Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 19 al 25 dicembre 2010

Santena – 19 dicembre 2010 – Proposte di riflessione, per i giorni dal 19 al 25 dicembre 2010, tratte dalla liturgia del giorno con brevi spigolature dal primo capitolo degli Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020 “Educare alla vita buona del vangelo” e commento domenicale tratto dall’omelia domenicale della Comunità di Sant’Egidio.

Domenica 19 dicembre 2010

Il Signore stesso vi darà un segno.

In quei giorni, il Signore parlò ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto». Ma Àcaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele».

Is 7,10-14

A Natale si deve sognare in grande

La liturgia di oggi ci accompagna sino alla soglia del Natale, quasi a proteggerci da distrazioni e preoccupazioni che non siano quelle relative all’incontro con Gesù. La Chiesa vuole che questo Natale sia pieno di senso e di gioia per ciascuno di noi. Sulla soglia della notte santa ci fa incontrare Giuseppe, un uomo come tanti altri, un carpentiere di un piccolo villaggio della Galilea. Né lui, né il suo villaggio, né la Galilea erano importanti nella società del tempo. Anzi quella zona, per la sua posizione periferica, non godeva di buona fama. Giuseppe viveva la sua piccola vita di operaio e pensava al suo futuro. Sognava un futuro normale, con una famiglia e un lavoro tutto sommato decoroso. Prende in sposa una ragazza del villaggio, Maria, attendendo tranquillo la realizzazione definitiva del suo sogno. Un giorno, però, questo sogno viene turbato. Maria rimane misteriosamente incinta. Cosa era successo? Si poteva parlare (e accusare Maria) di adulterio. Nel giudaismo dell’epoca si imponeva il “ripudio” della donna. Giuseppe, perciò, in quanto marito tradito, avrebbe dovuto ripudiare Maria, con tutte le conseguenze civili e penali che si sarebbero abbattute su di lei che sarebbe apparsa agli occhi di tutti una ragazza adultera, rifiutata ed emarginata non solo dai parenti ma da tutti gli abitanti di Nazareth.
Giuseppe, uomo giusto, decise tuttavia di licenziarla in segreto per non esporla a questa penosa situazione. Sebbene giovane aveva pietà e saggezza. In ogni caso il suo sogno era stato infranto. Non gli restava altro che riflettere su quell’amara esperienza. E possiamo immaginare il suo dramma e il rincorrersi dei pensieri. Ma Dio non lo lasciò solo con i suoi pensieri. Proprio mentre si interrogava amareggiato e forse senza più speranza per il futuro, Giuseppe riprese a sognare. “Gli apparve un angelo del Signore”, scrive l’evangelista. Questa volta non era più il piccolo sogno, legato alla sua piccola vita di carpentiere che lui stesso s’era programmata. Si trattava di un sogno ben più grande: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.
È il Vangelo di Natale. Potremmo dire che è il “sogno” del Natale: un bambino salverà il mondo intero dai propri peccati; un bambino libererà il mondo da tutte le schiavitù. Giuseppe, semplice carpentiere di un piccolo villaggio della periferia dell’impero, si trova a vivere in un orizzonte nuovo e largo, quello del Natale. Non più il suo piccolo sogno, ma quello grande del Signore, il sogno sconfinato del Vangelo. Giuseppe si destò e fece come l’angelo gli aveva ordinato: prese con sé Maria. Giuseppe, umile carpentiere, oggi sta davanti a noi per esortarci ad ascoltare il Vangelo, ad accogliere il sogno racchiuso nella parola dell’angelo. Giuseppe non è tra gli attori principali del Vangelo. Eppure prese parte alla grandezza e alla gioia di quella notte: prese con sé Maria e il bambino. A ciascuno di noi è chiesto di prendere con sé il Vangelo e di abbandonare l’egocentrismo banale dei propri piccoli sogni e aspirazioni. A Natale si deve sognare in grande. Anche noi, sebbene piccoli e spesso banali, possiamo prendere parte al grande disegno d’amore che Dio ha per gli uomini. Con Giuseppe ci avviciniamo alla santa notte per accogliere il Signore e per camminare con lui lungo le vie degli uomini.

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Lunedì  20 dicembre 2010

Avvenga per me secondo la tua parola

Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Lc 1,26-38

La molteplicità dei riferimenti valoriali, la globalizzazione delle proposte e degli stili di vita, la mobilità dei popoli, gli scenari resi possibili dallo sviluppo tecnologico costituiscono elementi nuovi e rilevanti, che segnano il venir meno di un modo quasi automatico di prospettare modelli di identità e inaugurano dinamiche inedite. (…) Queste condizioni, in cui si colloca oggi il percorso formativo, se comportano maggiore fatica e rischi inediti rispetto al passato, accrescono lo spazio di libertà della persona nelle proprie decisioni e fanno appello alla sua responsabilità. Ciò è di fondamentale importanza anche per la scelta religiosa, perché al centro della relazione dell’uomo con Dio c’è la libertà.

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Martedì 21 dicembre 2010

Beata colei che ha creduto

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Lc 1,39-45

In una società caratterizzata dalla molteplicità di messaggi e dalla grande offerta di beni di consumo, il compito più urgente diventa, dunque, educare a scelte responsabili. Per questo, sin dai primi anni di vita, l’educazione non può pensare di essere neutrale, illudendosi di non condizionare la libertà del soggetto. Il proprio comportamento e stile di vita – lo si voglia o meno – rappresentano di fatto una proposta di valori o disvalori. È ingiusto non trasmettere agli altri ciò che costituisce il senso profondo della propria esistenza. Un simile travisamento restringerebbe l’educazione nei confini angusti del sentire individuale e distruggerebbe ogni possibile profilo pedagogico.

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Mercoledì 22 dicembre 2010

Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore

In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Lc 1,46-55

Per questo, prosegue il Santo Padre, «fondamentale è quindi ritrovare un concetto vero della natura come creazione di Dio che parla a noi; il Creatore, tramite il libro della creazione, parla a noi e ci mostra i valori veri. E poi così anche ritrovare la Rivelazione: riconoscere che il libro della creazione, nel quale Dio ci dà gli orientamenti fondamentali, è decifrato nella Rivelazione, è

applicato e fatto proprio nella storia culturale e religiosa, non senza errori, ma in una maniera sostanzialmente valida, sempre di nuovo da sviluppare e da purificare. Così, in questo ‘concerto’ – per così dire – tra creazione decifrata nella Rivelazione, concretizzata nella storia culturale che sempre va avanti e nella quale noi ritroviamo sempre più il linguaggio di Dio, si aprono anche le

indicazioni per un’educazione che non è imposizione, ma realmente apertura dell’‘io’ al ‘tu’, al ‘noi’ e al ‘Tu’ di Dio».

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Giovedì 23 dicembre 2010

Davvero la mano del Signore era con lui

In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

Lc 1,57-66

L’educazione è strutturalmente legata ai rapporti tra le generazioni, anzitutto all’interno della famiglia, quindi nelle relazioni sociali. Molte delle difficoltà sperimentate oggi nell’ambito educativo sono riconducibili al fatto che le diverse generazioni vivono spesso in mondi separati ed estranei. Il dialogo richiede invece una significativa presenza reciproca e la disponibilità di tempo.

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Venerdì 24 dicembre 2010

Ha visitato e redento il suo popolo

In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo:
«Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi un Salvatore potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva detto
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo:
salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati.
Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio,
ci visiterà un sole che sorge dall’alto,
per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre
e nell’ombra di morte,
e dirigere i nostri passi
sulla via della pace».

Lc 1,67-79

Una vera relazione educativa richiede l’armonia e la reciproca fecondazione tra sfera razionale e mondo affettivo, intelligenza e sensibilità, mente, cuore e spirito. La persona viene così orientata verso il senso globale di se stessa e della realtà, nonché verso l’esperienza liberante della continua ricerca della verità, dell’adesione al bene e della contemplazione della bellezza.

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Sabato 25 dicembre  2010

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.

Gv 1,1-5.9-14

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