SANTENA – 22 aprile 2024 – La sostenibilità dell’allevamento suinicolo nel Pianalto nel bacino idrografico del fiume Banna. Questo il titolo del convegno, che si è svolto giovedì 18 aprile 2024, nel Salone diplomatico del complesso Cavourian, a Santena. Rispetto ai progetti di nuovi insediamenti suinicoli è emersa una indicazione impegnativa. Occorre lavorare a una nuova normativa nazionale e regionale.
Moderati dal poirinese Franco Gambino, sono intervenuti: Elena Costa, presidente dell’Associazione Terre da Gustare, del Pianalto, del Chierese e del Carmagnolese; Luca Bondi, imprenditore de Il Poggio Agrisport, di Ternavasso, Poirino; Gino Anchisi, presidente dell’Associazione Amici della fondazione Camillo Cavour; Roby Ghio, presidente del Distretto del cibo del Chierese-Carmagnolese e sindaco di Santena; Enrico Arnaudo, veterinario, dirigente Asl To5, responsabile del controllo degli allevamenti intensivi. Hanno portato il loro contributo anche due consiglieri regionali del Piemonte, in corsa per il rinnovo di Palazzo Lascaris: Monica Canalis, esponente del Partito Democratico e Davide Nicco, di Fratelli d’Italia.
Il convegno si è aperto con l’indirizzo di saluto di Marco Fasano, vice presidente e direttore della Fondazione Cavour di Santena. «Questa sede è luogo nel quale si può dibattere – ha detto Marco Fasano -. Santena e il territorio limitrofo sino agli anni Quaranta aveva una vocazione prettamente agricola, Poi ha prevalso la vocazione industriale, successivamente entrata in crisi. In questo momento si sta sviluppando anche una vocazione turistica. Da qui l’importanza del paesaggio. Per questo è bene ragionare, in modo laico, sull’impatto che potranno avere nuovi allevamenti suinicoli».
Franco Gambino, ha detto: «Oggi discutiamo del nostro territorio. A parole tutti esaltano l’Altopiano di Poirino, oggi definito Pianalto. Obiettivo è ragionare sulla sostenibilità rispetto all’arrivo di nuovi allevamenti suinicoli, di una certa dimensione, rispetto al sistema territoriale e agricolo del Pianalto. Una strada potrebbe essere arrivare a identificare, a livello normativo, zone idonee per localizzare questi insediamenti. Intento dell’evento di oggi è aprire un confronto nel territorio, e non solo, su queste problematiche. Che, oggi più che mai, sono attuali a livello sociale, culturale e istituzionale». Franco Gambino ha aggiunto: «E’ innegabile che la Regione Piemonte sia il soggetto deputato alla normazione. I comuni sono chiamati all’attuazione della normativa al livello amministrativo più vicino alla popolazione». Gambino ha indicato una strada su cui sono poi intervenuti altri relatori: «Una nuova normativa regionale, rispetto a questi insediamenti suinicoli di grandi dimensioni, potrebbe fornire indicazioni, lasciando poi spazio alla programmazione territoriale di area vasta sovracomunale».
Monica Canalis, ha iniziato citando il «Rapporto tra agricoltura e ambiente, non sempre privo di conflitti» e ha ricordato le recenti proteste dei trattori, scesi in piazza in tutta Europa. «Anche in questa area, a forte vocazione agricola, stanno nascendo conflitti tra spinte produttive agricole e sensibilità ambientali. Un conflitto che va regolato. Anche la Regione Piemonte deve capire come governare e risolvere questo conflitto. Occorre coordinare bene i livelli istituzionali. La Regione ha un compito legislativo e di programmazione. La Città metropolitana ha compito gestionale». Monica Canalis ha aggiunto: «E’ Fondamentale che il tema del progetto di insediamento di nuovi allevamenti venga affrontato senza scontri istituzionali, ma con una visione il più possibile concordata. Per evitare cortocircuiti istituzionali. Per questo sarà fondamentale il dialogo con i sindaci del territorio. Questo è un territorio che in Regione Piemonte ha fatto da apripista per il progetto dei Distretti del cibo. Un territorio che, da sempre, ragiona sulla propria vocazione».
Ancora Monica Canalis ha proseguito: «Questi conflitti per esigenze e bisogni diversi non devono spaventare. Occorre capire come far dialogare i vari soggetti: dalle organizzazioni agricole fino a tutti gli agli altri soggetti economici. L’obiettivo è arrivare a nuove norme regionali, attraverso la concertazione. Occorre costruire nuove norme che non vanifichino il lavoro che ha fatto questo territorio negli ultimi anni per salvaguardare le sue specificità di bellezza e di paesaggio per salvaguardare le potenzialità turistiche».
Ha poi preso la parola Davide Nicco, che ha detto: «Bisogna parlarci chiaro. A oggi non esiste la soluzione normativa per risolvere il conflitto generato da progetti di nuovi insediamenti suinicoli, di una certa dimensione, rispetto all’impatto che potrebbero avere sul nostro territorio. La normativa è su tre livelli: nazionale, regionale e comunale. Oggi gli allevamenti suinicoli sono attività agricole e non ci sono limiti rispetto al numero dei capi. La Regione ha compiti sanitari. Il terzo ente, il comune, può solamente indicare in quale area agricola può sorgere un nuovo allevamento suinicolo».
«Possiamo proporre di rivedere la normativa – ha detto Davide Nicco – lavorando a un sorta di programmazione sovracomunale, che individui e indichi aree idonee ad accogliere questi mega allevamenti. Occorre modificare la norma nazionale. Una strada non facile. E neppure breve. Occorre lavorare a una norma che dica che oltre un tot numero di capi l’attività non è più classificabile come agricola e gli insediamenti di queso tipo hanno bisogno di aree dedicate. La strada è istituire normativamente una nuova categoria – che per ora non esiste – per questi insediamenti, per dire che devono localizzarsi solo in certe zone».
Davide Nicco ha proseguito così: «Oggi, a livello normativo superiore, i comuni non hanno la possibilità di fermare questi progetti. Va subito detto che il cambiamento di norme, con l’auspicata introduzione di un nuovo tipo di insediamento da agricolo, ad hoc per questi impianti suinicoli di grosso impatto, non sarà cosa breve. Certo, cambiare una norma nazionale sarà una strada lunga. Ma va percorsa perché altre alternative non ve ne sono…». Ancora il moderatore Franco Gambino ha aggiunto: «Servirebbe un Patto di coesione che ricomprenda anche una moratoria per i nuovi insediamenti di allevamenti suinicoli di una certa dimensione. In questo ambito la Regione Piemonte potrebbe giocare un ruolo positivo».
E’ quindi intervenuto Roby Ghio, nella duplice veste di sindaco di Santena e presidente del Distretto del cibo del Chierese-Carmagnolese: «Santena negli ultimi 25 anni è cresciuta con un piano regolatore che prevedeva una specifica normativa per gli allevamenti suinicoli. Dunque la città su questi problemi ha sempre mostrato una buona attenzione. Oggi gli amministratori del territorio sono chiamati a pronunciarsi sull’impatto che possono avere nuovi allevamenti suini con certe dimensioni rispetto al nostro territorio e alla sua vocazione produttiva enogastronomica, culturale e turistica. Alla luce di questo io credo che ai nuovi mega allevamenti suini si possa imporre alcuni vincoli. Tutto questo senza mettere all’indice i suinicoltori che producono con correttezza rispettando tutte le regole sanitarie, sul benessere animale e ambientali. L’intento di noi amministratori locali dovrà esser quello di difendere la sostenibilità del territorio e della qualità della vita delle nostre comunità».
Roby Ghio, indossando la giacca di consigliere della Città metropolitana di Torino ha chiuso cosi: «Mi prendo l’impegno di portare le istanze del territorio Chierese-Carmagnolese ai tavoli di valenza sovracomunale per arrivare ad avere linee di governance sovracomunali coerenti rispetto a una crescita corretta».
Al convegno ha parlato anche Enrico Arnaudo, con un intervento di carattere tecnico sulla sostenibilità degli allevamenti intensivi, attività agricole a tutti gli effetti, una delle attività zootecniche maggiormente controllate dalla sanità pubblica. Durante il convegno è stato proiettato il documentario “Food for profit”, di Giulia Innocenzi, collaboratrice di Report. A chiudere l’evento una serie di interventi di amministratori, cittadini, agricoltori ed esponenti ambientalisti.