SANTENA – 14 marzo 2021 – E ora, Santena residenza d’europa. Il 17 marzo, 160° dell’Unità d’Italia, Marco Boglione, presidente della Fondazione Cavour, riapre il Museo-Memoriale. Il Castello Cavour è la sede per studiare e proporre la riforma dell’Unione Europea del dopo Covid-19. Chi governa può sbagliare, basta che corregga gli errori in modo accettabile. La differenza tra Tutankhamon e Cavour.
Buon compleanno Italia. Buon compleanno Santena. 160 anni son passati e purtroppo, bisogna riconoscerlo, si vedono tutti. Il riformismo di cui Camillo Cavour e i suoi contemporanei furono maestri ogni tanto viene a mancare e allora si ricade nel più bieco corporativismo. La riapertura del Museo cavouriano è un regalo che gli Italiani fanno a se stessi. Di sicuro potrebbe contribuire a vaccinarli da alcuni loro difetti. Non ultimi l’incapacità di fare riforme, l’autoreferenzialità, il municipalismo e quel regionalismo di cui la Penisola è afflitta da prima e da dopo l’Unificazione. L’efficacia vaccinale dipenderà dai contenuti che scaturiranno dal nuovo contenitore di cui si avrà un primo assaggio nel collegamento del 17 marzo sul canale Youtube della Fondazione. Da distanza, perché la cerimonia sarà ridotta all’essenziale dalle misure anti-Covid. Per fortuna in questo caso il web soccorre. Evitando che le distanze diventino solitudine e isolamento. Per questo è bene che in tutto il mondo e non solo a Santena molti si colleghino per seguire l’apertura. L’attesa è forte. La speranza aiuta a guardare avanti. Il n° 17 dicono porti bene. E il Castello ne ha bisogno, visti i rischi di isolamento che storicamente lo affliggono.
Il 2021 è anche l’anniversario del lutto per l’Italia e per Santena. E’ il 160° della prematura scomparsa di un politico, tanto straordinario quanto normale. Che non fosse un santo lo si sa. Che abbia fatto delle sviste e degli errori è fuor di dubbio. Di sicuro è stato il più bravo politico europeo dell’epoca. Per questo aveva molti nemici. All’estero, in Italia, nel Regno di Sardegna. Perfino in Piemonte, a Torino e probabilmente anche a Santena. Lo odiavano perché introduceva nuove tasse. Perché era contro il protezionismo. Perché era un rivoluzionario liberale. Perché sosteneva la separazione e l’equilibrio dei poteri. Avessero potuto rovinargli la carriera l’avrebbero fatto volentieri. Andò bene che non ci riuscirono. Che abbia avuto fortuna è certo.
Tanta fortuna. Tranne nel caso della sua frettolosa morte il 6 giugno 1861. Il suo fu un decesso così repentino, arrivato nel momento di massimo fulgore, da lasciare non poche perplessità. Cavour in quei giorni primaverili del 1861 stava guidando il neonato stato unitario verso la modernizzazione. La sua fu una morte ancor oggi ammantata di mistero. Si fanno tante supposizioni. Ma ad oggi si conoscono meglio le cause della decesso del faraone Tutankhamon della XVIII dinastia o di Oetzi, l’uomo di Similaun. Persino il dubbio che sia stato avvelenato non si è mai dissipato del tutto. Servirebbe un bell’esame della salma. Cosa cui si era arrivati abbastanza vicini pochi anni fa. Poi tutto fu lasciato cadere repentinamente. Forse perché c’era il rischio di dover riscrivere pagine importanti della storia nazionale ed europea.
Una cosa è certa. Chi più ci ha guadagnato dalla sua opera sono l’Italia e l’Europa. Lui e i suoi contemporanei, di tutte le estrazioni sociali, sono riusciti a sottrarre la Penisola dall’egemonia austriaca e a realizzare uno stato unitario saldamente collocato nel contesto Occidentale. In 25 anni di attività alle guide-accompagnatori volontarie del Castello spesso è stato chiesto da dove venisse la bravura di Cavour. La risposta, dalla casa di Santena, è naturale. Di sicuro da una formazione scientifica, classica e umana poggiata su solide basi illuministiche e cristiano- sociali ricevute in una famiglia eterogenea e di dimensione europea e nell’Accademia Militare di Torino. Formazione rafforzata dai viaggi di studio all’estero e dalle esperienze di imprenditore in diversi settori e comparti del sistema agricolo, industriale, finanziario e della comunicazione.
Fu così che l’Agricoltore-Tessitore divenne il miglior rappresentante degli interessi complessi emergenti sulla scena sociale italiana ed europea. Nel 1850, a quarant’anni, quando ormai era il leader della maggioranza che sosteneva il governo d’Azeglio, ci fu la grande svolta politica. Il 7 marzo pronunciò le parole che il suo, si spera degno, successore Mario Draghi ha citato recentemente “… le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano…”. Pochi mesi dopo Cavour divenne Ministro. Iniziò un periodo di riforme del sistema doganale e commerciale a livello europeo con cui il Regno Sardo abbandonava la politica protezionista. Contemporaneamente il Governo avviava una politica fiscale che, seguendo le trasformazioni sociali, cambiava il sistema dell’erario. L’imposizione diretta puntava alla patrimoniale e alle rendite, mentre l’indiretta mirava all’imposizione sui beni di consumo.
Nel 1852, il 4 novembre l’Agricoltore-Tessitore fu nominato Primo Ministro del Regno di Sardegna. Iniziava il decennio di preparazione che culminò con la proclamazione del Regno d’Italia il 17 marzo 1861. Regno di Sardegna, in Italia e a livello internazionale, significava innovazione, progresso, buon debito a sostegno di investimenti in infrastrutture che favorivano lo sviluppo e la produttività dell’agricoltura e dell’industria. La riforma fiscale però creava molte reazioni. E a Cavour procurò molti nemici. Le forze conservatrici della destra e della sinistra fecero una forte opposizione. Camillo dovette affrontare una situazione che avrebbe potuto danneggiare la sua figura e la possibilità di attuare le necessarie riforme e le azioni che sostennero il processo di unificazione. Passò molte notti insonni nella sua casa di Torino. Ma di questo forse se ne parlerà in un prossimo articolo.
Adesso c’è da festeggiare la riapertura del Castello e del Museo-Memoriale. Un luogo della memoria in cui storia e cultura di un popolo potrebbero trovare la loro rappresentazione. Un sito in cui immagine e sostanza potrebbero dare un buon contributo per rafforzare l’identità degli Italiani e degli Europei.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 14 marzo 2021