“Mai più alloggi sfitti”. Messaggio dell’arcivescovo mons. Cesare Nosiglia ai cristiani torinesi

Santena – 27 aprile 2012 – Tutte le parrocchie riceveranno domenica 6 maggio l’appello dell’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia contro l’emergenza casa: “Mai più alloggi sfitti”. Non tenere alloggi vuoti. Affittarli alle persone indigenti, a costi contenuti. Dopo l’appello lanciato il 16 aprile, mons. Cesare Nosiglia indirizza ai cristiani torinesi il messaggio che qui pubblichiamo integralmente.

«Cari fedeli della Diocesi di Torino, stiamo vivendo il prezioso tempo di Pasqua, tempo in cui rendere splendente quella vita nuova, ricevuta nel battesimo, che ci ha innestato in Cristo e resi fratelli tra noi.

Viviamo il mistero pasquale in un periodo storico non facile, percorso da segnali di crisi e da preoccupazioni sempre più pressanti. Tanti soffrono, tantissimi sono in apprensione, non pochi arrivano a vivere forme di ansia e di depressione. Da cristiani siamo però coscienti che il buio porta con sé anche un appello, un messaggio, un insieme di segni dei tempi che ci interpella nel nostro modo di vivere la fede e la sequela di Gesù. Oggi la storia ci invita a riscoprire e a rendere concreti i valori che il Vangelo da sempre ci ha presentato: la fraternità, la comunione, la sobrietà, l’amore. E, soprattutto, la condivisione.

Così ce la racconta il libro degli Atti degli Apostoli: La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune […]. Nessuno, infatti, tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno (At. 4,32.34)

Certo si tratta di un ideale che va capito contestualizzandolo nella situazione della prima comunità di Gerusalemme. Ma se così ce lo ha riportato Luca è certamente per farci comprendere qualcosa di importante. Non c’è obbligo a donare, né tantomeno a mettere noi in difficoltà per aiutare gli altri (cfr. 2Cor. 8,13). La condivisione, però, è essenziale alla vita buona del Vangelo, come essenziale è il preservarne la verità. Il bisogno di ciascuno deve orientare il vivere dei singoli e della comunità secondo Cristo. Anche per i cristiani di oggi, rinnovati dal sacrificio pasquale e stimolati dagli avvenimenti del presente.

Nei giorni passati ho richiamato una forma di povertà crescente che coinvolge sempre più persone e famiglie nel nostro territorio: si tratta del problema della casa. Alcuni da anni sono costretti a vivere per strada, aggrappati alle opportunità di Istituzioni e volontariato per riuscire a non trascorrere all’addiaccio soprattutto le gelide serate invernali.

Altri si trovano nella necessità di una abitazione più adeguata perché il nucleo si è ingrandito o hanno in carico persone anziane e ammalate che richiedono anche spazi maggiori e meglio costruiti. Altri, infine, sono costretti in modo repentino a dover lasciare la casa perché non più in grado di farsene carico a livello economico. Sono famiglie in cui è entrata potentemente la disoccupazione o la cassa integrazione, dove le risorse si sono sensibilmente indebolite, dove i costi si sono fatti insostenibili. Gente senza storie di povertà alle spalle, ma figli di una crisi che sembra non guardare in faccia nessuno. Con conseguenze gravi e spesso senza alternative.

In Torino esiste un grande patrimonio di alloggi: più di 2 mila le case signorili, oltre 400 mila tra quelle considerate «abitazioni di tipo civile» e quelle di «tipo economico», 64.500 gli alloggi di tipo popolare. Tante di esse sono regolarmente abitate ma un buon numero – circa il 40 per cento delle abitazioni private – risulta essere una seconda casa. E tra queste non poche risultano non concesse in affitto o in comodato. Vale a dire case e alloggi sfitti.

Così, proprio nel cuore di un tempo difficile, a famiglie senza casa si associano case senza famiglie! La casa è per sua natura il luogo dove nascono e si coltivano gli affetti, le relazioni primarie, dove si costruisce il presente con l’occhio lungo sul futuro. La casa è il luogo dove la dignità delle persone viene conservata e fatta crescere, il riparo che consente di essere aperti ed accoglienti, responsabili e attenti. La casa è il luogo della storia delle famiglie e degli individui, è il focolare intorno al quale si realizza la vocazione all’accoglienza, alla trasmissione e alla cura della vita umana. La casa, per noi discepoli del Cristo, è il luogo in cui cresce e germoglia la chiesa domestica. Non possiamo accettare che nella nostra città, la patria di una scuola di santità e di umanità di alto livello, ci siano abitazioni che ospitano il vuoto e non la relazione mentre non possiamo più dire – come i primi cristiani – che nessuno era bisognoso.

Per questo, come pastore della nostra comunità cristiana, sento il dovere di indirizzare a tutti un caloroso invito alla condivisione, a partire dalla questione della casa. Non lasciamo più inabitati gli alloggi di nostra proprietà. Facciamoli fruttare, rendiamoli convenienti per noi e per chi ne ha davvero bisogno. Su questo tema delicato e urgente ho trovato l’attenzione di tanti soggetti, a partire dal Comune di Torino con il quale abbiamo costruito una campagna di sensibilizzazione: Mai più sfitti. Dare valore agli alloggi, conservare dignità alle persone. Servono alloggi a costi contenuti per soluzioni abitative temporanee e a medio o lungo termine. Servono per persone italiane e straniere, per giovani famiglie o anziani con redditi bassi, ma anche per giovani studenti.

Tutti in situazione di vulnerabilità. Soprattutto serve la disponibilità ad affittare case a queste persone. E, per questo, sono attivi alcuni strumenti che possono garantire meglio la nostra generosità. È il caso della Fondazione Don Mario Operti che, da qualche anno, ha assunto in sé il progetto Insieme per la casa, nato agli inizi del 2000 dall’idea lungimirante del compianto don Gianni Fornero e della Caritas Diocesana. Oppure l’agenzia Locare, voluta dal Comune di Torino proprio per agevolare e sostenere i proprietari che mettono a disposizione alloggi per la fasce più fragili della società.

Entrambe – ormai ben rodate dall’esperienza – sono in grado di offrire incentivi, garanzie, coperture economiche, accompagnamento, aiuto nel disbrigo delle pratiche burocratiche. Attraverso l’utilizzo di tali strumenti la condivisione non è un salto nel buio verso un futuro fatto solo di problemi e difficoltà con gli inquilini o con i proprietari. Ma diventa una vera alleanza che unisce insieme convenienza economica e valore della condivisione, prospettive del proprietario e speranze dell’inquilino. Infine, serve anche la disponibilità per ospitalità di piccola durata, in situazione di emergenza. Sono molte le realtà di volontariato che si interessano di questo aspetto più «provvisorio» nella nostra Chiesa e che possono essere messe in pista per accogliere la generosità dei cristiani.

Dunque, le opportunità non mancano. Serve il coraggio di utilizzarle. Rendiamo viva la parola di Gesù nel suo grande discorso di addio: da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri (Gv. 13,35).

E se non siamo tra coloro che possiedono case, possiamo sempre farci portatori del messaggio ai nostri proprietari, negli ambienti che frequentiamo, tra i nostri vicini ed amici. Sono certo che saprete accogliere questo invito come proveniente da un fratello, un padre e un amico.

Torino, 6 maggio 2012

 

+ Cesare NOSIGLIA
Vescovo

 

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Fonte: settimanale diocesano La Voce del Popolo, 29 aprile 2012

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