Alta velocità e politica. Pd alla prova in Val di Susa

TORINO – 4 gennaio 2009 – Di seguito l’articolo pubblicato a pagina 8 dal quotidiano Liberazione.

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Maurizio Pagliassotti
Torino – C’era una volta la questione Tav in val Susa. C’era un volta, appunto. Perché proprio in questi giorni la partita sta diventando molto più sostanziosa: si sentono infatti i vagiti di nuovi soggetti politici che andranno a cambiare assetti di potere non solo in questi venti chilometri di fondo valle. Il Pd nazionale, per voce ad esempio di Piero Fassino, si rende conto che senza nuove alleanze non tornerà mai a governare. E dato che nessuno degli attuali alleati di Berlusconi immagina nemmeno lontanamente di stare con Veltroni non resta che scardinare ancora di più la sinistra radicale, per tirarne dentro un pezzo. L’obbiettivo è la cosiddetta sinistra del sì, quella che non si oppone, quella dello sviluppo. Quella che non ha paura di sedersi nei tavoli delle partecipate. 
Questa sinistra, che nascerebbe dall’ennesima diaspora da Rifondazione soprattutto, si sta manifestando soprattutto in val Susa e a capo vi sarebbe Antonio Ferrentino, ed altri semi noti torinesi. Ieri nelle pagine della cronaca torinese de “La Repubblica” un appassionato articolo sparava a sei colonne: La sinistra favorevole alla Tav punta su Ferrentino come leader. A leggere il pezzo ormai il presidente della comunità montana bassa val Susa sarebbe un pasdaran dell’alta velocità che vorrebbe portare il suo metodo concertativo nella pancia del Pd, ovviamente come alleato a sinistra.
Raggiunto telefonicamente Ferrentino smentisce: «Titolo vergognoso che non rispecchia assolutamente il mio pensiero. Presenteremo una lista imperniata sulla metodologia del dialogo con strumento per la risoluzione dei conflitti».

Comunque sia in Val Susa nello spazio presente tra Rifondazione e Pd sta nascendo qualcosa che si manifesterà alle prossime elezioni amministrative di giugno.
Dentro questo soggetto potrebbe esserci addirittura il sindacalista e capo della Fiom torinese Giorgio Airaudo. Non si sa bene come, viste le posizioni del suddetto sulla Tav, contrario, ma è questa la speranza del sindaco Chiamparino. Insomma la val Susa appare come un laboratorio politico dove portare avanti il progetto che venne presentato da Veltroni proprio al Lingotto di Torino pochi mesi fa e che ora langue. 
Il super treno appare quindi come uno spartiacque atto a segnare una volta per tutte chi vuole restare nel gioco della politica nazionale e chi invece ne resterà tagliato fuori. 
Al momento la situazione sul campo è ingarbugliata come non mai. Sono maturati i frutti avvelenati dell’accordo di Pracatinat dello scorso giugno, in cui si forzava la posizione dei sindaci e tecnici che partecipano all’Osservatorio e si dava i fatto il via libera i lavori per la realizzazione del Corridoio 5 nella tratta Torino-Lione. Questo accordo per Virano, presidente dell’Osservatorio, significa: Si buca a Chiomonte per cinquanta chilometri subito. Discutiamo delle compensazioni. Punto.
Per Ferrentino invece significa: i finanziamenti europei servono per il nodo di Torino e Chambery. Nessun buco nell’immediato, i tre quaderni dell’osservatorio dicono che non c’è nessun bisogno del tunnel di base. Nel 2020, se la linea ammodernata sarà satura, cosa che tutti reputano impossibile, valuteremo se fare o meno la mega galleria.
Ferrentino ed i tecnici di valle chiamano questa visione FARE.

Un mese fa arrivano però sul campo due bombe. La Commissione Europea e il ministro Matteoli dicono che i progetti sono pronti, cosa che tutti avevano sempre negato, e si inizierà a bucare a Chiomonte dal primo di settembre del 2009, al più tardi il primo gennaio 2010. Virano butta acqua sul fuoco “ma noooo, ma nooooo, il dialogo, il confronto, il percorso partecipato…” Ferrentino, i sindaci e tecnici si costernano, si indignano, si impegnano ma poi gettano la spugna con gran dignità. Senonché arriva una manifestazione oceanica per le vie di Susa organizzata dai comitati Notav che spaventa un po’ tutti. In testa al corteo uno striscione eloquente, enorme: Notav, NoFare. I primi a rimanerci male sono media che da tempo davano per spaccato e spacciato il movimento popolare: Sono alla frutta, Ferrentino ha convinto tutti, è fatta, scrivevano le cronache locali. Dopo lo scorno della stampa è la volta dei sindaci: devono fare i conti con trentamila persone calmamente incazzate. E, guaio grosso, chi sfila sono quasi tutti valsusini. L’unico politico presente è il solito Agnoletto che non smette di urlare: «I seicento milioni di euro stanziati dalla commissione europea possono essere utilizzati solo per la tratta transfrontaliera e quindi per il tunnel di base. Non possono essere spesi né per il nodo di Torino, né per quello di Chambery».

Nel corteo mancano tutti i sindaci di valle tranne Beppe Joannas di rifondazione, dichiaratamente contrario. In tutto a spasso ci sono tre fasce tricolori.
Mancano sei mesi alle elezioni amministrative in valle e gli amministratori tutto dialogo scoprono che il loro territorio semplicemente non ha cambiato idea: non vuole il mega cantiere, si chiami esso Tav o FARE. Un numero spiega bene che razza di opposizione sia: un sondaggio condotto dalla Ascom sostiene che l’opposizione al tunnel di base in val Susa è pari al 40%. Questo in un momento di grave crisi anche da queste parti.
L’opposizione così forte e così sfacciata significa una cosa: gli amministratori rischiano di perdere il posto se non torneranno ad ascoltare la cittadinanza che evidentemente è compatta. 
Messaggio ricevuto. I tavoli dell’osservatorio vengono disertati dai tecnici della valle su ordine dei sindaci. Il presidente Viranno si offende e a capodanno fa il botto: dimissioni. Subito tutti i politici di destra e centro-centro sinistra corrono a genuflettersi. Tutti tranne i sindaci della valle ed in particolare Ferrentino che riscopre l’ascia di guerra: “Virano evidentemente ha mire politiche, ecco perché si dimette.” Sprezzante, come ai bei tempi.
Le dimissioni di Virano non hanno nessun valore pratico, l’Osservatorio è una rappresentazione teatrale dove vengono inscenati dei ruoli.

I giochi seri, come dimostrato dai documenti che mettono nero su bianco la supposta apertura dei cantieri tra nove mesi, vengono fatti su altri tavoli.
A complicare ancora di più le carte giunge la notizia che i comitati stanno studiando delle liste civiche che hanno si al centro del programma l’opposizione senza se e senza ma al treno, ma anche strategie economico-sociali che potrebbero erodere consensi a tutti. I nomi ci sono già: alcuni sindaci del Pd, docenti universitari, giornalisti, tutta gente che sul territorio vive. 
Anche il programma sarebbe a buon punto e, secondo indiscrezioni, sarebbe impossibile dargli una connotazione politica “classica.”
Se solo prendessero il 5% dei voti abbatterebbero il dominio incontrastato del Pd in val Susa. Una mazzata d’immagine dolorosa e da evitare a ogni costo.
Piero Fassino tuona isterico: «Nessuna alleanza in val susa, e in Italia in generale, con chi si batte contro le grandi opere cui il Pd è favorevolissimo». Lui non lo sa ma almeno in val Susa questo significa che il suo partito rimarrà all’opposizione per decenni. E infatti iniziano a circolare le primi voci di contatti tra Pd e Pdl per una nuova santa ed incestuosa alleanza. Ferrentino smentisce solo in parte: «Solo casi di amministratori isolati».
In val Susa grande è il disordine sotto il cielo. Ma la situazione non è eccellente.

Liberazione – Pagina 8 – 04/01/2009