SANTENA – 5 giugno 2022 – Come sviluppare in modo sostenibile, produttivo e profittevole un territorio che collega l’area metropolitana Torinese con Langhe, Roero e Monferrato. Nel Pianalto agricoltura, industria e logistica e ben 3000 ha di aree protette, inseriti nel MAB Unesco Collina Po, dove vorrebbero fare un deposito di scorie nucleari.
Il paesaggio può essere invisibile, immaginario, apparente, illusorio, reale, concreto, pittoresco e incantevole. Lo si può guardare in orizzontale, in verticale, di traverso e in differenti modi: superficiale, interessato, premuroso, condizionato, prevenuto, orgoglioso. Per questo non è facile da osservare e soprattutto da interpretare. Il paesaggio è ciò che ciascuno vuole e riesce a vedere.
Quello di cui si parla non è quello Wild (selvaggio) dove si raccoglie ciò che la natura concede. Non è neppure solo e genericamente Green (verde). Ma quello rurale, talvolta integrato con quello urbano, tipico del Pianalto dove la natura da millenni viene trasformata dopo che si è incontrata con il lavoro e l’azione delle persone intente a risolvere i problemi dell’alimentazione e della produzione di ricchezza.
Un paesaggio è marcato dalla geologia, dalle infrastrutture, dalla morfologia, dai corsi d’acqua, dal clima, dalle pratiche agricole, dalle coltivazioni. Una dimensione visiva piena di segni, di significati, di tradizioni e di innovazioni. Che ruotano intorno a castelli, abazie, chiese, cascine, strade, rii, canali, boschi, prati, campi, viali, invasi, laghi, peschiere, mulini, fossi, ferrovie, ponti, fabbriche, ciminiere. Il paesaggio racchiude storie, memorie, cultura, arte, mestieri, specializzazioni e speranze ed è la rappresentazione della integrazione tra natura e lavoro.
Camillo Cavour ha avuto, tra le differenti fortune, quella di frequentare e di operare in paesaggi differenti e stimolanti di pianura, di collina e di montagna. Dai quali ricavò l’abitudine agli ampi orizzonti, ai diversi contesti, alle dimensioni spaziali. Alle visuali che l’hanno sottratto alla tentazione di cadere nel localismo, nel comunalismo e nello stesso zonalismo.
A Santena e nel Pianalto, nel Chierese, nel Carmagnolese. A Bellangero e a San Martino Alfieri nel Monferrato affacciati sulla valle del Tanaro. A Cellarengo e a Bra nel Roero. A Grinzane e ad Alba nelle Langhe. A Ginevra aldilà delle Alpi e nelle contrade europee e lombardo-venete: sono i viaggi e i soggiorni che l’abituarono alla visione continentale e globale, al superamento dei confini e dei limiti. L’esperienza della Accademia Militare e poi il servizio nel corpo del Genio ampliarono ulteriormente i suoi orizzonti, negli studi come negli spazi. Aggiungendo l’esperienza vissuta tra i forti alpini di Bard, Exilles, L’Esseillon, Fenestrelle. E le fortificazioni liguri sul mare di Ventimiglia e Genova.
Quando finalmente intraprese l’attività di amministratore agricolo e quindi di proprietario terriero la sua attività si rivolse a pratiche che hanno avuto significativi effetti sul paesaggio. L’allevamento dei bachi da seta comportò la diffusione dei gelsi. Il bisogno di avere legna favorì la propagazione della gaggia e degli ontani nel Pianalto, nel Roero, nel Monferrato, nelle Langhe e nel Vercellese. Lo stesso accadde per la coltivazione della barbabietola, dei cereali, del riso, della vite e per l’allevamento del bestiame.
L’azione di Camillo Cavour e dei suoi contemporanei ha inciso, non solo sulla politica e sulla società ma anche sui territori e sull’ambiente. Basta pensare a quanto hanno segnato il paesaggio le infrastrutture ferroviarie e stradali, le opere di canalizzazione delle acque, l’uso dei concimi naturali e chimici, l’impiego di nuove e innovative macchine agricole, nonché l’emergere di nuove figure sociali nelle campagne come nelle città.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 5 giugno 2022.