Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 20 al 26 novembre 2011

Santena – 20 novembre 2011 – Di seguito, alcune proposte di riflessione per i giorni dal 20 al  26 novembre 2011 tratte dalla liturgia del giorno, con commento alle letture domenicali.

 Domenica 20 novembre  2011

Voi siete mio gregge, io giudicherò tra pecora e pecora

Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia. A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri.

Ez 34,11-12.15-17

 

Dio sia tutto in tutti

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

1Cor 15,20-26.28

 

Siederà sul trono e separerà gli uni dagli altri

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?. E il re risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?. Allora egli risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Mt 25,31-46

 

Il confronto tra noi e Dio avviene nella quotidianità

Il Vangelo di questa domenica ci presenta Gesù alla fine della storia, nel momento del giudizio universale. La scena è grandiosa. Gesù, sul trono regale, è accompagnato da tutti i suoi angeli. Davanti a lui sono convocati “tutti i popoli”: cristiani e non cristiani, credenti e non credenti, appartenenti a questa e quella nazione, vissuti prima e dopo Cristo. Tutti i popoli saranno lì. E non ci sarà nessuna distinzione tra loro, salvo una, che verrà però riconosciuta dal Figlio dell’Uomo nella sua veste di giudice universale. Una divisione di cui magari neppure ci si accorgeva sulla terra, a tal punto era poco considerata. Il giudice però non se la inventa; la vede e la manifesta a tutti, ma soprattutto alle singole persone. Scrive il Vangelo che Gesù dividerà gli uni dagli altri, come il pastore divide le pecore dai capri. E metterà gli uni a destra e gli altri a sinistra. La divisione non passa tra un popolo e l’altro, ma all’interno degli stessi popoli, come pure non divide i credenti dai non credenti, ma all’interno dei due gruppi, e passerà all’interno delle stesse persone; per cui accade che una parte di noi stessi starà a sinistra e un’altra parte a destra di Gesù. Il criterio della divisione non si basa sulle diversità ideologiche, culturali, e neppure religiose, ma sul rapporto che ognuno ha avuto con i poveri. E di ognuno di noi si salverà quella parte e quel tempo di vita che ci hanno visti dare da mangiare agli affamati, dare da bere a chi aveva sete, vestire chi era nudo, visitare i carcerati. Il giudice stesso, Gesù, si presenta e dice: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere”. Il dialogo tra il giudice e gli interlocutori dei due gruppi mette a fuoco quest’aspetto sconcertante: il giudice universale della fine dei tempi, che tutti, buoni e cattivi, credenti e non credenti, riconoscono come Re e Signore, aveva il volto di quel barbone fastidioso, di quell’anziano sclerotico, di quel bambino sfigurato, di quei tanti extracomunitari rispediti indietro (magari a morire) perché qui non possiamo dare loro un sostentamento sufficiente. L’elenco, ognuno può continuarlo; basta girare un po’ per le strade delle nostre città. La monotona ripetizione, in pochi versetti, delle sei situazioni di povertà, indica forse il loro frequente ripetersi. Questo sta a dire che il confronto decisivo tra noi e Dio non avviene in una cornice di gesti eroici e straordinari, ma nella quotidianità e nella banalità degli incontri con chi è debole e povero. Il criterio della salvezza, secondo il Vangelo che ci viene annunciato, è la prassi di amore e di attenzione verso i poveri, non importa se sai o non sai che in loro è presente Gesù stesso. Due ultime brevi riflessioni. Anzitutto c’è da rilevare che l’identità tra Gesù e i poveri è un fatto oggettivo. Essi sono sacramento di Cristo, non perché sono buoni e onesti, ma unicamente perché poveri. È lontana dalla sensibilità evangelica la ricorrente pretesa che i poveri siano onesti, che non “ci marcino”, per poter dare loro l’aiuto. È solo un’ottima scusa alla nostra avarizia. La seconda riflessione riguarda l’aspetto “laico” di questa pagina evangelica o, se si vuole, l’esplicita affermazione di non credenza di coloro che vengono ammessi alla “destra” del Re. Essi dicono esplicitamente che non hanno riconosciuto il Cristo in quei poveri che hanno aiutato. Ma questo non conta; vale la compassione e l’aiuto e, se si vuole, un cuore mosso dai sentimenti del Signore, lo si sappia o non lo si sappia. Certo è che l’aiuto ai poveri decide della nostra salvezza. La salvezza dei singoli, ma anche della società, sin da oggi.

Comunità di Sant’Egidio

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Lunedì 21 novembre 2011

Gettava due monetine, tutto quello che aveva per vivere

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

Lc 21,1-4

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Martedì 22 novembre 2011

Non sarà lasciata pietra su pietra

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: Sono io, e: Il tempo è vicino. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

Lc 21,5-11

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Mercoledì 23 novembre 2011

Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Lc 21,12-19

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Giovedì 24 novembre 2011

Risollevatevi e alzate il capo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

Lc 21,20-28

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Venerdì 25 novembre 2011

Quando vedrete accadere queste cose il regno di Dio è vicino

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».

Lc 21,29-33

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Sabato 26 novembre 2011

State attenti a voi stessi

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Lc 21,34-36

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