Santena – 26 aprile 2012 – La Fondazione Camillo Cavour, lunedì 23 aprile, ha conferito al giornale La Stampa di Torino il titolo di “Benemerito della Fondazione Cavour”. Di seguito, il discorso tenuto da Mario Calabresi, direttore del quotidiano torinese.
Mario Calabresi, direttore de La Stampa, ha detto: «Buonasera a tutti. Ringrazio molto a nome de La Stampa per questo riconoscimento che, diciamo così, si inserisce in quella che è la storia del giornale. Intanto, una prima cosa: il giornale, per un pelo, diciamo per pochissimo, non nasce con l’Unità d’Italia. Il giornale ha 145 anni quest’anno. Nasce nel 1867 e copre, sostanzialmente, tutta la storia. Lo scorso anno c’è stato un primo fatto, prima ancora del 17 marzo, un fatto importante che metteva bene il giornale al centro di questa storia che è stato, grazie alla collaborazione della Regione Piemonte, della Fondazione Crt e della Compagnia di San Paolo, la nascita, l’apertura dell’archivio completo de La Stampa che è consultabile gratuitamente su internet. Questo vuol dire che, dal 1867 a oggi, ci sono oltre 5 milioni di articoli che sono diventati disponibili a tutti».
Il direttore Mario Calabresi ha aggiunto: «Il giorno in cui abbiamo fatto l’annuncio, un anno fa, tra l’altro venne in redazione il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e poi venne qui anche a Santena. La cosa importante è che l’archivio de La Stampa è diventato uno strumento fondamentale di studio e di lavoro. Perché è l’unica cosa che esista oggi per chi voglia fare una ricerca, ma dalle scuole elementari, all’università, ai dottorati, è l’unica cosa accessibile, da qualunque punto d’Italia senza dover fare ricorso a ore e ore di microfilm. La prima mail che ho ricevuto, due giorni dopo l’apertura dell’archivio, con consultazione gratuita di tutti, era di un ragazzo che stava finendo la tesi di laurea. Mi scrisse che La Stampa gli aveva regalato due mesi di vita. Lui doveva trovare ancora una quindicina di cose negli archivi e avrebbe dovuto passare mesi e mesi di bobine di microfilm e, invece, mettendo la parola chiave, in due pomeriggi, ha trovato tutto. Mi disse che si era trovato in anticipo, di due mesi, sulla conclusione della tesi».
Il direttore del quotidiano torinese ha aggiunto: «Quando si avvicinava il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, soprattutto con Massimo Gramellini, abbiamo cominciato a pensare che cosa si poteva fare. Abbiamo fatto varie iniziative. La prima è stata quella di fare la storia d’Italia in 150 date che hanno scritto Fruttero e Gramellini assieme e poi abbiamo fatto, tutto lo scorso anno, la biografia di Cavour, scritta da Giorgio Dell’Arti. Non abbiamo inventato nulla di nuovo, semplicemente l’idea è stata quella di rispettare il Dna e le radici del giornale, la storia de La Stampa. Quando l’Italia unita ha festeggiato il 100° compleanno, nel 1961, La Stampa uscì con un editoriale che diceva mettete un tricolore a ogni finestra. Gramellini mi racconta questo e allora io ho detto facciamolo anche questa volte. E cominciarono in molti a dire, ma il vento è cambiato, le cose sono diverse, rischiamo di fare una figuraccia, di far vedere che il giornale non conta più niente. Perché se si dice mettete il tricolore e poi lo mettono in 10 vuole dire che proprio non conta più niente. Io però avevo questa convinzione che certe cose, soprattutto in questa area del Paese, ci sono ancora, come nel Dna del giornale nel Dna delle persone. Cioè fanno parte della tradizione, di un certo senso dello Stato, di un certo senso anche di vivere civile, di rispetto delle cose e che quindi bisognava però ricordarlo alle persone. Creare e costruire l’occasione».
«Allora, diciamo così che, al di là dell’episodio delle bandiere – ha aggiunto Mario Calabresi – la cosa per cui abbiamo pensato di caratterizzare il giornale, prima e durante, tutto l’anno passato e fino ancora quando abbiamo fatto di nuovo un insertino speciale, il 17 marzo scorso, su che cosa è stato fatto, l’idea è stata quella di dare uno spazio importante non sulle pagine di Torino, non sulle pagine regionali, ma nelle pagine nazionali. Perché comunque La Stampa vende un terzo delle sue copie a Torino e provincia, un terzo in tutto il resto del nord-ovest e un altro terzo – pari a centomila copie – nel resto d’Italia. L’idea è stata che tutto quello che accadeva a Torino fosse da raccontare non nelle pagine di Torino, ma nelle pagine nazionali. E tutti gli avvenimenti, le celebrazioni, le occasioni, anche per esempio tutti i grandi raduni grandi che ci sono stati – alpini, carabinieri ecc. – tutti i momenti importanti che ci sono stati nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia non fossero da raccontare soltanto a chi li vedeva, ma potessero diventare un momento più largo di appartenenza. E, detto fuori dai denti, che potessero essere uno spot alla città. Cioè che potessero essere un modo per fare capire come Torino è stata protagonista. E la soddisfazione più grande è che tutte le persone che sono venute a Torino sono rimaste tutte colpite ed emozionate dalle mostre, da come si presentavano le strade, dalle iniziative e dal sentimento che c’era nella città».
Mario Calabresi ha chiuso così: «Io penso che queste decisioni che sono state prese, dico finalmente, di valorizzazione di questo patrimonio che avete qui a Santena, di ristrutturazione e della costruzione del museo cavouriano e il recupero della villa e castello saranno un’altra grande occasione. Perché, guardate, pensate soltanto a dieci-quindici anni fa, si pensava che tutto questo come, per esempio, le residenze sabaude, non potessero più avere una nuova vita. Allora io, invece, sono convinto e, come dire, mi faccio garante che La Stampa seguirà questo percorso e lo farà conoscere agli italiani, per spiegargli, come dire, che sta rinascendo una grande occasione di conoscenza e di scambio culturale in questo territorio. Grazie».
2012apr23 Discorso del direttore Mario Calabresi
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