Torino – 26 luglio 2012 – Di seguito, il messaggio di Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino, per le vacanze estive.
UN TEMPO DI RIPOSO, PER COLTIVARE LA SPERANZA.
MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO PER LE VACANZE ESTIVE IN UN PERIODO DIFFICILE,
DA AFFRONTARE CON CORAGGIO E CONSAPEVOLEZZA.
«Forse mai come quest’anno le vacanze di agosto si presentano, per Torino e il suo territorio, sotto il profilo della preoccupazione per tutti gli aspetti di una crisi economica e sociale di cui fatichiamo a scorgere la conclusione e che anzi continua a pesare nella vita di tante famiglie. La stanchezza è grande e si fa sentire a Torino più che in altre realtà italiane, proprio perché il nostro territorio è, anche oggi, un «laboratorio del cambiamento», in cui il passaggio da una struttura quasi esclusivamente industriale a una società più complessa di servizi, comunicazioni, ricerca, formazione è in corso e si sta costruendo giorno dopo giorno.
Di questo passaggio dobbiamo essere consapevoli: accanto alle situazioni di grande difficoltà e sofferenza crescono anche occasioni e opportunità. Intuire «il nuovo», raccogliere certe sfide è compito che tocca a ciascuno di noi, proprio perché non possiamo più pensare in termini di «rendite di posizione»: dobbiamo essere capaci tutti – adulti, giovani, e anche anziani! – di metterci in gioco. Reagire alle difficoltà con il coraggio e la consapevolezza che vengono dalla speranza che sappiamo costruire – dentro di noi come nella società.
È proprio il «dentro di noi» la sfida che questo tempo estivo ci propone. Il rallentamento delle attività lavorative, così come delle istituzioni e della politica propongono l’opportunità di una «pausa» che può essere feconda. Durante il resto dell’anno le preoccupazioni e gli affanni ci obbligano a «correre» forse anche più di quanto sia necessario. In queste settimane è invece possibile «respirare» con maggiore calma, e cogliere l’opportunità per rientrare in noi stessi: leggere finalmente quei libri che abbiamo accumulato sul comodino o la scrivania; non sfuggire a qualche momento di silenzio e di riflessione, personale e comunitaria. Recuperare il tempo prezioso che non sempre riusciamo a dedicare alle persone che ci sono care. Non negarsi occasioni per incontri significativi, sul piano culturale come su quello spirituale e per rinnovati impegni di solidarietà e servizio a chi ci interpella per le gravissime difficoltà che sta vivendo. Ricordiamoci che anche d’estate i poveri e quest’anno tanti nuovi poveri che si aggiungono per la mancanza di lavoro, la crisi dell’abitare o sofferenze e difficoltà familiari, non vanno e non pensano affatto alle ferie.
La «qualità della vita» che rivendichiamo ha indubbiamente bisogno di condizioni materiali accettabili per tutti, ma è altresì fatta anche dalle scelte che riusciamo a promuovere proprio nel campo dei rapporti di prossimità personali e familiari e dei modi in cui decidiamo di «coltivarli». Il riposo non è soltanto un sospirato diritto, ma anche un «dovere»: recuperare serenità ed energia per essere davvero noi stessi, al di là dei ruoli, dei mestieri, delle convenzioni; ristabilire un rapporto con il Signore del tempo che ce lo ha donato e ce lo conserva quale dono di amore da offrire agli altri, ai nostri cari e amici anzitutto, che forse durante l’anno trascuriamo, ma anche a chiunque Lui ci fa incontrare e riconoscere come suo figlio e nostro fratello.
L’interruzione dei tempi del lavoro significa anche ribadire la volontà di recuperare una dimensione autentica della vita personale, familiare e comunitaria. Anche oggi, quando con troppa disinvoltura si vorrebbe cancellare la domenica, dobbiamo essere capaci di ribadire la nostra volontà di «marcare il tempo», di testimoniare che non tutti i giorni sono uguali. Difendere il riposo festivo è un impegno che non riguarda solo i cattolici e la Messa domenicale: mi pare piuttosto una battaglia di civiltà, proprio perché non possiamo accontentarci di appartenere ad una società che continua a puntare sul consumismo e il mercantile a scapito delle persone e delle loro relazioni primarie.
L’occasione del riposo è anche quella di un augurio di speranza: le difficoltà che viviamo non sono insormontabili, dipende anche da noi – da ciascuno di noi e da tutti insieme! – inventare soluzioni per una vita migliore, che sia non solo più «benestante» ma – davvero – più felice. La Vergine che invochiamo come Consolatrice, e che in questo tempo d’agosto celebreremo come Assunta in cielo, sia davvero per tutti noi «fontana vivace» di quella speranza che non ci deve mai mancare.
Vi benedico di tutto cuore
Mons. Cesare Nosiglia,
Vescovo padre e amico»
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Fonte: comunicato stampa Arcidiocesi di Torino