Santena – 31 luglio 2011 – Di seguito, alcune proposte di riflessione per i giorni dal 31 luglio al 6 agosto 2011, tratte dalla liturgia del giorno, con omelia domenicale della Comunità di Sant’Egidio.
Domenica 31 luglio 2011
Voi stessi date loro da mangiare
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
Mt 14,13-21
La nostra debolezza messa con fiducia nelle mani del Signore
Il Vangelo di questa diciottesima domenica narra la prima moltiplicazione dei pani in Matteo. L’episodio è riportato ben sei volte nei Vangeli (due in Matteo e Marco e una rispettivamente in Luca e Giovanni). Evidentemente aveva molto colpito la comunità dei primi discepoli, tanto da far parte di quelle poche pagine evangeliche comuni a tutti e quattro gli evangelisti; di quelle, possiamo dire, che sintetizzano la missione stessa di Gesù. Già dall’inizio della narrazione restiamo toccati dalla tenerezza e dalla compassione del profeta di Nazareth. Egli, dopo aver saputo della uccisione del Battista, si ritira nel deserto. La morte del Battista è un segnale pericoloso anche per lui. Ma la gente continua a seguirlo, lo segue da vicino. Questa volta, dopo che lui ha preso la barca, si affrettano a correre verso l’altra riva, dov’egli approderà. In effetti, toccata la riva, Gesù vede davanti a sé tutta quella folla. È gente affannata, esausta per la fatica e soprattutto in cerca di un pastore, di qualcuno che si prenda cura di loro. Il cuore di Gesù, come tante altre volte è accaduto, non resiste alla commozione: guarisce i malati che gli vengono presentati e poi, com’è sua abitudine, si ferma con loro e si mette a parlare e a insegnare. Fino a sera. Tutti stanno a sentirlo. È utile notare che quella folla non è anzitutto priva di pane; è, in realtà, priva di parole vere sulla propria vita, sul proprio destino, priva di qualcuno che si chini su di loro e sui propri malati. Per questo si è fermata tutto il giorno accanto a Gesù per ascoltarlo. Davvero, in questa scena, possiamo scorgere l’icona di quanto dice Gesù: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Tuttavia, il Signore sa bene che l’uomo vive anche di pane. In un’altra parte del Vangelo aveva esortato: “Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete… Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6,25-33). È appunto quello che accade in questo brano della moltiplicazione dei pani. I discepoli, invece, che pensano di essere più attenti di Gesù, verso il tardo pomeriggio lo interrompono: “Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare”. È un comportamento normale, anzi quasi premuroso. Ma Gesù ribatte: “Non occorre che vadano; voi stessi date loro da magiare”. C’è qui un invito alla responsabilità di ognuno, contro la ben radicata abitudine alla delega: “ognuno pensi a sé!” (è il pensiero dei discepoli in questo caso), oppure “ci pensino le autorità costituite!”. Il Signore chiede ai suoi discepoli un comportamento totalmente diverso. Quella folla non deve essere mandata via. Sono loro – i discepoli – che debbono aiutarla. Il Signore dice questo ben sapendo che nelle mani dei discepoli c’è poco: appena cinque pani e due pesci; nulla, per cinquemila uomini. Eppure i discepoli debbono rispondere e non rimandare indietro nessuno. Il miracolo inizia proprio qui: dalla nostra debolezza messa con fiducia nelle mani del Signore. Essa viene moltiplicata. La povertà diventa abbondanza. I miracoli, infatti, sono spesso ostacolati dall’avarizia dei singoli e delle nazioni. Tanta gente resta affamata e muore, non per mancanza di cibo, ma perché i singoli e le nazioni lo sprecano e lo distruggono per la loro cupidigia. In questo brano evangelico è chiaro che il miracolo è operato dal Signore, ma egli non può compierlo senza l’aiuto dei discepoli. Ha bisogno delle nostre mani, anche se deboli; delle nostre risorse, anche se modeste. Se tutte sono riunite nelle mani del Signore diventano forza e ricchezza. È anche questo il senso delle dodici ceste piene del pane e dei pesci avanzati: ad ogni discepolo, ad ognuno dei dodici, è consegnato uno di quei cesti perché senta la grave e dolce responsabilità di distribuire quel pane che la misericordia di Dio ha moltiplicato nelle sue mani.
Comunità di Sant’Egidio
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Lunedì 1 agosto 2011
Coraggio, sono io, non abbiate paura!
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.
Mt 14,22-36
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Martedì 2 agosto 2011
Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio, verrà sradicata
In quel tempo, alcuni farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Infatti quando prendono cibo non si lavano le mani!».
Riunita la folla, Gesù disse loro: «Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!». Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: «Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?». Ed egli rispose: «Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!».
Mt 15,1-2.10-14
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Mercoledì 3 agosto 2011
Donna, grande è la tua fede!
In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, – disse la donna – eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
Mt 15,21-28
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Giovedì 4 agosto 2011
Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Mt 16,13-23
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Venerdì 5 agosto 2011
Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni. In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno».
Mt 16,24-28
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Sabato 6 agosto 2011
Questi è il Figlio mio, l’amato. Ascoltatelo
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Mt 17,1-9