SANTENA – 24 settembre 2023 – Se i laici hanno avuto un grande ruolo nel Risorgimento ciò è dovuto al fatto che molti Cattolici hanno dato un forte contributo alla realizzazione dell’Unità d’Italia. In attesa del Premio Camillo Cavour 2023 del 12 ottobre a Antonio Patuelli noto esponente del Partito Liberale Italiano.
Quel calar le cose dall’alto è imbarazzante. Una storiografia piuttosto consolidata afferma che l’Unificazione avvenne solo grazie all’opera di una ristretta élite. Composta da nobili e alto borghesi impegnati nella carriera civile, imprenditoriale, militare e da una ristrettissima minoranza di intellettuali e di ecclesiastici, non meglio specificati. E’ una lettura di comodo del processo unitario che dall’alto scende verso il basso. Che esclude categoricamente il “popolino”, cioè operai, artigiani, contadini, commercianti, professionisti e impiegati dalla ben che minima partecipazione alla costruzione del nuovo Stato. Quasi fossero un corpo estraneo. Una massa informe, da civilizzare secondo il concetto sintetizzato nella frase attribuita a Massimo d’Azeglio “Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli Italiani”. Parole che attribuiscono a una minoranza illuminata tutti i meriti della grande opera realizzata. Una lettura un po’ troppo spiccia. Che sbrigativamente addossava le colpe dei ritardi italiani rispetto all’Europa alla presenza del Papato e di un Cattolicesimo bigotto e ignorante in netto ritardo rispetto alle forme assunte dal Cristianesimo negli altri stati. Una tesi che si reggeva confortata dalla sentenza di Antonio Gramsci sul Risorgimento come rivoluzione mancata.
Un’interpretazione troppo semplicistica. Stridente con la complessità del contesto. Che non spiega gli effetti dell’emersione e del protagonismo sulla scena sociale di ceti nuovi e produttivi con aspirazioni contrapposte ai signori delle rendite e dei privilegi. Con interessi rivolti al riconoscimento del valore del lavoro, della produttività, dell’associazionismo, della formazione della ricchezza, della mobilità sociale e dell’allargamento del mercato. Una visione disattenta verso chi ha creato le condizioni economiche affinché il processo di unificazione si realizzasse e si consolidasse. Sulle nuove categorie lavorative, composte da persone ordinarie, con scolarizzazione mediamente bassa ma dotate di intelligenza derivata dalle esperienze e dagli apprendimenti legati al lavoro e alla professione. Italiane e Italiani del popolo profondamente legati al Cattolicesimo riformato che hanno partecipato nella società e sui campi di battaglia ai moti risorgimentali e alla costruzione e al consolidamento dell’Italia Unita.
Quel popolo cui guardava Alessandro Manzoni quando scrisse il suo romanzo rivoluzionario: I Promessi Sposi. Il capolavoro popolare che incardinava la nazione e l’identità italiana nel lavoro e nella lingua e non nella razza o nel sangue. Quel Manzoni che con Cavour votò, nella primavera del 1861, per Roma capitale d’Italia
Se si vuole superare una certa storiografia bisogna dunque scavare a fondo nel ruolo svolto dai cattolici durante il processo di costruzione dell’Italia unita. Distinguendo quello del Papato e dell’alto Clero da quello ispirato al Cattolicesimo sociale e alle idee illuministe cui facevano riferimento le nuove categorie emergenti.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 24 settembre 2023