Santena, Gmg 2011, la via Crucis con il papa

Santena – 20 agosto 2011 – Di seguito, la cronaca della giornata di ieri, 19 agosto, così come vissuta dai ragazzi dell’Unità pastorale 57, che partecipano a Madrid alla Gmg 2011. In coda due pezzi pubblicati dal sito di Avvenire con la cronaca puntuale di quanto vissuto ieri da 700mila giovani.

Venerdì 19 agosto, dopo la sveglia il gruppo dell’Unità pastorale 57 ha deciso di partecipare all’incontro di catechesi tenuto da mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino. “Il tema della giornata era la testimonianza della fede – spiegano i giovani . L’arcivescovo è partito dal Vangelo con la citazione delle parole di Gesù dove afferma “Vi hanno detto ma io vi dico…”. Nosiglia ha ricordato come quel “Io vi dico…” indica la via per raggiungere la felicità. Una via che Cristo ci chiede di percorrere là dove siamo, nella vita quotidiana. Una via per la felicità che è praticabile: quella dell’essere testimoni di Gesù. Nosiglia ci ha detto che se si possiede il Signore si diventa capace di testimoniarlo, di far crescere dentro di noi la sua parola e anche di manifestarlo in questo modo agli altri. Possedere il Signore e lasciarsi possedere dal Signore – ha aggiunto il nostro arcivescovo – significa lasciare che Cristo agisca in noi, soprattutto quando la vita ha fatiche grandi, quando sembra che ci siano salti da fare che noi non abbiamo la forza di compiere. Quando c’è bisogno di scelte che sembrano davvero più grosse di noi. Invece, ha detto Nosiglia, è proprio lì che si manifesta questa doppia appartenza: nostra di possedere Cristo e di Cristo di possedere noi”.

I giovani dell’Unità pastorale 57 proseguono così il racconto della giornata di ieri: “Rispetto alle scelte che sono necessarie per far crescere la presenza in Cristo in noi, Nosiglia ha detto che occorre domandare al Signore cosa si deve fare, mettendosi in ascolto per cogliere la risposta. Naturalmente, tutto questo sempre senza dimenticare di abitare questo nostro mondo, di amarlo, ma anche avendo ben presente che, certe cose di questo mondo, davvero non si possono accettare. Mons. Cesare Nosiglia ha detto che tocca a noi costruire una città degli uomini più bella, proprio guardando a Dio presente in noi, in mezzo a noi. Occorre rendere questo nostro mondo, ha aggiunto Nosiglia, più abitabile , amandolo, essendo luce del mondo e sale della terra. Il nostro arcivescovo ci ha invitati ad andare oltre al proprio gruppo, alle proprie piccole appartenenze e ci ha esortati ad aprirci agli altri. Ha sottolineato come la Chiesa non è fine a se stessa ma è sempre faro che illumina il mondo e quindi deve andare agli altri e non ripiegarsi su se stessa. Mons. Nosiglia ci ha invitati a essere protagonisti, a prendere l’iniziativa, ma soprattutto a farlo sempre restando nella vita della Chiesa”.

Il resoconto della catechesi dell’arcivescovo di Torino i ragazzi dell’Unità pastorale 57 lo chiudono così: “L’arcivescovo ha detto che noi giovani siamo il futuro e che in ascolto di noi giovani devono mettersi anche il papa, i vescovi e tutti quanti. A noi è chiesto di condurre la Chiesa verso il futuro, certo stando dentro la Chiesa, evitando di cadere preda di ideologie balzane. Un passaggio che abbiamo salutato con applausi e una serie di ovazioni”.

Dopo la catechesi è seguita la celebrazione della messa. Nel pomeriggio hanno partecipato alla via Crucis. I giovani dell’Unità pastorale 57 spiegano: “Eravamo sistemati nella, per noi consueta, piazza de Colon, dove siamo ormai di casa. Siamo riusciti ad avvicinarci molto alle transenne. Quando il papa, prima della via crucis ha fatto il giro con la sua papa mobile, noi eravamo sistemati a pochi metri. Abbiamo salutato e fatto un bel po’ di foto. Durante la via crucis, nonostante il mare di presenti, siamo riusciti a pregare. Una via crucis sobria e asciutta, durata appena poco più di un’ora”.

Per quanto riguarda il programma di oggi, sabato 20 agosto 2011, i giovani della nostra zona raccoglieranno le loro cose sistemate a Las Rozas, metteranno gli zaini sui bus e, nella mattinata si trasferiranno all’aeroporto di Cuatro Vientos, per prepararsi alla giornata di domani, domenica 21 agosto, per l’appuntamento conclusivo della Gmg 2011: la messa presieduta dal papa con la recita dell’Angelus.

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Per quanto riguarda la cronaca della giornata di ieri, 19 agosto 2011, di seguito, si riportano due articoli pubblicati dal sito del quotidiano Avvenire .

19 agosto 2011

GMG SECONDO GIORNO

Il Papa: radicalità evangelica di fronte all’eclissi di Dio Una “società sgretolata e instabile” che non dà “punti di riferimento ai giovani” richiede che anche i professori non formino solo “professionisti competenti che possano soddisfare la domanda del mercato”. Il Papa, incontrando all’Escorial i giovani docenti che partecipano alla Gmg, ha criticato una “visione utilitaristica della educazione, anche di quella universitaria” e ha osservato che certo i docenti sentono “senza dubbio il desiderio di qualcosa di più elevato, che corrisponda a tutte le dimensioni che costituiscono l’uomo”.

“L’università – ha sottolineato Benedetto XVI – è stata ed è tuttora chiamata a essere sempre la casa dove si cerca la verità propria della persona umana. Per tale ragione – ha commentato – non a caso fu la Chiesa ad aver promosso l’istituzione universitaria, proprio perché la fede cristiana ci parla di Cristo come del Logos mediante il quale tutto è stato fatto (cfr Gv 1,3), e dell’essere umano creato ad immagine e somiglianza di Dio. Questa buona novella – ha proseguito – scopre una razionalità in tutto il creato e guarda all’uomo come ad una creatura che partecipa e può giungere a riconoscere tale razionalità. L’università incarna, pertanto, un ideale che non deve snaturarsi, né a causa di ideologie chiuse al dialogo razionale, nè per servilismi ad una logica utilitaristica di semplice mercato, che vede l’uomo come semplice consumatore”.

La “missione” dei docenti, ha ricordato il Papa, è “importante e vitale” perché hanno la “responsabilità di trasmettere questo ideale universitario”: “I giovani hanno bisogno di autentici maestri; persone aperte alla verità totale nei differenti rami del sapere, sapendo ascoltare e vivendo al proprio interno tale dialogo interdisciplinare; persone convinte, soprattutto, della capacità umana di avanzare nel cammino verso la verità. La gioventù è tempo privilegiato per la ricerca e l’incontro con la verità”.

A questo punto il Papa ha citato Platone: “Cerca la verità mentre sei giovane, perché se non lo farai, poi ti scapperà dalle mani”. ‘Questa alta aspirazione – ha incitato papa Ratzinger – è la più preziosa che potete trasmettere in modo personale e vitale ai vostri studenti, e non semplicemente alcune tecniche strumentali ed anonime, o alcuni freddi dati, usati solo in modo funzionale”. Non perdete “questa sensibilità”, ha raccomandato ai giovani docenti, non dimenticate che l’insegnamento non è “un’arida comunicazione di contenuti”, ricordate che la “verità è sempre più alta dei nostri traguardi”.

BENEDETTO XVI ALLE GIOVANI RELIGIOSE: SIATE TESTIMONI

Oggi “si constata una sorta di eclissi di Dio, una certa amnesia, se non un vero rifiuto del Cristianesimo e una negazione del tesoro della fede ricevuta, col rischio di perdere la propria identità profonda”. Lo ha detto Benedetto XVI nel discorso rivolto alle giovani religiose incontrate oggi presso il Complesso monumentale di El Escorial, in occasione della Gmg di Madrid, sottolineando come “l’incontro personale con Cristo, che nutre la vostra consacrazione, deve esser testimoniato con tutta la forza trasformante nelle vostre vite e possiede oggi una speciale rilevanza”. “Davanti al relativismo e alla mediocrità – ha aggiunto il Papa – sorge il bisogno di questa radicalità, che testimonia la consacrazione come un appartenere a Dio, sommamente amato. Ciascun carisma è una parola evangelica che lo Spirito Santo ricorda alla sua Chiesa. Non invano la Vita Consacrata nasce dall’ascolto della Parola di Dio ed accoglie il Vangelo come sua norma di vita”. “La radicalità evangelica – ha sottolinea il Santo Padre – è rimanere radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede, che nella vita consacrata significa andare alla radice dell’amore a Gesù Cristo con cuore indiviso, senza anteporre nulla a tale amore, con una appartenenza sponsale, come l’hanno vissuta i Santi, nello stile di Rosa da Lima e Raffaele Arnaiz, giovani patroni di questa Giornata Mondiale della Gioventù”. “Questa radicalità evangelica della vita consacrata – ha detto ancora il Papa alle religiose – si esprime nella comunione filiale con la Chiesa, focolare dei figli di Dio, che Cristo ha edificato. La comunione coi Pastori, i quali in nome del Signore annunciano il deposito della fede ricevuto attraverso gli Apostoli, il Magistero della Chiesa e la tradizione cristiana. La comunione con la vostra famiglia religiosa, custodendone con gratitudine il genuino patrimonio spirituale e apprezzando anche gli altri carismi. La comunione con altri membri della Chiesa, quali i laici, chiamati a testimoniare, a partire dalla propria vocazione specifica, il medesimo vangelo del Signore”. “Infine – ha detto il Papa – la radicalità evangelica si esprime nella missione che Dio ha voluto affidarvi. Dalla vita contemplativa, che accoglie nei suoi chiostri la Parola di Dio nel silenzio eloquente e ne adora la bellezza nella solitudine da Lui abitata, fino ai diversi cammini della vita apostolica, nei solchi della quale germina il seme evangelico nell’educazione dei bambini e dei giovani, nella cura degli infermi e degli anziani, nell’accompagnamento delle famiglie, nell’impegno a favore della vita, nella testimonianza alla verità, nell’annuncio della pace e della carità, nell’impegno missionario e nella nuova evangelizzazione, e in tanti altri campi dell’apostolato ecclesiale”.

L’ARRIVO ALL’ESCORIAL

Papa Benedetto XVI ha incontrato le giovani religiose e i giovani docenti universitari al Complesso monumentale di El Escorial, dove il Pontefice è arrivato nell’ambito delle visite previste per la Giornata mondiale della gioventù in corso in Spagna. In piazza La Lonja, dove si trovano riunite alcune migliaia di giovani e religiose, il Papa è arrivato verso le 11.30 ed è stato accolto dalla presidente della Comunidad de Madrid, Esperanza Aguirre, e dal delegato del governo. All’ingresso del palazzo è stato salutato poi dal presidente del Consejo de Administración del Patrimonio Nacional e dal Superiore della Comunità degli Agostiniani. Quindi il Papa ha attraversato assieme a quattro religiose il sagrato della Basilica di San Lorenzo, chiamato ‘Patio de los Reyes’, dove lo stavano aspettando circa 1.600 giovani religiose appartenenti a varie congregazioni, anche contemplative.

IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA

Giornata densa di incontri e appuntamenti per il Papa nel secondo giorno del suo viaggio a Madrid per la Giornata mondiale della gioventù. Dopo la messa in privato nella Nunziatura della capitale spagnola Benedetto XVI si trasferisce in automobile intorno alle 9.30 nel palazzo della Zarzuela per una visita di cortesia ai reali di Spagna. Ancora in automobile si sposterà poi all’Escorial dove incontrerà prima le giovani religiose e poi docenti universitari che hanno meno di 40 anni. In entrambi questi incontri papa Ratzinger terrà un discorso pubblico. Alle 13.45 pranzerà alla Nunziatura allo stesso tavolo con 12 ragazzi di varie nazionalità, un ragazzo e una ragazza per ciascun continente e un ragazzo e una ragazza spagnola. Nel pomeriggio alle 17.30 in Nunziatura Benedetto XVI avrà un incontro ufficiale con il premier spagnolo Josè Zapatero e alle 19 si trasferirà nella grande Plaza de Cibeles di svolge la Via Crucis con i giovani, un rito per il quale gli spagnoli hanno fornito statue provenienti da diverse regioni della Spagna. Anche durante la Via Crucis è previsto un discorso del Papa.

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20 agosto 2011

GMG SECONDO GIORNO

«Davanti alla sofferenza non passate oltre»

Chiamati a percorrere le vie della Croce nel mondo per imparare «ad amare ciò che Dio ama» e diventare «segni della sua consolazione e salvezza»: questa, per il Papa, è la missione dei giovani in ogni luogo del pianeta. Benedetto XVI, assieme a 700mila ragazzi, ieri sera nella grande plaza de Cibeles al centro di Madrid, ha rivolto lo sguardo al Crocifisso, indicando ai pellegrini della Gmg la sua «sapienza misteriosa», grazie alla quale «l’uomo vive». Una riflessione allo stesso tempo intima e universale ha caratterizzato la Via Crucis durante la quale si è pregato per numerose situazioni di sofferenza, emarginazione, disagio. «Non passate oltre davanti alla sofferenza umana – ha detto il Papa nella sua meditazione finale –, dove Dio vi attende affinché offriate il meglio di voi stessi: la vostra capacità di amare e di compatire». Il cammino della Croce era iniziato con l’arrivo del Papa da plaza de Colon, accolto da una folla radunata fin dal primo pomeriggio. Ad attenderlo lungo paseo de Recoletos anche i 15 «pasos», le maestose sculture lignee che caratterizzano le manifestazioni della religiosità popolare della Settimana Santa spagnola e sono segno di una profonda e condivisa identità di fede. Il Pontefice è quindi giunto sul palco in plaza de Cibeles, davanti al quale era stata posizionata l’ultimo dei pasos, con la sivigliana Vergine di Regla, unica opera delle quindici attribuita a un’artista donna. A scandire le diverse stazioni della Via Crucis, dall’Ultima Cena fino alla Deposizione e alla statua della Vergine, è stata la Croce dei giovani, portata sulle spalle da dieci ragazzi, rappresentanti di situazioni di emarginazione, sofferenza, disagio o provenienti da Paesi dove i cristiani vivono situazioni di persecuzione. Giovani della Terra Santa, dell’Iraq, immigrati, liberati dalla droga, dell’Albania, del Ruanda, del Burundi, precari, disoccupati, disabili, del Sudan, di Haiti e del Giappone hanno posato e sorretto la croce davanti ad ogni «paso» mentre veniva letto un brano evangelico e la meditazione. «I commenti delle Suore della Croce, che servono i più poveri e bisognosi, ci hanno aiutato ad addentrarci nel mistero della Croce gloriosa di Cristo, che contiene la vera sapienza di Dio, quella che giudica il mondo e quanti credono di essere sapienti», ha detto il Papa nella sua riflessione finale. Un percorso verso la sapienza aiutato anche dai «pasos», «straordinarie immagini del patrimonio religioso delle diocesi spagnole»: «Sono immagini nelle quali la fede e l’arte si armonizzano, per giungere al cuore dell’uomo ed invitarlo alla conversione – ha notato il Papa –. Quando lo sguardo della fede è limpido e autentico, la bellezza si pone al suo servizio ed è capace di raffigurare i misteri della nostra salvezza fino a commuoverci profondamente e trasformare il nostro cuore, come accadde a santa Teresa di Gesù Bambino nel contemplare un’immagine di Cristo pieno di piaghe». Ma, si è chiesto Benedetto XVI, come è possibile rispondere a un amore così disinteressato come quello del Crocifisso? L’unica possibile risposta è l’amore verso l’uomo che soffre: «La passione di Cristo ci sospinge a caricare sulle nostre spalle la sofferenza del mondo – ha sottolineato il Pontefice –-, con la certezza che Dio non è qualcuno di distante o lontano dall’uomo e dalle sue vicissitudini». Grazie all’incarnazione, la morte e la risurrezione di Cristo, infatti, «in ogni sofferenza umana è entrato uno che condivide la sofferenza e la sopportazione», ha detto il Papa citando la Spe salvi. «Cari giovani, che l’amore di Dio per noi aumenti la vostra gioia e vi spinga a rimanere vicini ai meno favoriti – ha proseguito il Papa –. Voi che siete molto sensibili all’idea di condividere la vita con gli altri, non passate oltre davanti alla sofferenza umana, dove Dio vi attende affinché offriate il meglio di voi stessi: la vostra capacità di amare e di compatire». Le diverse forme di sofferenza per le quali si è pregato durante la Via Crucis, ha aggiunto Benedetto XVI, «sono chiamate del Signore per edificare la vita seguendo le sue orme e fare di noi i segni della sua consolazione e salvezza». Tutto questo è racchiuso nel prezioso tesoro della Croce, che «non fu l’esito di un insuccesso, bensì il modo di manifestare l’offerta di amore che giunge sino alla donazione più smisurata della propria vita». Nel Crocifisso, insomma, «riconosciamo l’icona dell’amore supremo, dove impariamo ad amare ciò che Dio ama e come Egli lo fa: questa è la Buona Novella che ridona la speranza al mondo». Parole che hanno preceduto la preghiera finale alla Vergine, cui il Papa ha invitato i giovani a rivolgersi in particolare quando si trovano ad attraversare «la notte del dolore», perché rimangano «come Lei saldi ai piedi della croce». Al termine il Papa ha ripercorso il viale passando davanti alle sculture della Passione, i «pasos», che, in seguito, sono stati portati dai membri delle confraternite in processione verso il centro della città. Un cammino solenne, intenso e maestoso, come profonda e radicata nel cuore dell’uomo è la sete di un amore che superi ogni sofferenza.

Matteo Liut

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