Santena – 4 maggio 2012 – Domenica e lunedì si vota. Di seguito una breve chiacchierata con Domenico Galizio che per alcuni giorni ha ricoperto il ruolo di candidato sindaco.
Domenico Galizio, quale commento fai nel momento in cui sei fuori dai giochi?
«Magari mi sarà sfuggito qualcosa – afferma Galizio –, ma mi sembra che dagli interventi fatti dai protagonisti della campagna elettorale sia del tutto scomparso il tema che ha dominato i 4 anni dell’amministrazione precedente. Non dico che si debba parlare solo di quello, certo è opportuno cambiare registro, però non si può neanche dimenticare quanto successo. Quindi sarebbe stato bello che i protagonisti delle liste si fossero espressi rispetto all’impegno che vanno a prendere con gli elettori rispetto ai tema delle legalità. Si può capire che gli ex compagni di squadra di Nicotra propongano un’assoluzione generalizzata dell’operato della passata amministrazione. Trovo strano che chi si propone come nuovo non dica che garantirà assoluta legalità in tutti gli atti amministrativi e si metterà a disposizione dei cittadini che potranno rivolgere critiche, dialogando con loro, anziché bersagliarli di querele, così come avvenuto molte volte fino a oggi. Mi sembra invece che tutte le liste in campo abbiamo ignorato o fatto scempio di quello che è stato e che avrebbe dovuto costituire la lezione dei 4 anni precedenti».
Il fatto più rilevante della competizione elettorale è che Benny Nicotra è assente?
«Certo – afferma Domenico Galizio –. E’ stato tolto di mezzo dalla competizione anche grazie al contributo di soggetti che attualmente sono presenti in diversi liste che si contendono i posti nel parlamentino cittadino. La cosa strana è che – secondo me – è stata tolta di mezzo anche l’opposizione autentica a Nicotra. Di fatto, politicamente la sinistra è sparita dallo scenario elettorale santenese. Hanno un bel portare alcuni esponenti del Pd a Santena a fare testimonianza, ma in buona sostanza esaminando i candidati delle varie liste mi sembra si possa affermare che non esiste più neanche la memoria storica della sinistra santenese».
Questo cosa significa: passate le elezioni fuori dal consiglio potrebbe svilupparsi una forza extra consiliare? Potrebbe nascere una opposizione sociale, di sinistra o che almeno gli somigli?
«Io mi auguro che ciò accada – aggiunge Galizio –. Oggi, a urne ancora chiuse, resta sul tavolo l’ipotesi che gli eredi di Nicotra possano di nuovo essere al timone di comando. Invece molti di coloro che in questi anni hanno cercato di ostacolare quel tipo di sistema nelle varie liste sono poco rappresentati, anzi direi che, in buona sostanza, non sono rappresentati in nulla. Ci sono espressioni di un buonismo generico, dove bisogna essere d’accordo tutti su tutto. Per carità, va bene auspicare maggiore armonia e correttezza di rapporti tra avversari, ma non si può dire che si è tutti uguali e che tutto è indistinto. O che tutti sono chiamati a concorrere al bene comune, a prescindere dai comportamenti del passato».
Nel futuro intravedi la possibilità di continuare a impegnarti politicamente?
«Vedremo. Dopo che avrò rimarginato le ferite, asprissime, che mi sto curando da un mese a questa parte. E che non sono ferite politiche perché io, da anni, non esprimevo una posizione politica mia personale rispetto alle appartenenze di partito. Da quando sono rientrato in campo politico ho sempre fieramente proposto una posizione civica e non è certo compito mio farmi paladino di parti politiche. Mai dire mai. Comunque la situazione che si è concretizzata mi porta a dire che oggi non c’è spazio per questo tipo di progetto. Il cammino di Santena Cambia è stata l’esperienza che più di altre si era avvicinata a una effettiva proposta di cambiamento: in realtà è stata demolita. E devo ancora capire come e quando e da chi. E’ stata demolita per restaurare quello che, da tempo, a Santena abbiamo sempre visto. Si spera che chi vinca faccia meglio di quanto fatto nel passato – e ci vorrà poco – ma, di certo, non c’è da essere ottimisti. Il mio impegno personale, se ci sarà, lo vedrò più in là. Nella speranza che, in futuro, si possa essere in numero sufficiente per affermare un qualcosa di concreto che porti a un effettivo cambiamento. Fare testimonianza, a livello elitario, di un qualcosa che si ritiene migliore, ma che però non ha nessuna possibilità di riuscita, perché viene soffocata nel momento i cui ha maggiori possibilità di affermarsi per ora porta a una amara conclusione: a Santena, sinora, è impossibile proporsi per un cambiamento».
Domenico Galizio, alla luce di questa tua analisi, che farai il 6 e 7 maggio? In città, come nel parlamento, è stato tolto di mezzo tutto quello che, anche solo lontanamente, puzzava di sinistra.
«Il mio non può che essere un commento desolato. Comunque sia, di fatto, non riesco a intravedere una qualche prospettiva. E questo non vorrei venisse interpretato come la classica reazione del trombato che, di fatto, non è riuscito ad ottenere quanto voleva. Onestamente, oggettivamente, devo dire che non ero solo a portare avanti tutta una serie di istanze: la moneta con cui sono stato pagato, a parte quella del tradimento, è anche la moneta di tanti cari amici, di gente che non aveva partecipato attivamente, ma che mi ha dimostrato tanta delusione per come è finita la vicenda di Santena Cambia. Io davvero credevo che con Santena Cambia si potesse arrivare a costruire qualcosa di diverso per la nostra città. E, in città, c’era qualcuno che, a prescindere dalle appartenenze di partito, voleva questo. Sinceramente questi soggetti non li vedo rappresentati nelle cinque liste che oggi sono in lizza a Santena. Ci sono dei personalismi. Ci sono delle aspettative più o meno ambiziose di cariche. C’è una volontà dichiarata di lavorare in modo diverso dal passato, di lavorare in squadra, di fare tante belle cose, ma sono tutte dichiarazioni che verificheremo poi, quanto potranno essere concretizzate. A questo punto dovrò trovare la forza di andare a votare. Non andare a votare mi sembra un fatto non positivo, ma votare per questi mi diventa davvero difficile. Posso avere stima per qualche persona, ma gli schieramenti di lista, così come si sono configurati, non possono essere qualcosa in cui uno si possa riconoscere, almeno, non io».
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