Santena – 26 aprile 2013 – Il 25 aprile la città ha intitolato a Giuseppe Musso, carabiniere e partigiano, il ponte sul Banna di via Cavour. Di seguito l’intervento della sorella, Margherita Musso.
Gianni Gaude, ha introdotto così l’intervento: «Giuseppe Musso era un ragazzo come molti altri. Ha frequentato le elementari a Santena. A14 anni è andato a lavorare in una officina meccanica, a Torino. A 18 anni si è arruolato nell’arma dei carabinieri. Era consuetudine nella sua famiglia – c’era già zio Donato che era già carabiniere – in ogni generazione, dedicare all’arma uno dei figli migliori. La sorella di Giuseppe, Margherita, è la persona che ci ha permesso di arrivare a oggi. E’ quella che ci ha permesso di ricostruire la storia di suo fratello. Lei sapeva dove era partigiano e le cascine dove si nascondevano. Lei ci ha permesso di ricostruire tutta la documentazione. Margherita si commuove; da una parola in su quando si parla di Giuseppe si mette a piangere… Il suo saluto lo leggerà un suo pronipote, Alessandro Avataneo».
A questo punto Margherita si alza dalla sedia e si avvicina ad Alessandro. Gianni Gaude aggiunge: «Come vedete Margherita ha appuntata sul petto la medaglia di argento di suo fratello. Con l’atto di oggi, credo di poter dire a nome di Margherita, che finalmente saniamo una ferita bruttissima perché nel 1971 e 1972, quando lo Stato italiano, su firma del presidente della repubblica, ha assegnato a suo fratello la medaglia d’argento al valor militare, c’erano tutti in piazza d’Armi, alla cerimonio ufficiale. Mancava il comune di Santena, il sindaco, la giunta, l’amminsitrazione comunale, lo stendardo e le associazioni. E, di questo, ci vergognamo tutti, anche se quelli che magari allora erano in giunta e in amministrazione oggi non ci sono più. Noi, a nome di quella amministrazione, chiediamo scusa, ci vergognamo. E, oggi, speriamo che con questo atto riusciamo a sanare questa ferita vergognosa della nostra collettività».
Il microfono è passato ad Alessandro che ha letto: «Grazie, buongiorno a tutti. Mi chiamo Alessandro e sono uno dei pronipoti di Margherita Musso. Leggo questo poche righe a nome di mia prozia perché, come ben potete vedere per lei l’emozione è troppo grande e non si sente di poterla leggere». Alessandro ha proseguito così: «Il 28 ottobre del 1944 avevo 18 anni. Mio fratello Giuseppe ne aveva 22 e con la famiglia abitavo a due passi da questo ponte. Giuseppe era un carabiniere più maturo della la sua età. Prestò servizio a Vico Canavese, a Castelletto e sul fronte Russo. Poi, con l’armistizio aderì come volontario alle formazioni partigiane ed è laggiù che mi porta la memoria, come se ci fosse un filo che mi tiene legata nonostante siano passati tutti questi anni. Più volte questo filo sembra volersi spezzare perché, spesso, non ho avuto risposta alla mia disperazione e a quella di mia madre, soprattutto quanto le istituzioni locali furono assenti nel momento in cui lo Stato italiano assegnò a Giuseppe Musso la medaglia d’argento al valore militare, alla memoria. Nonostante tutto, il suo pensiero, le sue parole, sempre presenti in me, hanno tenuto teso il filo della memoria. Lo rivedo con i miei genitori, orgoglioso della divisa da Carabiniere. Felice, soprattutto quanto tornò dal fronte russo, vivo e pieno di speranza. Spesso Giuseppe sembra mi chieda cosa stia succedendo oggi nel mondo e se si sono realizzati i suoi sogni di libertà. Io non mi sento di rispondergli e dico che c’è ancora chi vuole mettere sullo stesso piano lui, martire della libertà e i suoi aguzzini. Giuseppe ha compiuto un grande atto d’amore verso tutti i suoi compagni partigiani, verso suor Serafina, gli abitanti di Moncucco, i democratici e tutti gli italiani che furono impegnati nella guerra di liberazione dal nazifascismo fino al punto di dover sacrificare la propria vita. Giuseppe non tradì mai e non rivelò nulla che potesse nuocere la lotta di liberazione dell’Italia».
Alessandro ha continuato così a leggere le lettera di Margherita: «Caro Giuseppe oggi la tua città con questo atto sana una ferita in noi ancora aperta e, aggiungerei, anche per troppo tempo. Ringrazio tutte le istituzioni: il dottor Ugo Baldi e l’amministrazione comunale; il signor prefetto di Torino; il dottor Giuseppe Zarcone; l’Arma dei carabinieri; il parroco don Nino Olivero; l’associazione dei combattenti; l’associazione nazionale dei Carabinieri; l’Anpi l’Accademia militare e i due ragazzi presenti qui oggi. Un ringraziamento particolare va all’associazione “Le radici, la memoria” che, con tenacia e passione sta ricostruendo la storia dei partigiani e dei militari santenesi impegnati con la Resistenza. Il legame con la nostra memoria va mantenuto vivo, va trasmesso alla nuove generazione e ai ragazzi delle scuole, che ringrazio per la calorosa partecipazione di oggi. Il sacrificio di tanti giovani come quello di mio fratello Giuseppe e Giovanni Tosco, di tutti i morti e dei dispersi al fronte, nei campi di concentramento, non deve svanire, ma deve essere un cardine per i valori di libertà di convivenza civile, di democrazia e di pace, per tutti noi. E tutto questo per non dimenticare, per conoscere e per vivere in pace affinché ciò che è successo non accada mai più. Grazie a tutti. Ciao Giuseppe. La tua Margherita».
Al termine della lettura si è levato l’applauso più lungo di tutta la mattina. Margherita ha detto: «Grazie a tutti», poi, colta dall’emozione ha aggiunto con voce lieve: «Non posso parlare…».
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Audio integrale: 2013apr25-Margherita_Musso
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