RIVA Presso CHIERI – 15 aprile 2024 – Su iniziativa dell’associazione Le radici, la memoria, il 12 aprile scorso, una delegazione di santenesi, con la presenza del sindaco Roby Ghio, si è recata a Riva presso Chieri, davanti alla lapide, in via Pessione 2, che ricorda il luogo dove il partigiano santenese Giovanni Tosco, detto Gianni, il 13 aprile del 1945 è stato catturato e ucciso dai fascisti. Fra i santenesi presenti a Riva presso Chieri, componenti dell’associazione nazionale Carabinieri e del locale gruppo degli Alpini. I santenesi sono stati accolti dal sindaco di Riva presso Chieri Lodovico Gillio. Presenti anche gli alunni delle classi terze della scuola media di Riva presso Chieri. Dopo l’indirizzo di saluto di Lodovico Gillio è intervenuto Bruno Caratto, dell’associazione Le radici, la memoria, che ha ricordato la figura del partigiano Gianni Tosco, ucciso dai fascisti, con Marino Mazzoccato. La cerimonia si è chiusa con l’intervento di Roby Ghio, sindaco di Santena.
Bruno Caratto ha detto: «Era il 13 aprile del 1945, due giovani partigiani Giovanni Tosco, detto Gianni, e Marino Mazzoccato, detto Morino, morirono da eroi per la libertà di tutti e per il riscatto della Nazione. Gianni, nato il 21 marzo 1922, a Santena, da una famiglia onesta e operosa, chiamato alle armi in fanteria, si salvò dal fronte Russo, grazie all’aiuto di una famiglia. Con mezzi di fortuna, nel 1943, tornò in Italia. Dopo l’8 settembre 1943, Tosco non aderì – come fecero quasi tutti i santenesi-, alla Repubblica sociale italiana del governo fascista. Gianni Tosco, aiutato dal partigiano Chelino, Michele Pollone, santenese, aderì alla formazione Montano, di Giustizia e libertà, comandata dal capitano Vittorio Negro, santenese, che aveva competenza sul territorio Chierese. Il 13 aprile del 1945, a pochi giorni dalla Liberazione, Gianni e Morino percorrevano in bicicletta Riva presso Chieri, provenienti da Moncucco Torinese, e diretti a Santena. A Riva presso Chieri quel giorno c’era una squadraccia fascista che si era specializzata nella ricerca dei disertori e perquisiva i cascinali del nostro territorio, minacciando di dare fuoco ai cascinali, se i contadini non consegnavano i ragazzi e i militari disertori, nascosti nelle stelle e nei fienili. Quando i due arrivarono a Riva presso Chieri, su un camion avevano già 4 prigionieri, giovani poirinesi, catturati in cascina Mosi. Li stavano picchiando per farsi dire i loro nomi e se vi erano altri giovani nascosti. In quel momento, al centro del paese, giunsero in bicicletta Tosco e Mazzoccato». Bruno Caratto, dell’associazione Le radici, la memoria, ha aggiunto: «Avevano notato un silenzio assoluto, ma non pensavano che i fascisti fossero lì. I due giovani abbandonarono le biciclette e cercarono riparo tra le case, ma furono raggiunti, picchiati a sangue, trascinati in prossimità del muro di cinta, in via Pessione 2. Resosi conto di essere alla fine, Gianni, chiese di un sacerdote, per poter morire con il conforto dei sacramenti religiosi. Gli fu negato. Di fronte ai mitra spianati i due giovani, Gianni e Morino, si strinsero in un ultimo abbraccio fraterno e caddero al suolo, in una pozza di sangue. Gianni aveva appena compiuto 23 anni, Morino 22. Trapassati da 13 colpi di arma da fuoco. I segni delle pallottole, in parte, ancora oggi sono visibili sul muro. Centinaia di migliaia furono i giovani impegnati nella lotta di liberazione del nazi-fascismo, per il riscatto della dignità e dell’onore della Patria. Perché la lotta per il riscatto e la libertà, non sia mai dimenticata, oggi c’è il ricordo indelebile, vivo, l’affetto e l’amore della sorella Rina e delle comunità, a testimoniare il sacrificio di Gianni e Morino, con l’impegno per un mondo di pace, di uguali, nel rispetto della Costituzione Repubblicana, per una Europa unita e solidale. Mai più guerra. La comunità impari dal passato a vivere in pace. Non dimenticare mantenere viva la memoria e trasmetterla alle nuove generazioni». Il video.
CERIMONIA IN 16 SCATTI