Torino – 19 dicembre 2012 – L’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, oggi ha incontrato i giornalisti e gli operatori dei media per comunicare il suo messaggio natalizio. Di seguito, l’intervento integrale – testo e audio – dell’arcivescovo e una breve intervista registrata al termine della conferenza stampa.
SALUTO DELL’ARCIVESCOVO DI TORINO, MONS. CESARE NOSIGLIA,
AI GIORNALISTI PER GLI AUGURI DI NATALE
(Torino, Arcivescovado, 19 dicembre 2012)
Grazie della vostra presenza per un appuntamento importante a cui tengo molto. Richiamo alcuni argomenti che intendo sottolineare nel mio breve saluto e augurio.
1- Lettera di Natale
Si tratta di una lettera come quella degli scorsi anni, che con semplicità entra nelle case della gente per riflettere insieme su un tema natalizio di grande significato: quest’anno ho scelto il Battesimo, connesso alla nascita e all’educazione delle nuove generazioni. È dunque un colloquio confidenziale sui problemi educativi connessi alla crescita dei figli e nipoti nelle famiglie. Mi auguro che possa essere utile quale spunto per dialogare in casa e aprire il cuore alla speranza cristiana che nel Natale ci parla di Gesù, il Figlio di Dio e di Maria, che ha vissuto come ogni bambino e ragazzo e giovane la sua vita in una famiglia e ha così imparato il mestiere di uomo e ha assunto ogni esperienza umana per renderla forte e gioiosa esperienza di Dio.
Faccio notare che c’è un passaggio nuovo nell’impostazione della Lettera rispetto agli anni scorsi: quello di parlare del Natale come speranza, ma anche come festa della responsabilità, sia in casa tra genitori, anziani e figli, sia nella Chiesa che nella società. Il tema della responsabilità è particolarmente esigito oggi nel contesto di una crisi che richiama la necessità che ciascuno assuma in prima persona le proprie specifiche responsabilità in ordine al bene comune e ai doveri del proprio stato di vita, professione e impegni familiari e sociali.
2- Il Messaggio di Natale
Si intitola: “Più le tenebre sono fitte e più il giorno si avvicina”. Riprende il tema della luce, proprio del Natale, come invito a vincere le tenebre del peccato dell’egoismo, della scarsa speranza, dell’individualismo esasperato sia soggettivo che familiare o comunitario. Il mondo a misura di Dio che si fa uomo è anche un mondo più a misura dell’uomo che diventa figlio di Dio. Nel Natale, tutto ciò si realizza ieri, oggi e sempre quando gli uomini di buona volontà ci credono e lo attuano nel tessuto concreto del loro vissuto quotidiano e nei rapporti con gli altri.
3- Alcuni segni concreti di condivisione, secondo lo spirito di condivisione proprio del Natale:
– Pranzo di Natale: l’Arcivescovado, casa del vescovo, si apre a Natale a tanti poveri e offre l’opportunità di pranzare insieme con semplicità e fraternità. Saranno circa 150 persone senza dimora, che grazie all’impegno dei volontari della comunità di S. Egidio verranno ospitati per un momento di festa insieme e di condivisione del giorno più bello e gioioso dell’anno. Si dice: «Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi»: dopo la morte di mia madre, sono rimasto solo io in famiglia, essendo figlio unico, per cui a Natale “i miei” diventano i poveri. Ne sono veramente felice.
– Accoglienza dei senza dimora: ho chiesto alle parrocchie di attrezzare una stanza per i senza dimora e una decina hanno risposto. In questi giorni darò avvio anch’io qui in Arcivescovado a questa accoglienza. Il Sermig mi aiuterà a gestire il servizio. Ai poveri riserverò una serie di stanze tra le più belle e accoglienti del Palazzo, nelle quali hanno soggiornato diverse personalità ecclesiastiche. Ricordo che sta per aprire il Centro di accoglienza diurno per senza dimora (in via Giolitti, 40), che potrà accogliere quanti durante il giorno desiderano passare qualche ora al caldo e in compagnia, senza particolari impegni o iniziative. Lo stabile è stato dato alla Caritas in comodato dal Comune e sarà anche questo servizio animato dal Sermig.
– Rom: dopo la mia Lettera pastorale ho avuto diversi segnali concreti da parte delle istituzioni circa l’impegno di procedere a definire un piano realistico e sostenuto da risorse adeguate per affrontare i problemi del popolo Rom. Sono lieto ora della delibera approvata dalla Giunta comunale di Torino che avvia un procedimento concreto mediante la convenzione tra Prefettura e Città, per sbloccare i fondi europei destinati ad affrontare la situazione logistica dei Rom sul nostro territorio. Mi auguro che, se ciò avverrà al più presto, si possa dare vita a un piano strategico che affronti almeno alcune delle proposte che nella mia Lettera pastorale ai Rom – e in particolare nel promemoria allegato – venivano indicate come prioritarie. La costituzione di un Comitato di indirizzo mi pare un buon inizio per dare concretezza a questa strategia. Sappiamo che il problema non sta solo nelle risorse finanziarie, ma questo potrà essere comunque un passo importante, se inserito dentro un quadro più vasto di interventi, come le proposte che il tavolo diocesano Rom ha indicato.
– Rifugiati: conosciamo i problemi di queste persone che da due anni vivono in strutture di accoglienza senza vedere uno sbocco positivo al loro futuro, sia per quanto riguarda il permesso di soggiorno, sia per un possibile impiego o comunque condizioni di vita normale. La burocrazia pone continui ostacoli a un inserimento nel tessuto ordinario della vita civile.
4- La Chiesa di Torino per la crisi.
Non sto a ribadire quanto ho già espresso nelle interviste dell’inizio del mese al riguardo. Desidero solo sottolineare un fatto: la Chiesa di Torino, con tutte le sue realtà di base, per far fronte alla crisi percorre due strade complementari.
Quella della carità, con gesti concreti di aiuto verso chi è nel bisogno; aiuto di beni ma anche di affetto, accoglienza, interessamento per i loro giusti diritti e per far fronte a situazioni di povertà nei vari ambiti della vita personale, familiare e sociale, sia sotto il profilo dei sussidi che del sostegno e accompagnamento psicologico e fraterno. In questo quadro emerge l’importanza di attivare un protagonismo giovanile per il servizio sociale e il volontariato, oggi in forte calo nel mondo giovanile in genere.
Quella della formazione e dell’impegno concreto per il lavoro, uno degli ambiti più decisivi oggi. Un piccolo lavoro vale sempre di più che un grande sussidio. Da qui l’impegno a formare i giovani a un orientamento effettivo ed efficace sul piano della scelta degli studi e nella ricerca di un’occupazione:
– nel 2012, ad es., la Fondazione Operti ha contribuito a creare 42 nuove aziende;
– la Pastorale del lavoro ha molti volontari formati che si occupano di accompagnare e orientare al lavoro chi ne è privo o è alla ricerca di nuova occupazione;
– la formazione professionale attraverso varie vie di mutualità e cooperazione tende a promuo-vere e creare nuovi posti di lavoro soprattutto tra i giovani;
– diversi sono i progetti di educazione al lavoro con cui si cerca di creare una mentalità e una disponibilità a qualsiasi lavoro, considerato comunque nobile e soddisfacente, anche se non corrisponde a quei modelli reclamizzati, essendo magari lavoro manuale o artigianale;
– l’avvio di un polo diocesano per formare i giovani all’imprenditoria, in modo da rendersi autonomi collegandosi anche tra loro;
– la formazione socio-politica attraverso la scuola diocesana, che tende a creare un gruppo di giovani e adulti che possano a loro volta diventare testimoni e suscitatori nelle comunità di una maggiore attenzione da parte dei loro coetanei al problemi della politica e del servizio nel pubblico.
5- Corona del Natale 2012
In questo periodo, sto incontrando gruppi di lavoratori in cassa integrazione, ma anche imprenditori in difficoltà, e mi sono confermato circa l’importanza, per chi ha responsabilità di guida sia politica, che economica, istituzionale ed ecclesiale, di parlare con la gente e ascoltare la loro esperienza e i loro drammi esistenziali.
Insieme alla preoccupazione per il lavoro che non c’è o è scarso, mi colpisce il richiamo forte che mi viene fatto al loro stato di solitudine, aggravato dal senso di abbandono in cui sono stati la-sciati e vivono in tutti questi anni, da parte di coloro che dovrebbero accompagnarli in mezzo alle difficoltà che affrontano. C’è in tutti un senso di rassegnazione di fronte a una situazione che via via ha visto scemare sempre più la sicurezza del lavoro, ma anche il venir meno di un clima di solidarietà e di comunione che cementava l’unità e le relazioni interpersonali nei rispettivi ambiti di lavoro, sia dentro le fabbriche che tra imprese. La loro voce è giunta a me come un grido di aiuto, perché il clima del “si salvi chi può”, che si è creato nel mondo del lavoro, porta all’accentuazione di un individualismo competitivo che sfilaccia ogni rapporto sereno e costruttivo. Mancano persone che diano speranza e non si intravvedono segnali concreti che la fondino, con l’avvio di soluzioni, magari via via prospettate, ma di cui non si vedono ancora risultati positivi in atto. Ho parlato di questo nell’omelia al mondo del lavoro il 12 dicembre.
Ve lo dico perché sarebbe opportuno che i media dessero spazio alle testimonianze concrete di chi vive situazioni di difficoltà e non solo discorsi generalizzati e stemperati da considerazioni generiche che riguardano i grandi numeri e dunque tutti e nessuno.
Vi segnalo i miei appuntamenti natalizi:
– 12 dicembre: messa all’ospedale Oftalmico;
– 17 dicembre: visita all’azienda OLSA di Rivoli;
– 18 dicembre: visita e Messa all’ospedale S. Luigi di Orbassano;
– 19 dicembre: visita alla Casa di riposo “Trisoglio” (Trofarello);
– 20 dicembre: Messa di Natale alle Poste Italiane (Centro Meccanizzazione);
– 20 dicembre: visita al carcere Le Vallette, reparti maschile e femminile;
– 21 dicembre: visita alla struttura di accoglienza notturna della Pellerina;
– 22 dicembre: visita e Messa ai detenuti malati alle Molinette e incontro con i senza dimora;
– 23 dicembre: incontro con la “Comunità Madian” (S. Camillo);
– 24 dicembre: Messa con i Sinti;
– 25 dicembre: Messa al monastero del Cottolengo;
– 27 dicembre: visita alle Figlie della Carità di Madre Teresa e visita al campo Rom di Corso Tazzoli;
– 28 dicembre: Cena con i poveri del Banco Alimentare;
– 30 dicembre: Messa con la comunità romena;
– 4 gennaio: visita ai bambini al Regina Margherita;
– visiterò nel corso delle feste natalizie anche le tre case di accoglienza del clero per incontrare i sacerdoti anziani.
Per tutte le altre celebrazioni, fa testo il calendario pubblicato sul settimanale diocesano «La Voce del Popolo».
Conclusione
Desidero rivolgere a tutti voi operatori della comunicazione il mio più vivo grazie per la collaborazione che abbiamo e il rispetto e l’attenzione con cui seguite la vita e i problemi della Diocesi di Torino e del suo arcivescovo.
Cesare Nosiglia, Arcivescovo
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Intervento integrale di mons. Cesare Nosiglia: MonsCesareNosiglia_tutto2012dic19
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Intervista registrata al termine dell’incontro con mons. Cesare Nosiglia: Mons Nosiglia_int_2012dic19
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