SANTENA – 13 ottobre 2023 – L’intreccio tra il Premio Nazionale Camillo Cavour e la ricorrenza della Presa di Porta Pia è occasione per interrogarsi da dove veniamo e dove stiamo andando. Il testo del mio intervento alla cerimonia del 12 ottobre 2023 di consegna del Premio Camillo Cavour 2023 ad Antonio Patuelli, Presidente Abi.
Dal 2006 l’Italia, il Piemonte e le Città di Torino e di Santena, la Fondazione Cavour e i volontari dell’Associazione Amici di Camillo Cavour commemorano una delle pagine più significative della Storia italiana, europea e mondiale. Lo fanno preoccupati per il crescente disinteresse, la perdita di memoria e per la sottovalutazione della storia patria e quindi dell’opera realizzata da Camillo Cavour e dai suoi contemporanei.
Per comprendere il 20 settembre 1870 bisogna collocare l’evento nel contesto politico, sociale mondiale degli anni che vanno dal 1848 al 1871. Il periodo che vide realizzarsi l’Unità d’Italia con Roma Capitale. E nello stesso tempo la formazione dello processo unitario tedesco sotto la guida della Prussia. L’avvio del declino dell’Impero Austro-Ungarico. La fine del Secondo Impero Francese. L’emersione di minacciosi nazionalismi. Il consolidamento del controllo sui traffici e sui mari del Regno Unito che però già subiva la crescente concorrenza da parte degli Stati Uniti.
La Presa di Porta Pia non fu un evento solo italiano. E neppure solo una questione tra laici e credenti. Fu molto di più: un atto politico rilevante a compimento della rivoluzione italiana del 1859 che, toccando intimamente la Chiesa universale e l’autorità papale, ebbe naturalmente un valore mondiale. Un tempo la Breccia di Porta Pia e Roma Capitale erano parte, nel bene e nel male, della memoria collettiva della nazione. Lo attestano le numerose vie XX settembre disseminate dal Nord al Sul, dall’Est all’Ovest dello Stivale. Vie singolari. Significative. Che, a farci caso, normalmente solcano il centro di paesi e città passando davanti o al fianco delle chiese parrocchiali e delle cattedrali.
Roma Capitale e la Breccia di Porta Pia sono simboli dell’Italia in cui per la Chiesa c’è voluto più di un secolo per riconoscere il valore della politica cavouriana di separazione dei ruoli tra lo Stato e la Chiesa Cattolica. Avvenne esattamente il 10 ottobre 1962, il giorno prima dell’avvio del Concilio Vaticano II: 101 anni dopo i discorsi del 1861 di Cavour e il voto del Parlamento su Roma Capitale. Il compito fu assegnato all’allora Cardinale Giovanni Battista Montini, il futuro Papa Paolo VI. In una conferenza tenuta significativamente a Roma, in Campidoglio, nella Sala degli Orazi e Curiazi. La data non era casuale. Un Concilio che voleva confrontarsi con la Chiesa universale non poteva iniziare senza aver posto fine alla diatriba che neanche i Patti Lateranensi del 1929 avevano davvero risolto.
Gli Italiani che hanno cara la memoria non possono mancare agli appuntamenti nel Castello Cavour di Santena. Perché questo è un luogo di manutenzione, di monitoraggio e aggiornamento del grado di consapevolezza del significato delle parole patria, nazione, rappresentanza, lingua, memoria, società, stato, identità, libertà, italianità, europeismo e globalizzazione.
Tra noi oggi c’è Guido Bolatto, il segretario della Camera di Commercio di Torino. E allora, prima di congedarmi, permettetemi di fare per conto dei volontari dell’Associazione Amici di Camillo Cavour che operano nel volontariato culturale, i complimenti alla Camera di Commercio per aver assegnato il riconoscimento di Torinese dell’anno a Christian Greco, il direttore del Museo Egizio di Torino.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 12 ottobre 2023