SANTENA – 27 marzo 2021 – Il Comune produce un bel video di promozione. Il Web, WhatsApp, Facebook, Instagram, Satispay stimolano il rapporto diretto tra consumatore, ristoratore, utilizzatore e produttore. Anche in Zona Rossa si può vendere in cascina purché…
Quando i germogli spunteranno bisogna essere pronti a ricevere e a fornire i clienti.
Anche se il Pianalto fosse in Zona Rossa dovrebbe valere il principio applicato per supermercati, mercati e negozi “si può uscire dai confini comunali per comprare un prodotto che non si trova facilmente e per acquistarne uno conveniente”.
L’Asparago di Santena e delle Terre del Pianalto racchiude sicuramente questi “tre” requisiti. Perché non è facile da reperire al di fuori del territorio. Perché è di alta qualità. Perché è conveniente visto che il suo prezzo è, a parità di condizioni, decisamente inferiore a quello praticato dai supermercati. Una cosa però deve essere chiara! Chi vende in cascina deve curare in maniera maniacale le norme igieniche e sanitarie. Questo per rispetto verso i clienti e pure verso le aziende che aderiscono all’Associazione Produttori. Perché la mancanza di uno può danneggiare tutti gli altri.
Le aziende agricole devono sempre stare al passo con i tempi.
La capacità di organizzare la commercializzazione del prodotto della terra è stata finora una caratteristica dell’orticoltura di Santena e più in generale del sistema agricolo della Zona del Chierese-Carmagnolese della Città Metropolitana Torinese. Una tradizione che oggi si confronta con le misure di tutela della salute pubblica, con il commercio via web, con l’agricoltura 4.0, con un mercato regolato dalla Grande Distribuzione Organizzata. Oggi le condizioni sono cambiate. Dall’inizio dell’Ottocento, cioè da quando è nata l’agricoltura moderna fondata sulla piccola e media proprietà, questo territorio è stato favorito dall’incremento della popolazione, dall’aumento dei consumi, dalla crescita della produttività, dalla prossimità con Torino e la sua area metropolitana, con la Liguria, e altre Comunità piemontesi. Un contesto che fino a ieri ha significato prezzi e domanda in costante crescita, pur in presenza di una concorrenza di prodotti provenienti dal Sud Italia, dall’Europa, dal Nord Africa e dal resto del Mondo che lascia margini di realizzo sempre più risicati. Adesso la situazione è diversa.
Di fronte a una competizione agguerrita quanto sregolata, contro la quale non c’è nulla da fare per quanto riguarda la quantità e il prezzo all’origine, negli ultimi due decenni la risposta delle aziende orticole si è indirizzata sulla coltivazione in serra delle primizie e sulle qualità garantite dal fresco e dalla prossimità. La svolta, avvenuta negli anni duemila con i PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) del Peperone di Carmagnola, dell’Asparago di Santena, delle Ciliegie di Pecetto, del Porro Lungo Dolce di Carmagnola, delle Cipolle e del Cardo di Andezeno, è stata significativa. In qualche modo ha segnato anche la strada per gli altri prodotti alimentari del territorio. I maggiori margini di redditività sono importanti. Perché ottenuti agendo, oltre che sulla freschezza e sulla prossimità, sulla certificazione di provenienza e sulla identificazione con i prodotti da parte dei clienti. Elementi fondamentali che finora hanno dato redditività alle imprese sostenendo gli investimenti nell’innovazione del processo e del prodotto e garantendo la remunerazione del lavoro delle famiglie coltivatrici.
Le identificazioni con il prodotto sono una risorsa su cui fare affidamento ma richiedono promozione. Le aziende agricole del territorio hanno nel loro DNA la commercializzazione: componente essenziale di una mentalità preziosa, da conservare come eredità ricevuta dalle generazione precedenti. Essa pone attenzione alla soddisfazione del cliente abbinando alla vendita l’erogazione di un servizio impreziosito dalle attenzioni alla qualità e ai ricordi di una recente comune origine contadina. Da qui proviene quel valore aggiunto che genera vantaggi competitivi rispetto agli stessi prezzi praticati dai supermercati o dai mercati ambulanti. Oggi però c’è bisogno di pubblicità e di valorizzazione. Per fortuna i Comuni e le Pro-Loco sopperiscono a questa necessità. Il video della Città di Santena è la conferma di un positivo e ulteriore passo avanti.
Tra pochi giorni inizia la campagna 2021. Le aziende si stanno organizzando. La vendita diretta in cascina, oltre ad avvicinare produttore e consumatore, esige l’adozione di soluzioni organizzative nuove all’interno della famiglia. L’accessibilità impone di definire orari certi di accoglienza nella cascina e nel punto di vendita. La prenotazione richiede l’impiego di telefoni per la rapida comunicazione delle ore, delle quantità, dei prezzi e dei luoghi di consegna. I tempi di lavoro della famiglia e dei collaboratori per due mesi vanno ridefiniti.
Gino Anchisi da Santena la città di Camillo Cavour, 27 marzo 2021