Santena – 15 luglio 2012 – Giovedì mattina Rsu e sindacati hanno riunito i lavoratori della Belconn gomma & cavi davanti ai cancelli per fornire una serie di informazioni rispetto alla dichiarazione di fallimento arrivata dal tribunale di Torino. Di seguito, le interviste a Giampiero Drappero, Femca Cisl ed Elena Petrosino, Filctem Cgil.
L’assemblea si è svolta davanti ai cancelli, i sindacalisti hanno parlato per 40 minuti dopo avere riunito tutti sotto una tettoria in metallo sita ai lati del cancello. Un luogo al riparo dal sole ma troppo piccolo per contenere tutti i lavoratori che si sono sistemati anche ai lati della struttura.
«La situazione della Belconn gomma & cavi è chiara – spiega Giampiero Drappero, Femca Cisl, ad assemblea appena chiusa – si tratta di un fallimento che si è innescato dentro una cessione di ramo d’azienda. Chi si era assunto l’impegno di effettuare una ristrutturazione aziendale ha realizzato una truffa, tanto è vero che l’effettivo titolare – Claudio Gabriele Belforte – è stato arrestato. Il tribunale a fronte di tale situazione non ha fatto altro che fare fallire la Belconn gomma & cavi. Abbiamo organizzato una assemblea con i lavoratori per fornire una serie di informazioni sulle prossime scadenze. L’incontro arriva dopo la data della sentenza che ha sancito il fallimento e gli accordi di esame congiunto che noi abbiamo fatto in Regione Piemonte per la cassa integrazione di un anno e, contestualmente, anche della mobilità volontaria come strumento di ricollocazione. Abbiamo fornito tutta una serie di informazione sulle scadenze burocratiche previste dell’iter ai poco meno di cento lavoratori che oggi sono in capo alla Belconn gomma & cavi».
Giampiero Drappero aggiunge: «Abbiamo informato anche rispetto alla soluzione che sta maturando in merito al pericolo di avere alcune settimane scoperte di cassa integrazione. La Regione Piemonte, a fronte di una eventuale risposta negativa dal ministero, si è impegnata a trasformare tale periodo in cassa in deroga».
Tra le informazioni fornite ai lavoratori vi è la questione dell’ipoteca che grava su alcune strutture ex Ages. Drappero spiega: «Quando la Belconn gomma & cavi si è insediata ed ha acquisito il ramo d’azienda ha dovuto acquisire anche il capannone e i relativi macchinari. La Belconn gomma & cavi però non ha mai onorato questi debiti per cui l’Ages continua a essere proprietaria. Sul capannone esiste una ipoteca di primo grado a favore di Ages in amministrazione straordinaria: 2.750.000 euro del valore che realizzerà Belconn gomma & cavi andranno in capo alla procedura ex Ages».
Elena Petrosino, della segreteria provinciale Filctem Cgil, sempre a fine assemblea, afferma: «Con il subentro del fallimento, almeno da un punto di vista formale e legale, abbiamo messo un punto fermo tutta la situazione precedente. E oggi siamo nelle condizioni di poter dire a questi cento lavoratori che c’è almeno un anno di cassa integrazione, con l’anticipo delle mensilità da parte del Comune di Torino. Poi, quando arriverà il via libera alla cassa dal ministero, ci sarà una compensazione tra Inps e comune di Torino. Dopo quest’anno di cassa ci prendiamo l’impegno di verificare con la Regione Piemonte se ci saranno le condizioni per ulteriori mesi di cassa in deroga e poi, purtroppo, per i lavoratori ci sarà la mobilità. Questo, a meno che, durante il periodo della procedura di fallimento, non arrivi un bando pubblico per l’acquisto di tutto o parte delle strutture e si trovi una soluzione per parte o per tutti i dipendenti».
L’esponente della Filctem Cgil, aggiunge: «Abbiamo verificato che, sino a oggi, non ci sono manifestazioni di interessi. Si tratta di un’area molto grande, con un problema molto rilevante di sicurezza legato alla presenza dell’amianto. A fronte di tale situazione crediamo sarà difficile immaginare un riavvio della produzione per questo sito produttivo. Speriamo che almeno qualcuno sia interessato ai macchinari».
«Ai lavoratori con l’assemblea abbiamo ricordato le prossime scadenze – aggiunge Elena Petrosino – a partire da martedì prossimo, 17 luglio, quando ci sarà la raccolta della documentazione per le domande per l’anticipo della cassa integrazione da parte del Comune di Torino. Verso metà novembre ci sarà l’udienza in tribunale per l’insinuazione allo stato passivo del fallimento. Come tutti i creditori, trenta giorni prima dell’udienza, i lavoratori dovranno consegnare tutta la documentazione».
La vicenda Ages è uno dei tanti esempi di quanto sta capitando in tutta la provincia come nell’intero Paese. Elena Petrosino commenta così: «Credo che a partire dal 2007-2008 in poi ci sia stata consegnata una crisi, profonda e drammatica del sistema produttivo del nostro Paese. Certo ci sono responsabilità dovute sia debolezza del sistema produttivo italiano sia alla congiuntura internazionale. Ma c’è anche chi, all’interno di questa crisi, ha approfittato della situazione per cercare di trarne il massimo vantaggio: questo è quanto successo anche nel sito produttivo santenese».
Un concetto che Giampiero Drappero riprende: «l’agonia dell’Ages non è un caso anomalo: noi quotidianamente assistiamo a casi di aziende che falliscono e poi, per motivi diversi, si presentano imprenditori non sani in cerca del business e non certo per sostenere l’occupazione e sostenere l’attività industriale».
Elena Petrosino chiude così l’intervista: «In questo momento per noi del sindacato è molto difficile essere ottimisti rispetto al futuro. È molto difficile esserlo considerate le caratteristiche che oggi mostra il sistema produttivo. È molto difficile essere ottimisti anche per la piega che sta prendendo la normativa nazionale che sta aggravando ulteriormente le condizioni dei lavoratori. La riforma del mercato del lavoro e la revisione della spesa avviata dal Governo stanno penalizzando sia i lavoratori dipendenti sia coloro che a breve accederanno al traguardo della pensione. Con tali prospettive c’è ben poco da essere ottimisti».
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