SANTENA – 27 marzo 2010 – Il rogo alla Pegaso fornisce l’occasione al sindaco di apparire alla fine della via Crucis cittadina. Un breve intervento per rassicurare i cittadini: l’incendio alla ditta di servizi ecologici non avrebbe procurato ai santenesi pericoli per la salute. Un gesto aspramente criticato da alcuni parrocchiani che non ne possono più di vedere intervenire il sindaco Benny Nicotra durante le funzioni religiose. Di seguito la ricostruzione dei fatti a opera del parroco don Nino Olivero e i commenti di qualche fedele, spazientito.
Il parroco, don Nino Olivero, interpellato, fornisce la sua versione: «E’ successo niente. In chiesa parrocchiale, mentre io stavo concludendo la via Crucis, il comandante dei Vigili urbani Alutto mi ha fatto portare un biglietto in cui si diceva che il sindaco, alla fine della funzione religiosa, voleva intervenire per dire due parole ai fedeli, a riguardo dell’incendio della ditta Pegaso. Io ho acconsentito e il sindaco è venuto davanti alla balaustra per dire che non esiste pericolo dovuto alla diossina. Il sindaco Nicotra voleva comunicare questo e mi è sembrato che potesse farlo. Dopo il canto finale, con un breve intervento, il sindaco ha spiegato che non ci sono pericoli e che la situazione è sotto controllo».
Molto meno british la reazione di alcuni fedeli che si sono rivolti al blog. Niente nomi ma solo le dichiarazioni. Una prima signora afferma: «Mi sono tolta una bella soddisfazione: alla fine della funzione religiosa, prima che il sindaco prendesse la parola mi sono alzata, gli ho girato le spalle, e me ne sono andata prendendo la porta. Ma, insomma, dove siamo finiti e cosa sta succedendo in questa città? Alla vigilia delle elezioni il sindaco appare alla fine della via Crucis per informare i fedeli in merito all’incendio durato una settimana? Non esiste proprio. Intanto, se il sindaco voleva informare i cittadini poteva farlo in modo un po’ più tempestivo. L’incendio è partito mercoledì 17 marzo. Finora dal sindaco non è arrivato uno straccio di comunicato stampa o un avviso o altro ancora. Se proprio ci teneva così tanto a informare la popolazione poteva convocare una serata pubblica e la gente sarebbe venuta volentieri ad ascoltare lui o, meglio ancora, qualche tecnico qualificato. Io penso che sarebbe stato più corretto per il sindaco, dare appuntamento, a fine funzione religiosa, al salone Visconti Venosta per comunicare tutto quello aveva da riferire alla popolazione e non solo ai fedeli».
Un altro aggiunge: «E’ stato davvero inelegante per il primo cittadino chiudere così la via Crucis. Possibile che un sindaco non abbia altri mezzi per comunicare con i cittadini che strumentalizzare una funzione religiosa. Sugli applausi partiti a seguito dell’intervento del sindaco dove, sostanzialmente ha affermato che lui – come Ponzio Pilato – non avrebbe colpa alcuna rispetto a quanto successo alla Pegaso, penso sia meglio stendere un pietoso velo. La claque alla via Crucis è una novità per la nostra città: un primato di cui potevamo fare benissimo meno».
Un altro ancora aggiunge: «A dieci giorni dal rogo alla Pegaso l’amministrazione non ha prodotto uno straccio di comunicato o di avviso ai cittadini da inserire nelle buche o da fare affiggere negli spazi a disposizione. E pensare che in altre occasioni, per eventi anche molto meno rilevanti di questo, abbiamo visto arrivare in buca messaggi del primo cittadino. L’unica cosa che riesce a fare il sindaco è partecipare alle funzioni religiose per tentare di tranquillizzare la popolazione. Un po’ poco per essere una efficace strategia di comunicazione».
Un’altra signora aggiunge: «Mi chiedo come mai questo sindaco per comunicare con la popolazione non sappia fare altro che avvicinarsi all’ambone durante le funzioni religiose». Un altro fedele aggiunge: «Io credo che la comunità parrocchiale debba porre un freno a questa invadenza del sindaco. Siamo in una società evoluta, internet dilaga, le stesse notizie sul rogo sono state veicolate, oltre che da stampa, radio e televisione, anche dai blog e il sindaco non sa fare altro che scalare l’ambone per prodursi in monologhi. Con un po’ di fantasia poteva trovare qualche altro mezzo un po’ meno strumentale per comunicare con noi santenesi». Un giovane parrocchiano chiosa: «Penso che il sindaco potrebbe riunire un consiglio comunale o indire un’assemblea pubblica, ma lì non può certo fare monologhi, se pur brevi, come quelli sentiti alla fine della via Crucis».
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