Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 2 all’8 dicembre 2012

Santena – 2 dicembre 2012 – Di seguito, alcune proposte di riflessione, per i giorni dal 2 all’8 dicembre 2012, tratte dalla liturgia del giorno, con commento alle letture domenicali.
Domenica 2 dicembre 2012

Farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia

Ecco verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia; egli eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla. Così sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.
Ger 33,14-16

Il Signore vi faccia abbondare nell’amore vicendevole

Il Signore poi vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti, come anche noi lo siamo verso di voi, per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi. Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù: avete appreso da noi come comportarvi in modo da piacere a Dio, e così già vi comportate; cercate di agire sempre così per distinguervi ancora di più. Voi conoscete infatti quali norme vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.
Ts 3,12-4,2

State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano

Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo”.
Lc 21,25-28.34-36

Non soccombere ai ritmi convulsi delle nostre giornate

La liturgia di questo tempo di Avvento ci invita ad alzare lo sguardo e ad aprire il cuore per accogliere Colui che è atteso dal mondo intero, Gesù. C’è in tanti il desiderio di un tempo nuovo, di un mondo nuovo. È il desiderio di tanti paesi martoriati dalla fame, dall’ingiustizia e dalla guerra; è il desiderio dei poveri e dei deboli, dei soli e degli abbandonati. La liturgia dell’Avvento raccoglie questa grande attesa e la dirige verso il giorno della nascita di Gesù. È lui, infatti, colui che salverà il mondo dalla solitudine e dalla tristezza, dal peccato e dalla morte. Sono passati poco più di duemila anni da quel giorno che ha cambiato non solo la numerazione del calendario, ma la storia stessa del mondo. Il profeta Geremia lo predisse vari secoli prima: “Ecco verranno giorni nei quali io – oracolo del Signore – realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia” (Ger 33,14-15).
Quei giorni si stanno avvicinando, eppure noi siamo così caparbiamente chinati su noi stessi e sui nostri affari da non renderci conto che sono ormai alle porte. La stessa vita che conduciamo è spesso segnata da uno stile per lo più disimpegnato e complessivamente privo di vigore. In genere ci rassegniamo ad una vita banale e senza futuro, senza speranze, senza sogni. La proposta del tempo di Avvento scuote questo modo rassegnato e abitudinario di vivere. La Parola di Dio infatti ci mette in guardia a non lasciarci sopraffare da uno stile di vita egocentrico, ci avverte a non soccombere ai ritmi convulsi delle nostre giornate. Sono vere anche per noi le parole del Vangelo di Luca: “Badate bene. Non lasciatevi intontire da orge e ubriachezze. Non abbiate troppe preoccupazioni materiali. Altrimenti diventerete pigri, vi dimenticherete del giorno del giudizio e quel giorno vi piomberà addosso improvvisamente. Infatti, esso verrà su tutti gli abitanti della terra co-me un laccio. Voi invece state svegli e pregate senza stancarvi” (Lc 21,35-36). Stare svegli e pregare: ecco come vivere questo tempo da oggi sino a Natale. Sì, dobbiamo stare svegli. Il sonno nasce dall’ubriachezza del girare sempre attorno a se stessi e dal restare bloccati nel chiuso della propria vita e dei propri problemi. È qui la radice di quell’intontimento e di quella pigrizia di cui ci parla il Vangelo. L’Avvento ci invita ad allargare la mente e il cuore per aprirci a nuovi orizzonti. Non ci viene chiesto di fuggire dai nostri giorni e tanto meno di proiettarci verso mete illusorie. Al contrario, questo tempo è opportuno per avere un senso realistico di sé e della vita in questo mondo, per porci domande concrete su come e per chi spendiamo la nostra vita. Non si tratta semplicemente di compiere uno sforzo di carattere psicologico o di creare qualche stato di superficiale ravvedimento. Il tempo di Dio, che irrompe nella nostra vita, chiede a ciascuno un impegno serio di vigilanza: “Alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (Lc 21,28), dice Gesù. È tempo, perciò, di alzarsi e di pregare. Ci si alza quando si attende qualcosa, o meglio quando si attende qualcuno. In questo caso attendiamo Gesù. Non dobbiamo restare bloccati sul nostro egocentrismo, sui nostri problemi, sulle nostre gioie o sui nostri dolori. La Parola di Dio ci esorta a rivolgere i nostri pensieri e il nostro cuore verso Colui che sta per venire. Per questo ci chiede anche di pregare. La preghiera è strettamente legata alla vigilanza. Chi non attende non sa cosa significa pregare, cosa significa rivolgersi al Signore con tutto il cuore. Le parole della preghiera iniziano a sbocciare sulle nostre labbra quando alziamo il capo da noi stessi e dal nostro orizzonte e ci rivolgiamo in alto verso il Signore: “A te, Signore, innalzo l’anima mia”, ci ha fatto cantare la liturgia. In questo tempo di Avvento tutti dovremmo unire le nostre voci e gridare assieme verso il Signore perché venga presto in mezzo a noi: “Vieni, Signore Gesù!”. Questi giorni di Avvento siano perciò giorni di frequentazione del Vangelo, giorni di lettura e di riflessione, giorni di ascolto e di preghiera, giorni di riflessione sulla Parola di Dio, fatta sia da soli che assieme. Non passi giorno senza che la Parola di Dio scenda nel nostro cuore. Se l’accoglieremo, il nostro cuore non somiglierà più ad una grotta buia; potrà divenire invece la mangiatoia ove il Signore Gesù rinasce. Accogliamo perciò la benedizione dell’apostolo: “Il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti” (1 Ts 3,12). È il modo giusto per muovere i nostri primi passi in questo tempo di Avvento.
Comunità di Sant’Egidio

Vedere ciò che a molti resta invisibile

La prospettiva escatologica al cuore delle tre letture bibliche illumina di luce particolare nel testo di Geremia la fede, cioè la fiducia nel compimento delle promesse di Dio; nella seconda lettura la carità, in cui tutti i credenti sono chiamati a crescere; e nel vangelo la speranza, la speranza della venuta del Signore che i cristiani nutrono anche di fronte a eventi catastrofici e di contraddizione. Emerge così la dimensione escatologica delle virtù teologali. Il brano dell’Antico Testamento e quello del vangelo chiedono entrambi di discernere l’avvicinarsi della salvezza in mezzo a tribolazioni e a situazioni che smentiscono il compiersi della promessa di Dio. La venuta del Signore (appena accennata in Lc 21,27) è vista da Luca nelle reazioni che produce sugli uomini: il dramma escatologico, dice Luca, è anche un dramma storico ed esistenziale. Eventi catastrofici nella natura e nella storia, in cielo e in terra, che saranno motivo di angoscia e smarrimento, di attesa ansiosa, di paura e morte per tanti uomini, per i credenti potranno essere il segno dell’avvicinarsi della salvezza. “Alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (Lc 21,28). Alzare il capo significa anche “alzare gli occhi” e vedere ciò che a molti resta invisibile: la salvezza che avanza tra le tribolazioni storiche, il Regno che emerge da dietro le macerie della storia, la promessa del Signore che resta salda anche nell’accumularsi delle rovine “sulla terra” (Lc 21,25). Nessun pessimismo, nessun far coincidere le catastrofi naturali e storiche, per quanto devastanti, con la fine del mondo, ma anche nessun cinismo, nessuna fuga dai dolori del reale per rifugiarsi in una visione spiritualistica o ingenuamente ottimista. Del resto, per Luca non solo gli “uomini”, cioè “i non-credenti”, sono sottomessi al rischio di essere soverchiati, schiacciati dagli eventi che devono succedere, ma anche i credenti se non veglieranno e non pregheranno (cf. Lc 21,34). Vigilare significa dunque lottare positivamente contro l’angoscia (v. 25), contro il rischio di finire in balia di paure, fantasmi e credenze che ci agiscono; significa non cadere nello smarrimento (v. 25: la Bibbia CEI traduce “ansia”), nel disorientamento, dunque non perdere il cammino, non essere spiazzati dagli eventi che accadono; significa ritrovare forza e coraggio che impediscono alla paura di paralizzarci e di condurci alla morte (v. 26: “moriranno di paura”); significa nutrire la speranza cristiana, e non nutrire attese angosciate e ansiose (v. 26). La vigilanza tende a impedire “l’appesantimento del cuore” (v. 34), il suo ispessirsi che lo conduce a perdere lucidità, il suo rivestire una corazza che lo difenda dalle sofferenze della vita. La vigilanza è lotta contro l’abitudine e la sua influenza anestetica. In particolare, l’ammonizione mette in guardia dall’ottundimento dei sensi e dell’intelligenza che può venire da un’angoscia che si sfoga negli eccessi del mangiare e del bere, da una paura della morte che viene esorcizzata nelle sfrenatezze sessuali, da un non-senso che si manifesta nelle preoccupazioni ossessive per se stessi. È così che l’attesa del Signore veniente può divenire realtà quotidiana, vissuta “in ogni momento” (v. 36). Attendere il Signore nella vigilanza e nella preghiera significa farlo regnare sul nostro oggi e conoscerne dunque la venuta già qui e ora. E significa essere irrobustiti, ricevere forza così da perseverare nelle tribolazioni e nelle prove e discernere in esse l’avvicinarsi della salvezza (v. 36). Preghiera e vigilanza, che pongono il credente alla presenza di Dio, mostrano una valenza escatologica: vivendo alla presenza del Signore nell’oggi, il credente si prepara a incontrarlo alla sua venuta. L’inizio dell’Avvento, con il comando di Gesù: “Vegliate e pregate in ogni momento”, è occasione offerta al credente per verificare la qualità della sua preghiera e, più radicalmente, se egli prega o meno. E interrogarsi sulla propria preghiera significa interrogarsi sulla propria fede e sulla qualità della propria vita.
Comunità di Bose

**

Lunedì 3 dicembre 2012

In Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».
Mt 8,5-11

**

Martedì 4 dicembre 2012

Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti

In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».
Lc 10,21-24

**

Mercoledì 5 dicembre 2012

Sento compassione per la folla

In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele. Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.
Mt 15,29-37

**

Giovedì 6 dicembre 2012

Chiunque ascolta le mie parole sarà simile a un uomo saggio

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Mt 7,21.24-27

**

Venerdì 7 dicembre 2012

Avvenga per voi secondo la vostra fede

In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.
Mt 9,27-31

**

Sabato 8 dicembre 2012

Hai trovato grazia presso Dio

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Lc 1,26-38

**

www.rossosantena.it