SANTENA – 23 aprile 2022 – 25 aprile sconfitta del nazionalsocialismo, risorge l’Italia Unita, nasce l’Unione Europea. Il pensiero va a chi sta combattendo per difendere l’Ucraina dall’invasione Russa. Le parole del Canto degli Italiani e di Bella Ciao, a Santena assumono un significato speciale. Sotto i due testi.
Nella città del Castello rosa e dell’Asparago verde lo spirito risorgimentale e cavouriano costringe a leggere la storia moderna e contemporanea con una particolare lente di ingrandimento. Puntata sull’opera straordinaria realizzata dagli antenati di tre, quatto o cinque generazioni passate, messa al paragone con le attuali. Ciò non significa che anche a Santena non si possano fare pericolosi scivoloni. Drammatico è stato, ad esempio, quello avvenuto a livello istituzionale nel primo decennio del Duemila. Significa piuttosto che ci sono memorie e storie utili per comprendere il valore dell’eredità ricevuta e farne tesoro. Esempi validi a dimostrare l’importanza dell’impegno personale, della responsabilità individuale, del senso civico, dell’autonomia, del lavoro, della libertà, della produzione di beni, di servizi e di ricchezza per la comunità.
Nella ricorrenza del 25 aprile – in piena stagione di asparagi, in attesa della Sagra del 6 al 15 maggio e della Tappa del Giro d’Italia del 21 maggio – la comunità ricorda i suoi patrioti, tra i quali rientrano Camillo Cavour e i suoi contemporanei, nonché Enrico e Giovanni Visconti Venosta, Gaetano Cima, Giovanni Tosco, Giuseppe Musso e tanti altri più o meno ignoti. E tra loro i caduti nelle guerre, i reduci, i prigionieri, gli IMI, gli invalidi, le vedove, le mogli, le mamme, le sorelle, i papà, le nonne, i nonni e le famiglie degli Italiani vissuti nell’Ottocento e nel Novecento, con l’augurio che la tragedia della guerra non si debba ripetere in questo terzo millennio.
Il “Canto degli Italiani” e “Bella Ciao” tra i contemporanei di Camillo Cavour susciterebbero pareri divergenti. Così come li suscitano tra gli Italiani odierni. Ancor oggi c’è chi ama incondizionatamente l’Inno e chi invece preferirebbe questa o quell’ aria di Giuseppe Verdi o di altro autore. C’è addirittura chi vorrebbe “Bella Ciao” come secondo inno nazionale. Chi invece vorrebbe abolirla persino nella ricorrenza più importante della storia contemporanea europea. Quella da noi condensata nel 25 aprile: data della sconfitta del Nazionalsocialismo tedesco e italiano, e dell’avvio della costruzione dell’Unione Europea.
Un fatto è certo. Gli Italiani sono ancora alla ricerca non già delle loro innumerevoli identità, quanto piuttosto dei valori tramandati dalle generazioni vissute nell’Ottocento e nel Novecento in cui identificarsi. Un tesoretto prezioso per affrontare il terzo millennio che si riferisce alla Liberazione del territorio dall’ingerenza di potenze straniere.
Così fu nell’Ottocento nei confronti dell’Austria con le Guerre di Indipendenza “Giuriamo far libero – Il suolo natio:–Uniti, per Dio,–Chi vincer ci può?”. Così è stato nel Novecento con la Resistenza e la Guerra di Liberazione dall’occupazione d’Italia da parte della Germania Nazionalsocialista “Una mattina mi son svegliato –e ho trovato l’invasor.–O partigiano, portami via,–o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!”.
Questo dato comune dice che libertà e indipendenza oggi vanno di pari passo con il rafforzamento degli Stati Uniti d’Europa e con la prospettiva di un governo comune di questo Mondo, ormai sempre più piccolo e sovrappopolato.
L’Inno nazionale
Il canto degli Italiani
Fratelli d’Italia,
L’Italia s’è desta;
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma;
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
L’Italia chiamò.
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
Bandiera, una speme;
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò.
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
L’Italia chiamò.
Uniamoci, amiamoci;
L’unione e l’amore
Rivelano ai popoli
Le vie del Signore.
Giuriamo far libero
Il suolo natio:
Uniti, per Dio,
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
L’Italia chiamò.
Dall’Alpe a Sicilia,
Dovunque è Legnano;
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core e la mano;
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla;
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
L’Italia chiamò.
Son giunchi che piegano
Le spade vendute;
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia
E il sangue Polacco
Bevé col Cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
L’Italia chiamò.
Il canto della Liberazione
“Bella Ciao” nella sua versione più diffusa.
«Una mattina mi son svegliato,
oh bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l’invasor.
O partigiano, portami via,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
O partigiano, portami via,
ché mi sento di morir.
E se io muoio da partigiano,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio da partigiano,
tu mi devi seppellir.
E seppellire lassù in montagna,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E seppellire lassù in montagna
sotto l’ombra di un bel fior.
E le genti che passeranno
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E le genti che passeranno
Ti diranno «Che bel fior!»
«È questo il fiore del partigiano»,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
«È questo il fiore del partigiano
morto per la libertà!»
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 23 aprile 2022.