difficoltà per i cittadini italiani, non posso non evidenziare i problemi gravissimi per gli stranieri.
Casa e lavoro continuano a essere i due grandi problemi che i migranti portano nei nostri servizi di ascolto. A rivolgersi alla Pastorale Migranti sono sempre di più i giovani che hanno visto interrompere il loro percorso di inserimento lavorativo, il loro tirocinio con cui si stavano formando e che permetteva loro di vivere. Per queste persone non è stata prevista alcuna forma di ristoro e il loro percorso verso una forma di contrattualizzazione è svanito. Sono aumentati anche i casi di giovani donne vittime di tratta, oltre a quelli di violenza domestica. Anche qui il Covid fa strage: le donne bisognose di sfuggire a situazioni di violenza devono fare la quarantena prima di poter essere accolte nelle comunità. E rimangono, spesso, completamente sole. Ancora, i bambini rom. Il superamento dei campi rom ha portato le famiglie a vivere lontano dalle scuole dei figli e le restrizioni per Covid-19 degli Istituti scolastici stanno impedendo a molti di loro di essere ammessi in una nuova scuola.
Sono molte le parrocchie della Diocesi che accolgono migranti rifugiati. La Pastorale Migranti accoglie immigrati e rifugiati in uscita da progetto post Moi, ha un progetto di accoglienza per persone vittime di tratta, accoglie famiglie rom provenienti dal progetto di superamento dei campi. Negli alloggi dati a disposizione alla Diocesi vengono ospitati nuclei in difficoltà abitativa e studenti stranieri universitari.
La Pastorale Migranti lavora in stretto contatto con le cappellanie delle comunità etniche, in particolare rumena, latino-americana, filippina, africana francofona, africana lusofona, africana anglofona, brasiliana, ucraina, srilanchese e albanese. La provincia di Torino è la terza in Italia, dopo Roma e Milano, per numero di persone emigrate all’estero. Nel 2019 sono state 4249, circa metà degli espatriati dell’intera regione Piemonte, che ha registrato 8968 persone partite per altre destinazioni.
Pastorale del lavoro – In questo anno in cui abbiamo convissuto con la pandemia abbiamo riscoperto quanto siano importanti le tutele sociali e l’azione del welfare (sia pubblico, sia del Terzo Settore) per proteggere le persone dal rischio dell’esclusione sociale. Anche perché abbiamo dovuto constatare quanto il nostro sistema sia fragile, separando sempre più i garantiti da chi non lo è. Per questo, come diocesi, abbiamo voluto promuovere e sostenere iniziative di inclusione. In particolare ne ricordo due:
1. Il fondo Sorriso, destinato a sostenere la liquidità delle famiglie e dei lavoratori colpiti gravemente dalla crisi economica e sprovvisti degli ammortizzatori sociali. Quest’azione di microcredito è appoggiata inoltre da molte amministrazioni comunali dell’area metropolitana torinese, dalla Diocesi e da accordi con le maggiori banche del territorio
2. La creazione di nuovi sportelli per il lavoro nelle nostre parrocchie e unità pastorali. Si prepara, dalla prossima primavera, un periodo di gravi rischi per il mondo del lavoro. Sarà necessario avere luoghi di ascolto e accompagnamento delle persone, affinché la ricerca del lavoro non diventi un’azione individuale, ma sia sostenuta da tutta la comunità. Per questo stiamo formando, sul territorio, operatori competenti.
Voi sapete che mi sono coinvolto e interessato di diverse aziende in crisi e, recentemente, anche riguardo alla Pininfarina. Nei contatti che ho avuto con il Ministero, la Regione e la proprietà, ricevevo di settimana in settimana assicurazioni che in qualche modo la vicenda sarebbe stata risolta. Venerdì l’assemblea dei lavoratori della Pininfarina Engineering ha dato il proprio consenso in maggioranza alla proposta dell’azienda per risolvere la vertenza. Si tratta di un accordo che dovrebbe garantire un percorso diversificato per i lavoratori coinvolti. Sono pertanto lieto per quei lavoratori che troveranno immediata ricollocazione, ma mi dispiace che altri, almeno per ora, dovranno fare un altro percorso sostenuti dagli ammortizzatori sociali in attesa di trovare una nuova occupazione. Quando ho incontrato tutti i lavoratori avevo chiesto loro di restare uniti e solidali per cui rinnovo e auspico che si avvii uno sforzo comune di responsabilità da parte di tutte le forze coinvolte, per sostenere queste persone nel loro percorso di ricollocazione e ricerca di un nuovo lavoro. L’inclusione mediante il lavoro resta infatti sempre la priorità da perseguire. Esprimo anche preoccupazione per il susseguirsi di crisi aziendali che minano il sistema economico torinese, ulteriormente aggravato dalla situazione dettata dalla pandemia.
L’intelligenza artificiale
Dai nostri giovani era venuto, negli anni scorsi, un preciso sollecito ad affrontare i temi dei nuovi linguaggi e delle tecnologie di comunicazione. Un anno fa è stato creato il Servizio per l’Apostolato Digitale in seno alla pastorale universitaria. Nell’ambito delle iniziative del nuovo servizio, come sapete, la Chiesa torinese si è fatta promotrice e compagna di strada delle istituzioni e degli enti intermedi nella candidatura di Torino quale sede principale del Centro Italiano per l’Intelligenza Artificiale, assegnato poi dal Governo alla nostra città nel settembre scorso. Il nostro impegno continua affinché il Centro, e più in generale la progettazione e l’uso di questa tecnologia, possa essere a servizio dell’essere umano.
Infine Taizé. Voi ricordate che proprio in questi prossimi giorni dopo Natale avremmo dovuto attivare a Torino l’annuale incontro dei giovani di Taizé (circa 15.000 di tutti i Paesi europei e non solo). L’evento è stato rimandato all’anno prossimo per cui, se la pandemia ce lo permetterà, dovremo promuovere una adeguata preparazione a questo incontro di grande impatto sociale oltre che religioso.
Celebriamo questo Natale con una immutata speranza: il Bambino che nasce per noi è l’immagine di quel Signore che con noi rimane sempre, anche nelle prove più difficili. A questa speranza ho invitato le famiglie, i malati, i carcerati, il personale sanitario di ospedali e case di cura, nei brevi messaggi che ho voluto indirizzare a ciascuna di queste realtà, e che trovate a disposizione.
Gli auguri per voi e i vostri cari sono qualcosa di più di un saluto formale. Lungo questo anno anche chi fa comunicazione ha dovuto affrontare difficoltà inedite ma ha incontrato anche «buone notizie» che ci riconducono alla solidarietà, alla speranza, alla fraternità.
Grazie, e buon Natale.
+Cesare Nosiglia
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FONTE, per il testo https://www.diocesi.torino.it/area-giornalisti-e-comunicati/
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