Santena – 6 maggio 2011 – “Banna, ciò che la maggioranza non vuole capire”: questo il titolo del contributo che ci ha inviato Roberto Ansaldi, capogruppo di Santena cambia.
BANNA: CIO’ CHE LA MAGGIORANZA NON VUOLE CAPIRE
«Ho letto le dichiarazioni di Benny Nicotra – afferma Roberto Ansaldi – a proposito all’ordine del giorno presentato da Santena cambia dopo i danni subiti dalle sponde durante la piena del 16 marzo scorso, pubblicate su rossosantena il 2 maggio 2011. Premetto il fondamentale aspetto che il sindaco in Consiglio comunale non ha voluto comprendere: avevamo chiesto un incontro sereno, attento e completo su ciò che è successo nella piena del 16 marzo e su ciò che potrà capitare in futuro sul bacino del Banna e sul tratto cittadino in particolare. Pensavamo fosse logico un confronto con il Magispo – ora Aipo che ha finanziato l’opera e ha dato l’incarico progettuale – e con lo studio che ha redatto il progetto, perché le soluzioni tecniche adottate e parzialmente eseguite, hanno dimostrato di essere palesemente inadeguate a reggere tre giorni di pioggia continua. Non inventiamo nulla di strano quando affermiamo che hanno retto le vecchie sponde – dove non sono ancora stati eseguiti i lavori – mentre i nuovi argini sono stati portati via in più punti dall’acqua».
Il capogruppo di Santena cambia aggiunge: «Non era nemmeno scandaloso far partecipare i cittadini interessati a questi incontri, come avevamo richiesto sull’ordine del giorno, bocciato implacabilmente dai numeri della maggioranza. A parte il fatto che le motivazioni della bocciatura sono state palesemente capziose e strumentali – “avete pubblicato alcune foto che hanno allarmato i cittadini…” –, il grave è che il sindaco non abbia compreso alcuni aspetti rilevanti. Il Banna e le sue problematiche coinvolgono il Centro, Tetti Giro, la Trinità – ossia oltre metà della popolazione – ed è stato poco lungimirante evitare un confronto che va ben al di la degli schieramenti maggioranza-opposizione. Il problema è molto più serio di quanto il sindaco dichiari; le soluzioni che dovranno essere individuate sono costose e portano inevitabilmente tempi lunghi con le ovvie conseguenze e rischi da non prendere sottogamba».
«Sempre secondo noi di Santena cambia – continua Ansaldi – era saggio e opportuno fare un ragionamento complessivo che coinvolgesse anche chi sta a monte del tragitto cittadino santenese del Banna che rappresenta il punto più stretto di un bacino che ha la forma di un imbuto. Detto in altro modo, se si continua a cementificare e impermeabilizzare a monte, riducendo la capacità di assorbimento del terreno, la situazione a casa nostra può solo progressivamente peggiorare. I cittadini hanno il sacrosanto diritto di conoscere le soluzioni, di avere certezze sui tempi, di avere la consapevolezza dei rischi – pochi o tanti che siano – che correranno. Ignorare questo, fare ragionamenti di lesa maestà e divulgare concetto della tranquillità quando i fatti dicono l’inverso, significa operare in senso opposto ai “doveri” di una amministrazione seria».
Roberto Ansaldi aggiunge ancora: «A parte alcune frottole servite fresche dal sindaco in Consiglio comunale – cose che in questo paese diventato strano, sono diventate una consuetudine – la realtà è fatta anche di quella paura che ci hanno raccontato tanti cittadini che abitano a Tetti Giro e alla Trinità. Non sappiamo se la paura sia eccessiva o meno; sappiamo però che è legittima per chi è andato, come noi, sul posto a vedere lo stato dei lavori eseguiti dopo che le acque, grazie a Dio, si erano ritirate».
Il capogruppo Roberto Ansaldi conclude così la sua riflessione: «Una cosa vorremmo che fosse chiara: la maggioranza non si illuda di aver zittito Santena cambia su questo argomento votando contro un ordine del giorno. Anzi, se questo era il fine, ha ottenuto l’effetto contrario. Torneremo sul tema in tutti i Consigli comunali e, piaccia o no, chiederemo conto di cosa è stato fatto, cosa si prevede di realizzare, i tempi relativi. Informeremo con onestà i cittadini e senza strumentalizzazione alcuna. E’ un dovere che sentiamo; un dovere fatto di onestà intellettuale, ma anche e soprattutto di rispetto nei confronti di chi ha il sacrosanto diritto di sapere».
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