SANTENA – 8 ottobre 2023 – Nel Bacino della Banna, tra Moncalieri, Chieri, Villanova e Carmagnola, c’è l’area che collega Torinese, Roero, Langhe, Monferrato, Cuneese e Pinerolese con la Pianura Padana, il Mediterraneo e il Nord-Ovest dell’Europa. E’ la terra di Camillo Cavour e del popolo che ha fatto l’Italia.
E’ stato un diluvio universale al rovescio. Un segno biblico. In diecimila anni non era mai successo. Poi nel luglio 2022 la siccità ha interrotto il flusso vitale dell’acqua nel Bacino Idrografico della Banna. Il catino formato dal Pianalto e dall’arco collinare che va da Pocapaglia a Montà, da Buttigliera d’Asti fino a Moncalieri. Esteso su tre porzioni provinciali di Cuneo, Asti e Torino. Con quattro comuni capozona: Villanova, Carmagnola, Moncalieri e Chieri. Il bacino più grande della provincia di Torino, in sponda destra del Po, è rimasto asciutto.
Una delle aree tra le più siccitose della Pianura Padana, insieme a Langhe, Roero e Monferrato, è stata aggredita dall’aridità. Il fenomeno, legato al cambiamento climatico, ha modificato l’ottica di osservazione dell’assetto geo-sociale territoriale. In particolare del Pianalto, cioè di tutto ciò che è pianura. Un tempo considerato parte di altre aree, dagli anni Settanta del Novecento, con le autostrade Torino-Savona, Torino-Piacenza e la Tangenziale di Torino, ha via via assunto una connotazione specifica. Favorita dal consolidarsi della direttrice logistico-industriale lungo l’asse Moncalieri-Villanova, con diramazioni sul Chierese e sul Carmagnolese. Una specificità che nel contesto provinciale, regionale e nazionale ha modificato il peso, la dimensione e il ruolo del Pianalto.
Il territorio, inserito nel Mab Unesco Collina Po, oggi è un biosistema raccolto in un paesaggio rurale e sonoro più o meno integrato con l’urbano e l’industriale. Ricco di biodiversità. Con boschi, peschiere, rii, canali, fossati, suoni, rumori, sapori, profumi, colori, collinette, parchi, prati perenni e 3.000 ettari di zone a protezione ambientale. Un’area della provincia torinese in cui le aziende agricole e dell’agroalimentare hanno un forte ruolo culturale e sociale di presidio, di governo e di cura dell’ambiente, del territorio, del lavoro, della produttività e della redditività.
Questa è terra adatta per coltivare la cultura. Dove il colto va a braccetto col raccolto. Seminare fa rima con immagazzinare. Dove chi ci ha preceduti ha usato l’acqua con rispetto sacrale. Il Pianalto è terra di frontiera e d’incontro tra la Grande Chieri, la Possente Asti, la Strategica Carmagnola del Marchesato di Saluzzo e la Torino dei Savoia. Un’area favorita dalla posizione geo-strategica rispetto ai mercati, che da sempre ha goduto di un alto livello di qualità del lavoro e della vita. In cui i traffici millenari lungo la Via Fulvia, poi via Francigena e quindi sistema autostradale e ferroviario, hanno stimolato rapporti commerciali e finanziari aldilà delle Alpi, verso il Mediterraneo e la Pianura Padana. Un territorio – un po’ Cavouriano, un po’ Santi e Beate sociali piemontesi – percorso da infrastrutture trasportistiche internazionali, stradali e ferroviarie che favoriscono lo sviluppo della logistica, delle industrie, dell’agroalimentare, dei servizi e del turismo. Un millenario distretto del cibo, avvezzo all’intensificazione sostenibile, che nutre il Torinese, il Piemonte e l’Italia con cibi salutari. Tra cui svettano gli ortaggi, le carni, i vini, i cereali, i latticini e la frutta. Freschi, a tempo zero e a chilometro zero. Accessibili e sostenibili per prezzo e reperibilità.
Il segno biblico della siccità è dunque l’occasione per riflettere. Su come rafforzare adesso l’identificazione, l’integrazione e la coesione dell’area al suo interno e con quelle circostanti.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 8 ottobre 2023.
FONTE IMMAGINE: Regione Piemonte – Piano di tutela delle acque – pagina 49 e pagina 52