SANTENA – 2 ottobre 2021 – Non è detto che il laico, Ernesto Galli della Loggia, abbia ragione nel criticare il gesuita, Padre Giovanni Sale. Dopo il Premio Cavour il tran-tran di Marco Boglione, Gianni Ghio, Ugo Baldi, Chiara Appendino, Alberto Cirio e Sergio Mattarella potrebbe essere nuovamente stravolto!
Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera del 29 settembre u.s. scrive: “Non so per quale singolare culto delle ricorrenze a tutti i costi nel suo numero di agosto- settembre La Civiltà Cattolica ha deciso di ricordare il 160° anniversario della morte di Cavour con un articolo di padre Giovanni Sale”. “Di certo non per rendergli omaggio”. Secondo lui, l’autore avrebbe l’intento di svalutare la fama dello Statista. Galli della Loggia sbaglia perché commenta solo un pezzo dell’articolo. Quello dedicato all’operato di Cavour. Così facendo tralascia le parti che Sale riserva alla Chiesa odierna.
Il testo ci era noto. Fu segnalato ai primi d’agosto da un amico cattolico, torinese, Preside per qualche tempo a Santena. Allora, soffermando l’attenzione solo sulla prima parte, si era caduti nella stessa interpretazione dell’opinionista del Corrierone.
A parte qualche lieve inesattezza l’articolo è ben equilibrato. L’autore non calca subito la mano. Gioca come il gatto col topo. Tiene conto rispettosamente dei limiti di quella parte della Chiesa che ancor oggi stenta a riconoscere quanto bene le abbia fatto la realizzazione dell’Unità d’Italia e l’aver posto fine al potere temporale del Papa. Poi padre Sale preme sull’acceleratore. In ciò confortato dal riconoscimento della validità della soluzione cavouriana, espressa per conto della Chiesa dall’allora Cardinale Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI. Accadde nel discorso del 10 ottobre 1962, in Campidoglio, nella Sala degli Orazi e Curiazi.
Nell’elencazione del gesuita ci sono semplificazioni sull’immensa opera di Cavour e dei suoi contemporanei. Non differenti da quelle di autori laici, i quali ancora non riconoscono che il Risorgimento ha avuto come principali protagonisti non già una ristretta élite composta di nobili e militari, bensì le categorie emergenti nelle campagne e nelle città. Un ceto di massa portatore di nuovi interessi che trovò in Cavour il suo rappresentante politico nelle istituzioni e nella società.
In questa luce è corretta l’insistenza di Padre Sale sull’importanza dell’istruzione tecnica – e quindi scientifica- che ha caratterizzato la formazione illuministica dello Statista. Solido elemento costitutivo del carattere, in grado di spiegare non solo il suo legame con il mondo della scuola e della scienza, ma anche con i tecnici della nuova agricoltura, della nascente industria, con gli operai specializzati, gli artigiani e gli imprenditori impegnati in nuovi lavori e imprese. Una visione per certi aspetti non così lontana dal contemporaneo San Giovanni Bosco, grande innovatore della società Ottocentesca insieme a tanti altri sacerdoti.
Parlare della formazione tecnica non è una diminuzione. Cavour era orgogliosamente agricoltore e agronomo, con conoscenze ingegneristiche, esperto in fisica, geometria, chimica, finanza, matematica, meccanica, trasportistica oltre che giornalista, banchiere, finanziere e uomo delle istituzioni. Un politico di inossidabile cultura, di vasti interessi intellettuali, di robusti valori etici, che padroneggiava bene il francese, l’inglese, l’italiano e il dialetto piemontese.
L’articolo di Galli della Loggia ha un limite. Non tocca l’interezza del testo della Civiltà Cattolica. Si sofferma solo sul primo terzo, formato da 996 parole. Nulla dice sui restanti due terzi, di 1891 parole, dedicati alla questione religiosa e alla scelta del modello di ”Libera Chiesa, in libero Stato”. Lì, padre Sale sfrutta la figura di Cavour per parlare ai cattolici della difficoltà della Chiesa di innovarsi e di mantenere rapporti con la società. Letto in questa chiave l’articolo assume un aspetto quanto mai attuale nella Chiesa guidata da Francesco. “Dal punto di vista religioso, Cavour, secondo alcuni suoi biografi, fu un deista, cioè un razionalista che poneva in secondo piano la religione rivelata. Egli però nutrì rispetto per la Chiesa, la cui funzione desiderava che fosse ristretta al solo ambito spirituale, sebbene a volte fosse costretto a combatterla, non tanto per annientarla, ma per renderla più omogenea a una società e a uno Stato di tipo liberale, diminuendone i privilegi e le ricchezze”. “Gli ultimi mesi della vita del grande statista torinese furono interamente dedicati, oltre che alle complesse questioni riguardanti la formazione del Regno d’Italia, che ormai abbracciava quasi tutta la Penisola, anche alla risoluzione della questione religiosa, o meglio dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa”.
Pregevole è il riferimento alla dimensione europea entro cui Cavour collocava anche i nuovi rapporti tra le due istituzioni, religiosa e laica. “Cavour affermò che nel nuovo ordine europeo e italiano il potere temporale dei Papi era divenuto ormai anacronistico e non costituiva più un’efficace garanzia di indipendenza e di libertà per il Pontefice, il quale, per assicurare l’incolumità del proprio Stato, avrebbe dovuto affidarsi – come di fatto era avvenuto negli ultimi tempi – a «truppe straniere e dipendere da Stati secolari». Cavour sosteneva che la libertà della Chiesa nella nuova Italia poteva essere assicurata soltanto da un’effettiva separazione tra la Chiesa e lo Stato, secondo il principio «libera Chiesa in libero Stato»….”.
Che Padre Sale parli dell’oggi e non solo della Chiesa di Pio IX è del tutto evidente. Non è casuale il riferimento all’affermazione cavouriana chela più grande sventura per un popolo, è quella di “vedere riunita in una sola mano dei suoi governanti il potere civile e il potere religioso. Ciò sarebbe indice del più «schifoso dispotismo»”. Sottolineatura –di evidente attualità, viste le situazioni di molti stati mussulmani– che va oltre la dimensione europea, abbracciando la visione mondiale caratteristica dell’analisi politica e sociale di Camillo Cavour.
Preziosa inoltre è la critica che il Sale fa alle posizione di Montalembert, cui pure Camillo Cavour si era ispirato nell’abbracciare il principio di “Libera Chiesa in libero Stato”. Per il gesuita lo scritto “Seconda lettera del Sig. conte di Montalembert al Sig. conte di Cavour” del 12 aprile 1861 “oltrepassa la realtà dei fatti e la verità del confronto”. La critica al Montalembert è esplicita.“Meraviglia, inoltre, che non venga spesa nemmeno una parola in difesa degli ordinamenti costituzionali – già in vigore nel nuovo Stato unitario – da parte di uno dei maggiori sostenitori in Francia della causa costituzionale. Senza dubbio Montalembert e tutta la stampa intransigente sostenevano che le leggi di laicizzazione piemontesi, con tutto il loro carico di durezze, venivano applicate nell’intero territorio nazionale senza alcuna attenzione alla diversità delle realtà locali, allo scopo di limitare l’influsso che la Chiesa esercitava sulla realtà sociale, occupando «spazi» che lo Stato liberale considerava di propria pertinenza. Va però anche ricordata l’applicazione del «sistema delle libertà» previste dallo Statuto Albertino, che garantivano a tutti gli Italiani le libertà fondamentali della persona, non riconosciute negli Stati pre-unitari, come, ad esempio, la libertà di pensione, di associazione, di religione e la tanto vituperata libertà di stampa”.
Più che condivisibili sono le considerazioni finali di padre Giovanni Sale.
“Ancora oggi Cavour è certamente, fra i protagonisti del nostro Risorgimento, la personalità meno amata dagli Italiani; eppure, per giusto merito, in tutte le città della Penisola c’è una piazza o una via intitolata al suo nome”….
Tutto sommato dobbiamo ringraziare Ernesto Galli della Loggia per aver richiamato l’attenzione sull’articolo. Un testo che è tutto un programma perché, sfruttando Camillo Cavour, oltre a parlar bene dell’opera dello Statista e dei suoi contemporanei, pone davanti ai cattolici il problema delle difficoltà della Chiesa a rapportarsi con i contesti sociali in cui vive e opera.
P.S. La lettura è consigliata anche ai laici curiosi.
Gino Anchisi da Santena, la città di Camillo Cavour, 2 ottobre 2021.