Santena – 9 ottobre 2012 – La Fondazione Camillo Cavour ha conferito alla Compagnia di San Paolo il titolo di “Benemerito della Fondazione Cavour”. La consegna è avvenuta martedì 2 ottobre scorso, nel salone diplomatico. Di seguito l’intervento di Sergio Chiamparino, presidente della Compagnia di San Paolo.
Sergio Chiamparino, presidente della Compagnia di San Paolo, ha iniziato così: «Beh, intanto grazie al presidente della Fondazione Camillo Cavour Nerio Nesi e a tutti gli amici della Fondazione e ai volontari dell’associazione Amici della Fondazione che mi hanno fatto il piacere e l’onore, in quanto – spero – adeguato rappresentante pro tempore della Compagnia di San Paolo. Io vorrei, prima di tutto, ringraziare per questa benemerenza che è un vero onore per l’ente per l’istituzione che rappresento e poi ringraziare in particolare Nerio Nesi e tutti i suoi collaboratori e collaboratrici perché credo che senza la sua passione, impegno e dedizione, molte delle cose che sono state fatte qui nel complesso cavouriano per rimetterlo all’onore del mondo, e ridare una prospettiva e un futuro non solo al complesso, ma anche al ruolo nella storia, nella cultura italiana ed Europea di Cavour non si sarebbe potuta fare. Grazie Nerio. Bisognerebbe che ci fosse sempre una benemerenza annuale da dare anche a te, a fianco di quella che date voi. Ringrazio di nuovo tutte i colleghi, posso dire ancora così, sindaci oggi presenti e rappresentanti di diverse città. Peraltro, quando ero sindaco avevo con me in giunta Marta Levi e Fiorenzo Alfieri che hanno il grande piacere e l’onore di essere qui diciamo a questa cerimonia. Con l’occasione saluto anche alcuni amici che mi fa particolarmente piacere vedere: ex collaboratori come l’ing. Brero e l’ing. Quirico che credo abbiamo avuto anche un ruolo attivo e operativo oltre che di impostazione progettuale. Saluto la dottoressa professoressa Roccia che, come si può dire, è la nostra musa, la musa dell’archivistica torinese, in particolare del comune di Torino. Oggi venendo qui ho visto anche amici di gioventù come Giovanni Gaude, un sindacalista di quelli che sapevano mettere insieme anche l’asprezza del confronto sindacale con la capacità di costruire soluzioni. Intanto lasciatemi poi anche ricordare che sono stato qui già un paio di volte, in veste istituzionale, quando portavo la fascia tricolore: una prima volta ricevemmo il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi; la seconda volta ricevemmo l’attuale presidente Giorgio Napolitano. Una mattinata caldissima».
«Naturalmente – ha detto Sergio Chiamparino – l’onoreficenza la riceverò io come presidente della Compagnia di San Paolo però la benemerenza vera è alla Compagnia di San Paolo e credo allora sia giusto, prima di ogni altra cosa, dire due parole su di essa. È una istituzione filantropica che nasce attraverso un lungo processo storico. Nasce nel 1563, tanto è che il prossimo anno si festeggeranno i 450 anni. Precede la costituzione della banca Istituto San Paolo, nel senso che la banca, attraverso lo sviluppo storico di qualche secolo, nasce proprio per portare alimento finanziario alle attività di sostegno ai poveri che era all’origine della costituzione dalla Compagnia di San Paolo o meglio dell’Ufficio Pio dell’Istituto San Paolo. E, in epoca contemporanea, rinasce con la Legge Amato nel momento in cui, giustamente si decide di suddividere all’interno delle banche la parte votata a essere soggetto di mercato, quindi a operare come una azienda, alla parte destinata ad attività filantropiche».
«Questa istituzione filantropica – ha spiegato Chiamparino – ha un patrimonio che, tenendo conte dell’oscillazione di Borsa si è ridotto, come tutte, ma continua a essere assai significativo: è dell’ordine di circa 5 miliardi di euro, di cui una parte ai valori attuali di mercato, pari al 40 per cento, è investito nella Banca Intesa San Paolo, per un valore pari al 10 per cento del capitale di quella banca. Per la restante parte è investita in attività diversificate, amministrate da una società di gestione del risparmio. E’ proprio grazie a questo, che Nerio sa meglio di me diciamo per le vicende che stanno attraversando il mondo finanziario nazionale e internazionale; grazie a questa parte di investimento diversificato la Compagnia è riuscita, riesce – e ritengo di poter dire riuscirà – negli anni ad avere se non di più almeno lo stesso livello di erogazione, pari a 130milioni l’anno, che sono grosso modo divisi in ragione di 50milioni alle attività di ricerca nei vari campi e di educazione superiore, un po’ meno di 50milioni vanno alla attività in campo sociale – il lavoro e il sostegno alla casa – e i restanti vanno alle attività culturali, ivi compreso questa di Santena. Questo è per darvi una idea della dimensione degli interventi. Sono anche gli interventi che noi pensiamo di poter mantenere anche nel futuro prossimo: poi, naturalmente, si può sempre fare meglio, ma intanto avere un minimo di garanzie in questa direzione credo sia utili saperlo per tutta la comunità».
Sergio Chiamparino ha proseguito: «In tutto questo la Compagnia svolge un ruolo, come dire, di secondo piano. Il nostro ruolo è di sostegno alle attività di quelle istituzioni che hanno la responsabilità, o per legittimazione democratica o per altre ragioni, che sono in prima fila nell’affrontare determinati temi. Quindi il nostro ruolo non è tanto quello di apparire. Poi, io sono naturalmente molto lieto di poter mettere nei nostri uffici di rappresentanza questa onoreficienza. Ma il nostro ruolo non è quello di apparire, quanto di riuscire, stando al nostro posto, a fare sistema e a far sì che riescano i progetti. E credo che, da questo punto di vista, l’intervento fatto qui – parlo di cose che mi precedono – sia stato e sia però un intervento per molti aspetti paradigmatico di questo che sto’ per dire. Qui sul complesso cavouriano non si è solo fatto un intervento pur importante per le coperture o sulla struttura, ma, nell’ambito della manutenzione del parco, attraverso l’impiego dei voucher siamo intervenuti dando occupazione a decine di operai dell’Ages per un impegno non trascurabile, superiore ai 150mial euro. Credo che un intervento di questo genere – riandando a una terminologia dei tempi passati – sia un lavoro socialmente utile, aggiungerei un lavoro socialmente utile vero, perché purtroppo la storia d’Italia ci ha abituato a lavori socialmente utili diventati del tutto inutili e anche dannosi che hanno solo fatto solo spendere soldi. Qui a Santena, invece, il lavoro è socialmente utile sul serio, anche per la dignità dell’impegno. Noi abbiamo già chiesto ai nostri uffici ai nostri responsabili del settore politiche sociali di studiare la possibilità di allargare questo tipo di intervento perché, purtroppo, come diceva il sindaco Ugo Baldi, parlando di Santena, ma purtroppo il discorso è generale, questo tema della crisi e del lavoro richiede interventi che certamente non sono interventi risolutivi però sono interventi che, se appoggiati su progetti che producono attività vere, possono servire a tamponare in modo costruttivo e utile e a consentire, non solo una boccata di ossigeno, ma una boccata che apre anche le prospettive per il futuro. Quindi stiamo anche studiano la possibilità di ampliare questi progetti».
«Sul complesso dei beni cavouriani la Compagnia non ha solo fatto interventi meritevoli e puntuali – ha precisato Sergio Chiamparino –. Credo abbia anche fatto la progettazione del recupero dei beni del complesso che poi ha consentito – come ha confermato il giovane assessore alla Cultura, Paolo Romano, con cui mi complimento – per attivare altre risorse ben più importanti di quelle che abbiamo messo noi. Perché poi, alla fine, per quanto noi si possa mettere, si può arrivare anche a sfiorare 500-600mila euro, ma sono sempre risorse insufficienti rispetto alla gestione di un progetto di questa natura. Riuscire invece, attraverso al Regione ad attivare un finanziamento del Fondo europeo per lo sviluppo regionale è la vera risorsa con la quale questo progetto può decollare. Ecco allora questo è il ruolo: un intervento paradigmatico. Certo sono stati rilevanti 150mila euro per la manutenzione parco. Certo sono importanti i 200mila per la copertura, certo contano i 250mila euro della progettazione, ma la cosa più importante è che tutto ciò ha attivato un investimento ben più significativo che può dare un respiro strutturale e strategico al progetto. Ecco, questo è un po’ il modo con cui noi, credo, dovremo sempre più operare, insieme alle altre associazioni e istituzioni che rappresentano il nostro territorio».
Chiamparino ha proseguito: «Credo poi sia particolarmente importante questo intervento sul complesso cavouriano perché non si è mai disgiunta la cultura dall’attrattiva turistica – come invece successo da altre parti altre parti, dimostrato solo un atteggiamento elitario da ottimato della cultura che è l’esatto opposto di chi sa fare della cultura versa. Santena è la dimostrazione che senza perdere in qualità la cultura possa esser fruibile alla maggior parte possibile di popolazione locale e non solo. Qui ci sono i margini per un intervento che ha delle potenzialità enormi: basta guardarsi attorno, le stanze, il parco… C’è però un altro aspetto che a me preme sottolineare prima di concludere. Noi viviamo una fase in cui le difficoltà del Paese, l’affanno del Paese è evidente. E se dovessi dire qual è la risorsa principale che manca al nostro Paese è la fiducia. È la fiducia. Perché poi, se uno va a vedere, non è vero che non ci sono imprenditori, non è vero che non ci sono lavoratori che hanno voglia di lavorare, non è vero che non ci sono giovani che hanno voglia. Manca qualcosa che faccia da collante a tutto ciò, che è la fiducia di noi stessi a un progetto collettivo. A questo punto rivolgo una domanda retorica: ma non sarà che questa criticità di oggi abbia qualche cosa a che fare anche con il fatto che siamo l’unico grande Paese in cui quella che è stata l’unica vera grande epopea di costruzione nazionale viene rimossa e viene messa ai margini persino anche dai libri di storia? Perché io non dimentico che non è passato molto tempo da quando in questo Paese si discuteva se valeva la pena o no festeggiare i 150anni dell’Unità d’Italia. Io ero ancora sindaco; la discussione, come dire, ha preso un certo percorso solo perché qualcuno si è battuto per quelle cose. Se vogliamo ricordare furono rappresentanti di importanti organizzazioni professionali italiani i primi a prendere la parala per dire che non bisognava fare festa, perché costava troppo. Ma quale altro Paese porrebbe una questione del genere di fronte alle celebrazioni di un secolo e mezzo di vita dell’Unità nazionale? Eppure non è passato tanto da questa situazione. Poi, per fortuna e grazie soprattutto all’autorevolezza del Presidente Napolitano e Ciampi, ha preso una certa strada. Alla fine è stata festa. Ecco, allora io dico, secondo me ha a che vedere con il fatto che quella epopea nazionale che è stato il Risorgimento è – quando va bene – solo un pezzo di storia forse un po’ meno noiosa di altri che viene letta e studiata da chi frequenta il liceo. Bisogna che diventi un qualcosa di più».
«Ma fare storia e memoria senza luoghi dove in cui questa storia e questa memoria si deposita non è possibile – ha chiuso Sergio Chiamparino – . Qualsiasi Paese al mondo ha i luoghi della memoria, della sua storia. E il complesso cavouriano di Santena può diventare uno dei luoghi in cui ricostruire uno spirito nazionale del nostro Paese. Voi qui avete tutte le risorse per farlo – dalla qualità ambientale, alla cultura, al sedimento della memoria – a cominciare dallo spirito della comunità santenese. Insieme all’impegno di Nerio Nesi e di altre personalità che si sono impegnate con il loro sapere, con la loro cultura. La comunità santenese, anche attraverso alti e bassi, credo abbia sempre fatto sentire il suo stimolo il suo sostegno, la sua voglia di essere depositaria di questo luogo della memoria e dello spirito nazionale. Andiamo avanti così. Noi faremo il possibile e saremo sempre al vostro fianco».
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