Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 13 al 19 marzo 2011

Santena – 13 marzo 2011 – Di seguito, alcune proposte di riflessione per i giorni dal 13 al 19 marzo tratte dalla liturgia del giorno, con spigolature dal terzo capitolo degli Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020 “Educare alla vita buona del vangelo” e omelia domenicale della Comunità di Sant’Egidio.

Domenica 13 marzo 2011

Il tentatore gli si avvicinò

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.”

Mt 4,1-11

 

Questo tempo ci invita a lottare

Mercoledì abbiamo iniziato la quaresima. Sono i quaranta giorni che ci preparano alla Pasqua. Come per quaranta giorni Gesù affrontò il male nel deserto, così questo tempo ci invita a lottare contro ogni divisione ed inimicizia nel cuore e nel mondo. Cambiare significa imparare a volere bene a colui che è il maestro dell’amore. Quaresima è un tempo di perdono e di gioia perché ritroviamo il nostro cuore, ascoltando un padre che ci ama e ci perdona. Perché cambiare? Perché ce lo chiede il Signore. Egli vuole il nostro bene. Gesù vuole la gioia dei suoi, una vita bella, piena di fratelli e di sorelle, non una vita noiosa, indurita o triste, che si esaurisce in sé e che obbedisce alla terribile legge dell’amore per sé. Dobbiamo chiederci se noi non siamo poveri di amore, freddi, paurosi, aggressivi, infedeli, incostanti, pieni di rancori, comandati dall’orgoglio istintivo. È opportuno interrogarci se il nostro cuore non si riempia troppo facilmente di paure e inimicizie, di diffidenze e ostilità. Vivendo in questo modo ricadiamo immancabilmente nella tristezza di una vita solitudinaria. L’uomo fatto di polvere divenne un essere vivente quando il Signore Iddio – così continua la Scrittura – soffiò nelle sue narici un alito di vita. Fu lo stesso Signore a collocarlo nel giardino che aveva piantato. Questa era la volontà del Signore sulla vita degli uomini: che tutti abitassero in un giardino fiorito. Ma l’uomo non volle ascoltare la Parola di Dio, preferendo quella subdola ed allettante del serpente. L’uomo perse quel giardino e abitò in un deserto, come ci racconta il libro della Genesi. Il giardino della vita si trasforma in deserto quando l’uomo preferisce ascoltare altre voci rispetto a quella di Dio. Il mondo, le nostre città, i nostri cuori, sono spesso simili al deserto perché preferiamo le suggestioni del serpente alla Parola di Dio, ritrovandoci nudi di affetto, nudi di amicizia, nudi di dignità, nudi di senso della vita. E, come fecero Eva e Adamo, ognuno accusa l’altro per salvare se stesso. Quando non si ascolta il Signore, anche i più intimi diventano nemici e la vita diventa un deserto dominato dall’antico tentatore, che continua indisturbato a spingere gli uomini ad ascoltare più se stessi che il Signore, ad accusarsi a vicenda piuttosto che a volersi bene. Insomma, nel deserto di questo mondo la ricerca del proprio interesse diviene la suprema legge. Gesù è venuto in questo deserto per non abbandonarci, per mostrarci fin dove arriva il suo amore. Come noi, anche egli è sottomesso alle tentazioni. Il Vangelo ne elenca tre, di cui la prima è quella del pane. Essa arriva al momento propizio, quando Gesù, dopo quaranta giorni di digiuno, è stremato dalla fame. Vi possiamo leggere la tentazione di soddisfare solo se stessi, di pensare solo al proprio benessere. Gesù, indebolito dal digiuno, ha motivi più che plausibili per cedere alle insinuazioni del tentatore, ma risponde con l’unica vera forza dell’uomo, quella della Parola di Dio: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4). Poi il diavolo porta Gesù sul pinnacolo del tempio e lo sfida: “Buttati giù! Ci saranno certo gli angeli di Dio a proteggerti”. È la tentazione del protagonista che non vede altro che se stesso, pretendendo che ogni cosa sia centrata su di lui e che tutti, angeli compresi, girino attorno a lui. Infine c’è la tentazione del potere: “Tutto può essere tuo” dice il diavolo a Gesù mentre da un monte gli mostra l’estensione della terra. Ma Gesù proclama la sua libertà dal potere affermando che ci si prostra solo davanti a Dio. “Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo rendi culto”. Quante volte si è creduto di poter usare le cose, finendone poi schiavi! Nel deserto, dominato dalle parole subdole dell’antico tentatore, Gesù riafferma ogni volta: “Sta scritto…”. È con il Vangelo, continuamente riproposto, che Gesù sconfigge le tentazioni e allontana il diavolo: “Vattene Satana!”. E quel deserto si trasforma in un giardino di vita. Gesù non è più solo e abbandonato alla fame e all’aridità. Giungono gli angeli, si accostano a lui e lo servono.

Comunità di Sant’Egidio

 

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Lunedì 14 marzo 2011

Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.  Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Mt 25,31-46

 

Quanti accettano la scommessa dell’educazione possono talvolta sentirsi disorientati. Viviamo, infatti, in un contesto problematico, che induce a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene e, in ultima analisi, della bontà della vita. Ciò indebolisce l’impegno a «trasmettere da una generazione all’altra qualcosa di valido e di certo, regole di comportamento, obiettivi credibili intorno ai quali costruire la propria vita». Tali difficoltà, però, non sono insuperabili; «sono piuttosto, per così dire, il rovescio della medaglia di quel dono grande e prezioso che è la nostra libertà, con la responsabilità che giustamente l’accompagna».

 

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Martedì 15 marzo 2011

Pregando, non sprecate parole

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».”

Mt 6,7-15

 

Illuminati dalla fede nel nostro Maestro e incoraggiati dal suo esempio, noi abbiamo invece buone ragioni per ritenere di essere alle soglie di un tempo opportuno per nuovi inizi. Occorre, però, ravvivare il coraggio, anzi la passione per l’educare. È necessario formare gli educatori, motivandoli a livello personale e sociale, e riscoprire il significato e le condizioni dell’impegno educativo. Infatti, «a differenza di quanto avviene in campo tecnico o economico, dove i progressi di oggi possono sommarsi a quelli del passato, nell’ambito della formazione e della crescita morale delle persone non esiste una simile possibilità di accumulazione, perché la libertà dell’uomo è sempre nuova e quindi ciascuna persona e ciascuna generazione deve prendere di nuovo, e in proprio, le sue decisioni. Anche i più grandi valori del passato non possono semplicemente essere ereditati, vanno fatti nostri e rinnovati attraverso una, spesso sofferta, scelta personale».

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Mercoledì 16 marzo 2011

Questa generazione cerca un segno

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.  Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona». “

Lc 11,29-32

La credibilità dell’educatore è sottoposta alla sfida del tempo, viene costantemente messa alla prova e deve essere continuamente riconquistata. La relazione educativa si sviluppa lungo tutto il corso dell’esistenza umana e subisce trasformazioni specifiche nelle diverse fasi. Le età della vita sono profondamente mutate: oggi è venuto meno quel clima di relazioni che agevolava, con gradualità e rispetto del mondo interiore, il passaggio alle età successive. Si parla di “infanzia rubata”, cioè di una società che rovescia sui bambini messaggi e stimoli pensati per i grandi.

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Giovedì 17 marzo 2011

 

Il Padre vostro darà cose buone a quelli che gliele chiedono

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».”

Mt 7,7-12

La sete di conoscenza e di relazioni amicali caratterizza i ragazzi, che accolgono l’azione educativa quando essa è volta non solo al sapere, ma anche al fare e alla valorizzazione delle loro capacità. L’esperienza cattura il loro interesse e li rende protagonisti: è riscontrabile quando sono coinvolti come gruppo in servizi verso gli altri. Il processo educativo è fortemente legato alla sfera affettiva, per cui è rilevante la qualità del rapporto che l’educatore riesce a stabilire con ciascuno.

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Venerdì 18 marzo 2011

Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».”

Mt 5,20-26

Per crescere serenamente, il ragazzo ha bisogno di ambienti ricchi di umanità e positività. Gli adolescenti percorrono le tappe della crescita con stati d’animo che oscillano tra l’entusiasmo e lo scoraggiamento. Soffrono per l’insicurezza che accompagna la loro età, cercano l’amicizia, godono nello stare insieme ai coetanei e avvertono il desiderio di rendersi autonomi dagli adulti e in specie dalla famiglia di origine. In questa fase, hanno bisogno di educatori pazienti e disponibili, che li aiutino a riordinare il loro mondo interiore e gli insegnamenti ricevuti, secondo una progressiva scelta di libertà e responsabilità. Nella vita di relazione e nell’azione maturano la loro coscienza morale e il senso della vita come dono. Un tratto centrale della crescita, che oggi per vari aspetti assume caratteri problematici, è quello dello sviluppo affettivo e sessuale: va affrontato

serenamente, ma anche con la massima cura, perché incide profondamente sull’armonia della persona.

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Sabato 19 marzo 2011

Devo occuparmi delle cose del Padre mio

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. “

Mt 1,16.18-21.24

Ai giovani vogliamo dedicare un’attenzione particolare. Molti di loro manifestano un profondo disagio di fronte a una vita priva di valori e di ideali. Tutto diventa provvisorio e sempre revocabile. Ciò causa sofferenza interiore, solitudine, chiusura narcisistica oppure omologazione al gruppo, paura del futuro e può condurre a un esercizio sfrenato della libertà. A fronte di tali situazioni, è presente nei giovani una grande sete di significato, di verità e di amore. Da questa domanda, che talvolta rimane inespressa, può muovere il processo educativo. Nei modi e nei tempi opportuni, diversi e misteriosi per ciascuno, essi possono scoprire che solo Dio placa fino in fondo questa sete.

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