SANTENA – 27 marzo 2024 – Gino Anchisi. Dieci anni alla presidenza dell’Associazione produttori asparago di Santena e delle Terre del Pianalto.
Nelle scorse settimane Gino Anchisi ha lasciato la presidenza dell’Associazione produttori asparago di Santena e delle terre del Pianalto. Da Gino Anchisi, in supersintesi, il bilancio di questa esperienza. «Ho guidato l’Associazione produttori asparago di Santena e delle Terre del Pianalto per oltre dieci anni – informa Gino Anchisi -. Ho portato a termine tre mandati. Il massimo consentito dallo statuto dell’associazione. La pandemia ha posticipato l’elezione del nuovo presidente. Il 7 febbraio 2024 l’assemblea dei produttori di asparagi, all’unanimità, ha insediato alla presidenza Agostina Genero». «E’ stata una bella esperienza – Gino Anchisi sintetizza così il suo mandato -. Grazie ai produttori di asparagi ho potuto imparare tante cose. Spero che la mia presidenza abbia portato cose utili agli asparagicoltori. Una cosa va subito detta. In questa esperienza ho acquisito consapevolezza sul valore del marchio e delle certificazioni di provenienza per l’asparago di Santena, un prezioso germoglio, re della tavola di primavera».
«In questi anni – aggiunge Gino Anchisi – ho visto crescere la funzione delle donne imprenditrici in tante aziende agricole. Ho visto nascere e maturare collaborazioni tra le imprese agricole. Ho visto una buona collaborazione tra gli asparagicoltori, sia per valorizzare l’associazione, sia promuovere il prodotto asparago e le iniziative di commercializzazione». «Oggi l’associazione conta su 25 associati – informa Gino Anchisi -. Negli anni c’è stato un cambio generazionale per gli imprenditori alla guida delle aziende agricole. Sono subentrati tanti giovani. Validi e preparati. Negli anni i soci sono un po’ aumentati. Soprattutto l’associazione si è messa in rete, con tante altre associazioni di produttori agricoli del territorio che coltivano peperoni, ciliegie, cipolle, pomodori e altre produzioni agricole di qualità. Tutto il Pianalto può contare su una sessantina di produzioni agroalimentari tipiche. Tra le sinergie nate e sviluppate va segnalata quella con i ristoratori santenesi che si sono subito messi in gioco per valorizzare gli asparagi nell’ambito dei loro menu. Come associazione non abbiamo tralasciato di lavorare con le altre associazioni cittadine e quelle del territorio».
«Tra i fatti da ricordare in questi anni c’è sicuramente la pandemia, arrivata con il covid – aggiunge Gino Anchisi -. Nel 2020, quando nelle asparagiaie spuntavano i primi germogli la pandemia ha bloccato tutto. La circolazione delle persone da comune a comune era impedita. Il risultato? Da allora è cambiata la vendita degli asparagi. Prima del covid la gente per acquistare gli asparagi girava per le cascine che praticavano vendita diretta. Nessuno prenotava. Si varcava il cancello delle cascine con i cartelli “Vendita asparagi” e li si acquistava. Oggi le cose sono ben diverse. Oggi la domanda supera l’offerta. Per acquistare gli asparagi si prenota dagli asparagicoltori. Lo si fa con il cellulare, con whats app, con la posta elettronica. Chi non prenota rischia di non trovare asparagi da portare sulla sua tavola».
Gino Anchisi aggiunge anche questo: «Nella commercializzazione degli asparagi un ruolo importante l’ha assunto il marchio dell’Associazione produttori asparago di Santena e delle terre del Pianalto. Il marchio ogni anno viene aggiornato con l’anno di produzione. Tutte le produzioni dei soci dell’associazione vengono commercializzate con questo marchio. Oltre al logo c’è anche uno spazio per il timbro dell’azienda che produce questi germogli. Si tratta di una vera e propria certificazione di provenienza aziendale. Questo marchio ha fatto maturare grande responsabilità tra i produttori, nei confronti dei consumatori. Grazie al marchio il prodotto asparago ha acquistato maggior valore sul mercato. Gli asparagi acquistati dai produttori in cascina vantano un ottimo rapporto qualità e prezzo. Devo anche dire che i produttori hanno interiorizzato il valore del marchio dell’associazione e di questa certificazione. Come associazione distribuiamo i bollini del marchio, in proporzione alla produzione dei soci che così possono marchiare e identificare tutti gli asparagi raccolti e commercializzati. Tutti gli asparagicoltori hanno ben chiaro che un comportamento non corretto, rispetto all’utilizzo dei bollini del marchio, avrebbe come conseguenza un danno enorme per tutti i produttori».
«In tutti gli anni del mio mandato – spiega Gino Anchisi – con l’amministrazione comunale santenese c’è sempre stato un ottimo rapporto. Va detto che la richiesta della disponibilità a svolgere il servizio di presidente dell’Associazione produttori di asparago era arrivata dall’allora presidente uscente Roby Ghio, diventato amministratore e assessore all’Agricoltura della città di Santena. A lui si deve l’idea di un presidente dell’associazione non produttore di asparagi. Un’intuizione che si è rivelata vincente. In tal modo si evitano eventuali conflitti di interesse rispetto alla vendita di asparagi. Un’esperienza che prosegue con la nuova presidente Agostina Genero». Tra le curiosità riportate al mio registratore da Gino Anchisi, per molti di noi Cavouriano di sinistra, vi è questa: «Quando mi è stato proposto da Roby Ghio di assumere la presidenza di questa associazione misi una condizione. Legare questa attività alla storia cavouriana. La famiglia Benso, nel corso dell’Ottocento, ha contribuito alla diffusione di nuove pratiche agricole e all’introduzione della coltivazione dell’asparago. E, in tutti questi anni, tra le altre cose, ho sempre legato l’asparago a Camillo Cavour…».
Gino Anchisi prosegue: «Di tutti questi anni vorrei anche far presente che sono stato favorevolmente colpito dall’orgoglio che hanno tutti i produttori di asparagi. Sono orgogliosi di fare bene. Coltivare asparagi è tutt’altro che una banalità. Occorre investire e si inizia a raccogliere in pienezza solo a partire dal terzo anno dell’impiantamento delle asparagiaie. Nei giorni caldi gli asparagi vanno raccolti più volte per evitare la “fioritura”, con l’apertura delle brattee. E la raccolta è solo una prima operazione. Presentare nel giusto modo gli asparagi ai consumatori è una sapienza che si impara con il tempo. Esporre bene gli asparagi nelle cassette, così come confezionare mazzi è frutto di esperienza e tradizione. Vorrei anche dire che, spesso, le donne hanno una marcia in più nella presentazione e valorizzazione del prodotto asparago».
A Gino Anchisi si deve l’introduzione della parola “germoglio” per gli asparagi come della locuzione “Asparagi a tempo zero”. «Per quanto riguarda la parola germogli, desidero ringraziare il produttore Simone Griva. L’utilizzo del termine germogli arriva durante una lezione svolta all’Istituto Baldessano Roccati, a Carmagnola, sulla tecnica di impianto dell’asparagiaia. Quel giorno Simone ha messo da parte il termine turione e ha introdotto quello di germoglio. Una intuizione che si è rivelata vincente. Infatti è molto meglio dire mangiare un germoglio che non degustare un turione. Da allora abbiamo introdotto il termine germoglio per contrassegnare gli asparagi».
Un altro concetto che si deve a Gino Anchisi è “asparagi a tempo zero. «Oggi per molte produzioni si utilizza il termine prodotto a chilometri zero – spiega Gino Anchisi -. Per gli asparagi questo non è sufficiente. Ho introdotto il termine asparagi a tempo zero perché è importante che questi germogli arrivino sulla tavola dei consumatori davvero nel minor tempo possibile. Al mattino presto gli imprenditori agricoli raccolgono i germogli di asparagi. Li portano in cascina dove vengono selezionati. Da una parte i germogli con diametro minore, l’asparagina. Dall’altra parte si collocano i germogli con diametro maggiore. Subito dopo la cernita in cascina arrivano i consumatori che hanno prenotato. Raccolti nei campi al mattino, gli asparagi arrivano così sulla tavola dei consumatori già a mezzogiorno. Ecco. E’ tutto qui il concetto di “asparagi a tempo zero”. Le proprietà degli asparagi a tempo zero sono migliori e ben diverse dagli asparagi mangiati dopo due-tre, o più giorni dalla raccolta. Ogni ora che passa i germogli perdono acqua e mutano le caratteristiche qualitative organolettiche». Gino Anchisi prosegue così a tratteggiare quanto successo negli ultimi dieci anni nel pianeta asparagi e dintorni: «Nelle asparagiaie l’ibrido che ancora oggi va per la maggiore è Eros. Gli asparagicoltori per nuovi impianti oggi scelgono gli ibridi, sull’esperienza degli altri coltivatori. Negli ultimi tempi gli ettari coltivati ad asparagi vanno aumentando. E’ un buon segno. La coltura degli asparagi è redditizia».
Il rilancio delle asparagiaie, partito a fine anni Duemila, quando la coltura era in forte crisi, è stato possibile grazie al lavoro di ricerca compiuto agli inizi degli anni Duemila dal Cra Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, Istituto sperimentale per l’orticoltura, Sezione di Montanaso Lombardo, in provincia di Lodi, diretto da Agostino Falavigna. Ancora tra gli attori protagonisti del rilancio dell’asparago: il Crab, il Centro di riferimento per l’agricoltura biologica, di Bibiana; Coldiretti Torino, con il tecnico Giancarlo Chiesa; il Creso, Consorzio di ricerca, sperimentazione e divulgazione per l’ortofrutticoltura, con l’agronomo Michele Baudino. Un ruolo l’ha giocato anche la Pro Loco di Santena. Tutto il lavoro di rilancio ha avuto il sostegno dell’allora Provincia di Torino, con i dirigenti del Servizio agricoltura Antonio Parrini e del Servizio montagna sviluppo rurale e valorizzazione produzioni tipiche Elena Di Bella. Le sperimentazioni locali sono state svolte nei campi degli agricoltori Carlo Vercellino, Giovanni Mosso, Domenico Vassallo di Santena e Pierluigi Cavallino di Poirino. Una esperienza messa nero su bianco nel volumetto “L’asparago in provincia di Torino. Guida alla coltivazione”. Edito da Cra e Provincia di Torino, nel 2007. 50 pagine suddivise in nove capitoli. Il frutto è stato l’arrivo di nuovi ibridi come la selezione della varietà tradizionale Santenese, recuperata da alcuni agricoltori locali. Tra le notizie positive da segnalare occorre citare che l’asparago di Santena è entrato a far parte dei Pat, Prodotti agroalimentari tradizionali del Piemonte. La scheda tecnica è stata riportata nel supplemento al numero 23 della Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, del 6 giugno 2002. Ancora va detto che l’asparago di Santena delle Terre del Pianalto rientra nel Paniere dei prodotti tipici della Provincia di Torino. Il lavoro di selezione varietale, portato avanti da Cra, Crab, Creso, Università degli studi e, naturalmente, alcune ditte sementiere, viene pubblicato dall’assessorato Agricoltura della Regione Piemonte. L’arrivo sul mercato di nuove varietà quali Eros e Marte, ha effetti importanti. A livello locale le asparagiaie santenesi ripartono con rinnovato vigore, maggiore resistenza ad alcuni agenti patogeni rispetto alla varietà locale Argenteuil. Soprattutto, consentono agli agricoltori di aumentare notevolmente la produzione quali-quantitativa di asparagi. A livello nazionale, in pochi anni, i campi della Puglia, impiantati con le nuove varietà ibride, sottraggono cinquemila ettari di asparagiaie alla Spagna.
Gino Anchisi, avviandosi a fine intervista aggiunge ancora questo: «Gli oltre dieci anni di mia presidenza sono stati una esperienza che ritengo positiva sia per i produttori di asparagi sia per tutta la comunità santenese e l’intero territorio di Santena e dintorni. L’Associazione dell’asparago di Santena era nata nel 1999 per iniziativa di Roby Ghio, Carlo Smeriglio e Pierdomenico Ronco. Nel 2004 l’associazione si era estesa a più produttori, non solo di Santena, ma anche di altri paesi limitrofi – quali Carmagnola, Chieri, Isolabella, Poirino, Trofarello e Villastellone – e aveva cambiato denominazione in Associazione Produttori Asparago di Santena e delle Terre del Pianalto. Naturalmente oggi gli asparagi sono prodotti anche da tanti altri agricoltori che non sono soci». Gino Anchisi chiude così: «In questi giorni, piano piano, sta partendo l’annata produttiva 2024. Ricordo che arriviamo da tre campagne segnate negativamente prima dal covid e poi – lo scorso anno – condizionate dalla siccità. Quest’anno speriamo bene. I cambiamenti climatici che coinvolgono il nostro pianeta stanno riducendo la durata delle campagne produttive delle asparagiaie. Negli anni indietro le asparagiaie producevano germogli per poco meno di tre mesi. Ora facciamo fatica a superare i sessanta giorni di produzione…».
filippo tesio