SANTENA – 17 settembre 2023 – Il 20 settembre si comprende tenendo conto del contesto politico, infrastrutturale, istituzionale e sociale mondiale e europeo degli anni dal 1866 al 1871. Quest’anno il 20settembre e il Premio Cavour 2013 si sdoppiano. Il 20 settembre, alle ore 17, nel Castello Cavour ,si ricorda la Presa di Porta Pia.
La Presa di Porta Pia non è un fatto solo italiano. Non è nemmeno una questione solamente tra laici e credenti. E’ molto di più. E’ stato un atto politico rilevante a compimento della rivoluzione italiana del 1859. Toccando intimamente la Chiesa universale e l’autorità papale ebbe naturalmente un valore mondiale. Per il Cattolicesimo segnò la fine di un mondo e contemporaneamente l’inizio di un’era nuova che si commisurava con la crescita della popolazione mondiale e con l’emergere della questione sociale.
Chi ha cara la memoria non può mancare all’appuntamento. Rimediando a una grave dimenticanza l’Italia, il Piemonte e le Città di Torino e di Santena mercoledì prossimo commemoreranno una delle pagine più importanti della Storia italiana, europea e mondiale. Lo faranno accanto alla tomba di uno dei più grandi statisti europei dal Risorgimento a oggi. Sulla ricorrenza del XX settembre per molti decenni del Novecento era quasi calato il silenzio. Dagli anni Settanta fino al 2015 a celebrarla erano rimasti in pochi. Da una parte i Radicali di Marco Pannella. Dall’altra i nostalgici, cosiddetti “Papalini”, orfani dello Stato Pontificio e nemici dell’Italia Unita. Dal 2006 a ricordare il XX settembre sulla scena nazionale è sceso in campo prepotentemente il Castello Cavour di Santena con protagonisti i volontari dell’Associazione Amici di Camillo Cavour e la Fondazione Cavour. E meno male. Perché la perdita di memoria domina la scena, tra il disinteresse e la sottovalutazione per la storia patria della maggioranza indifferente degli Italiani.
Un tempo non era così. Tanti Italiani, cattolici e laici, eredi del Risorgimento celebravano la Breccia di Porta Pia dal punto di vista della formazione dello Stato unitario. Altrettanti, laici e cattolici, la ricordavano portando di lutto per la perdita dello Stato Pontificio e dell’Italietta divisa in staterelli. Che la vicenda facesse parte della memoria collettiva del giovane Stato unitario, nato grazie all’opera di Camillo Cavour e dei suoi contemporanei italiani ed europei –nel 1861 e coronato con Roma Capitale nel 1870– è un dato di fatto. Lo attestano le numerose vie XX settembre disseminate dal Nord al Sul, dall’Est all’Ovest dello Stivale. Vie singolari. Significative. Strategiche. Che, a farci un po’ caso, normalmente solcano il centro di paesi e città passando davanti o al fianco delle chiese parrocchiali e delle cattedrali. Simbolo dell’Italia in cui c’è voluto più di un secolo per risolvere il conflitto di interessi e di ruoli nonché la sacrosanta separazione tra lo Stato e la Chiesa cattolica.
Poi finalmente arrivò il Concilio. Per riconoscere la bontà della soluzione cavouriana di fare Roma capitale d’Italia e di porre fine al potere temporale del Papa c’è voluto tanto tempo da parte della Chiesa. Esattamente 101 anni. Quelli che intercorrono tra il 1861 e il 1962. Avvenne in un luogo simbolo della storia d’Europa e mondiale. A Roma, in Campidoglio, nella Sala degli Orazi e Curiazi. Esattamente il 10 ottobre 1962, il giorno prima dell’ apertura del Concilio Vaticano II, in una conferenza dell’allora Cardinale Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI. La data non fu casuale. Un Concilio che voleva confrontarsi con la Chiesa universale non poteva iniziare senza aver posto fine alla diatriba che neanche i Patti Lateranensi del 1929 avevano davvero risolto.
La presa di Porta Pia non fu dunque solo un fatto nazionale. Per ricordare seriamente il XX settembre è però necessario collocare l’evento nel contesto politico, economico, infrastrutturale, sociale e istituzionale mondiale e europeo degli anni che vanno dal 1848, Prima Guerra di Indipendenza e rivoluzioni in tutta Europa. Al 1859, Seconda Guerra di Indipendenza. Al 1861, proclamazione dell’Unità d’Italia e al 1866, sconfitta dell’Impero Austro-Ungarico da parte dell’Alleanza Italo-Prussiana. Fino al 1871, anno di inaugurazione del Tunnel del Frejus. Il Tunnel sotto le Alpi. Il più lungo mai realizzato al mondo. Che completava, grazie al Canale di Suez, entrato in attività nel 1869, il rapido collegamento marittimo e ferroviario tra l’Oriente –Cina, India, Australia, Africa Orientale, Mar Rosso– il Mediterraneo, la Penisola e il Nord Europa. Tutto ciò mentre avveniva la fine dell’Impero francese, con la sconfitta nel 1870 di Napoleone III a Sedan. E contemporaneamente si formava lo stato unitario tedesco sotto la guida della Prussia. Un contesto in forte evoluzione che vide, insieme all’avvio del declino dell’Impero Austriaco, l’emersione di forti nazionalismi, il completamento della liberazione della Pianura Padana dall’ingerenza straniera, il consolidamento del controllo sul Mediterraneo, sui mari e sui traffici con l’Oriente da parte del Regno Unito che però già stava subendo una crescente concorrenza da parte degli Stati Uniti d’America.
Chi ha cara la memoria non può mancare. Perché il Castello Cavour e Santena sono, volenti o nolenti, un luogo di osservazione, manutenzione, monitoraggio, e aggiornamento del grado di consapevolezza del significato delle parole patria, nazione, società, stato, identità, cultura, italianità, europeismo e globalizzazione.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 17 settembre 2023
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FONTE per immagine di apertura:
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/39/BrecciaPortaPia.jpg
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