Santena – 9 giugno 2013 – Undici operai dell’Ages il prossimo 20 settembre 2013 compariranno dinanzi al giudice di pace di Asti perché imputati di avere offeso l’onore e il decoro dell’imprenditore dell’Ages Egidio Di Sora e della figlia Paola Di Sora durante una manifestazione, organizzata ad Asti, il 29 novembre 2008, sotto casa dell’allora imprenditore dell’Ages.
Secondo le querele, presentate da Paola ed Egidio Di Sora, undici operai il 29 novembre 2008, nel corso di una manifestazione svolta ad Asti, in via Arduino, avrebbero offeso l’onore e il decoro dei Di Sora. Il pm Chiara Blanc, concluse le indagini preliminari, ha disposto che gli operai querelati compaiano dinanzi al giudice di pace, il 20 settembre 2013.
Enrico De Paolo, sindacalista Filctem Cgil che per anni ha seguito la vicenda Ages, con in mano le cinque pagine dell’atto di citazione a giudizio, commenta: «Intanto, bisogna ripercorrere tutta la vicenda Ages. Prima di parlare del presidio sotto la casa del Di Sora occorre tenere in considerazione la situazione di mancati pagamenti, di ritardati pagamenti, del fatto che l’azienda non versava soldi al fondo gomme, non versava i soldi trattenuti in busta paga per la cessione del quinto… Una situazione che andava avanti da tempo. Infatti, già nel gennaio 2008, c’erano stati due giorni di sciopero, scaturiti poi in un accordo con la proprietà. Si era, è bene specificarlo, nel periodo in cui l’allora sindaco Benny Nicotra aveva dichiarato che gli operai scioperavano per le macchinette del caffè: e invece, evidentemente, gli operai scioperavano per cose serie. Naturalmente la situazione per i lavoratori dell’Ages era critica: sin dall’anno prima sindacato e lavoratori hanno interessato le istituzioni, la Regione, la Provincia e il Comune, dicendosi seriamente preoccupati per il futuro di quell’azienda. Teniamo conto che, nel 2008, siamo già al terzo anno di cassa integrazione straordinaria, con una situazione economica pesantissima da parte dei lavoratori che, già da tre anni, percepivano meno di 700 euro al mese e avevano davanti un futuro davvero incerto».
«A fronte di tale situazione – prosegue Enrico De Paolo – arriviamo all’ottobre 2008 quando i lavoratori hanno chiara la sensazione che la situazione sta precipitando. Per discutere sulle prospettive dell’Ages a fine ottobre vengono avviati una serie di incontri a livello di Unione industriale e in Regione. A questi tavoli interviene anche la proprietà che si impegna a riportare alla normalità i pagamenti degli stipendi: l’azienda dice che intende versare anticipi ed effettuare i saldi rispettando scadenze. Lo ripeto, gli operai da anni fanno fatica ad avere quanto gli spetta alle normali scadenze. Dopo gli incontri di fine ottobre non succede assolutamente nulla: gli impegni della proprietà restano lettera morta. Ai nuovi tavoli l’azienda non informa su nulla: questo fa sì che il sindacato e i lavoratori percepiscano che la situazione si stava facendo sempre più drammatica. Il sindacato, con i lavoratori, decide di chiedere al Tribunale di Asti la verifica dello stato di insolvenza per l’Ages. In quei giorni veniamo a conoscenza che anche la Fiat stava preparando la richiesta dello stato di insolvenza, finalizzata all’amministrazione straordinaria. A fronte di tale situazione il nostro obiettivo diventa quello di mantenere in vita l’azienda, ma toglierla dalle mani dell’imprenditore Egidio Di Sora. La Fiat presenta tale richiesta nella prima decade di novembre 2008. I lavoratori, da inizio novembre 2008, entrano in mobilitazione permanente davanti ai cancelli. Gli operai sono preoccupati per i mancati pagamenti. L’azienda fa sapere che solo se le produzioni riprendono potrebbe impegnarsi a pagare il dovuto agli operai. Il livello di fiducia dei lavoratori verso l’imprenditore Di Sora è sempre più vicino allo zero. Giovedì 27 novembre 2008 il tribunale di Asti dibatte la richiesta nostra e della Fiat per la dichiarazione di stato di insolvenza finalizzata all’amministrazione straordinaria. Gli avvocati dell’imprenditore Di Sora chiedono al Tribunale di risanare l’azienda per poi riconsegnarla all’imprenditore. In sede di dibattimento gli avvocati della Fiat dichiarano che alcune consociate della Fiat hanno emesso pagamento di alcune fatture all’Ages affinché venissero pagati gli stipendi ai lavoratori e l’attività produttiva dell’Ages potesse riprendere in modo da produrre i pezzi che servivano alla Fiat. Non era la prima volta che la Fiat pagava direttamente gli stipendi ai lavoratori o addirittura i fornitori perchè questo consentiva di far ripartire le produzioni».
Il sindacalista prosegue: «A fronte di tale notizia i lavoratori nutrivano una qualche speranza di poter finalmente avere le loro spettanze. Arriviamo così a fine novembre 2008: arriva l’ennesima doccia fredda sui lavoratori: l’azienda comunica che mette in libertà anche i pochi lavoratori impegnati a produrre, con l’obiettivo di chiudere la fabbrica. Appena ricevuta comunicazione il sindacato dichiara la mobilitazione, con assemblea permanente nei locali della rsu per evitare che l’azienda chiudesse i cancelli. Non solo, l’imprenditore Di Sora, tramite la direzione, fa sapere che praticamente non avrebbe pagato gli stipendi perché così consigliato dai propri legali, in attesa della sentenza del Tribunale di Asti in merito allo stato di insolvenza. A questo punto la disperazione degli operai, che era già al massimo, rischiava di superare ogni limite. Rischiavamo veramente che qualcuno partisse e andasse a cercare Di Sora perché la gente era disperata all’inverosimile. C’erano operai senza un becco di un quattrino, per potersi comprare il pane. Al presidio ho visto gente che piangeva, che chiedeva prestiti in giro per poter comprare da mangiare alla propria famiglia. Questo era il clima e la situazione che si respirava in quei giorni. A fronte di questo sindacato e Rsu per governare il giusto malcontento decidono di andare a manifestare sotto la casa di Di Sora ad Asti. A Santena Egidio Di Sora era sparito. Lo stesso, in fabbrica ad Asti, non lo si vedeva. Abbiamo quindi deciso di andare sotto casa. Con il presidio intendevamo dare alcuni messaggi: intanto si voleva rivendicare il pagamento dei salari spettanti, a fronte del pagamento delle fatture da parte di Fiat. Intendevamo anche mandare un segnale al Tribunale di Asti: per operai e sindacato l’imprenditore Di Sora si era dimostrato un elemento inaffidabile. Operai e sindacato si stavano battendo affinché il tribunale emettesse per l’Ages sentenza di amministrazione straordinaria senza Di Sora. Decisione che sarebbe poi arrivata il 1° dicembre del 2008. Il presidio serviva a governare il malcontento, inoltre speravamo che l’eco mediatica della vicenda, concorresse a far arrivare più in fretta al pagamento degli arretrati».
«Io ho letto l’atto di citazione a giudizio – aggiunge Enrico De Paolo – io non intendo entrare nel merito: in questi giorni i vari lavoratori stanno firmando le procure per avere il patrocinio dei legali, sia della Cgil sia della Cisl. Nei prossimi giorni i legali potranno leggere tutti gli atti. Alcune cose mi permetto però di segnalarle. Noi siamo arrivati sotto casa del Di Sora in modo del tutto pacifico. Eravamo muniti di cartelli che contenevano le nostre richieste: in primo luogo si chiedeva il pagamento degli stipendi. Della manifestazione avevamo avvisato le forze dell’ordine. Come siamo arrivati sotto casa di Di Sora le tapparelle dell’ultimo piano, presumibilmente quello degli alloggi dell’imprenditore hanno cominciato ad abbassarsi. Dopo i primi fischi le tapparelle sono state completamente chiuse. Ammesso che l’imprenditore fosse in casa non capisco, a tapparelle chiuse, come abbia potuto abbinare le frasi pronunciate ai singoli lavoratori così come viene fatto nelle querele presentate dall’imprenditore e dalla figlia. La manifestazione si è svolta civilmente: c’erano le forze dell’ordine, alcuni cronisti e poi è anche arrivata una troupe della redazione del Gazzettino del Piemonte per le interviste. Nelle querele si afferma che gli operai avrebbero anche epistrofato come “terrone” l’imprenditore: una cosa ridicola perché l’operaio accusato di tale fatto ha le sue origini ben più a Sud dell’imprenditore».
Il sindacalista prosegue ancora: «In questi giorni non tutti gli operai hanno già ricevuto l’avviso di convocazione. In tanti di loro vedo stupore e disperazione. Dopo tutti questi anni di lunga agonia dell’Ages alla fine sul banco degli imputati l’imprenditore chiama in causa i lavoratori. Qui il mondo sembra andare all’incontrario. Dopo tutto quello che hanno passato, fino alla perdita del posto di lavoro, alla fine alla sbarra non ci va chi ha sfasciato l’azienda, ma gli operai. Questo imprenditore in pochi anni ha azzerato il gruppo Ages con stabilimenti a Santena, Asti, Ceprano e Caserta. In tutto oggi sono a casa più di 800 operai. C’è anche dell’altro: sindacato e lavoratori si chiedono che fine ha fatto la loro querela al tribunale di Asti del 29 giugno del 2009: allora tutti i lavoratori dell’Ages di Santena avevano presentato un esposto per appropriazione indebita nei confronti di Di Sora in qualità di amministratore unico e legale rappresentante dell’Ages».
«C’è anche un altro aspetto che vorrei evidenziare – continua ancora Enrico De Paolo –. Nella vicenda dell’Ages i lavoratori hanno portato avanti una lotta durata molti anni, tutte le manifestazioni sono sempre state urbane e civili. I lavoratori hanno presidiato ininterrottamente i cancelli per una quarantina di giorni, si sono arrampicati sulla Mole Antonelliana, hanno presidiato la direzione della Fiat per settimane, si sono arrampicati sulla pista automobilistica del Lingotto per esporre i loro striscioni e per far sapere all’opinione pubblica le ragioni della loro mobilitazione. I lavoratori hanno sempre manifestato in modo civile. Per tutto questi motivi la denuncia mi sembra veramente assurda. Vorrei ancora segnalare una cosa: la situazione economica dei lavoratori era veramente disperata. Ricordo che rsu e sindacato hanno organizzato una lotteria per raccogliere fondi da destinare alle famiglie più bisognose. All’appello hanno risposto cittadini e commercianti di Santena e dei Comuni vicini. Ci siamo inventati una lotteria per racimolare le risorse da distribuire ai lavoratori che dovevano fare fronte alle bollette in scadenza. Rsu e sindacato Filctem Cgil e Femca Cisl – in tutti questi anni, hanno fatto il massimo per sostenere le lotte dei lavoratori per difendere il loro posto di lavoro. Ritengo poi del tutto assurde le querele quando affermano che frasi ingiuriose sarebbero state rivolte anche contro la figlia di Di Sora che nella ditta aveva mansioni da dipendente».
Enrico De Paolo chiude così: «Il 20 settembre tutti i lavoratori si presenteranno in Tribunale. Al presidio ad Asti nel novembre 2008 hanno partecipato un’ottantina di persone. Resta da capire perché i querelati siano appena undici. Abbiamo comunque massima fiducia nell’operato della magistratura. Dopo che daremo la nostra versione dei fatti in merito al presidio abbiamo fondate speranze che la denuncia venga archiviata».
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Twitter @FilippoTesio
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Le foto di questo post si riferiscono alla manifestazione del 29 novembre 2008.
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Di seguito il post con la cronaca del presidio, riportato dal blog rossosantena, nel giorno stesso del presidio.
Ages: presidio ad Asti, sotto l’abitazione di Di Sora
SANTENA – 29 novembre 2008 – Un sit-in di mezz’ora sotto l’abitazione di Di Sora, in via Arduino 23, ad Asti. Questa è l’iniziativa che oggi i lavoratori dell’Ages di Santena hanno organizzato in risposta alle mosse dell’imprenditore che ieri, venerdì 28 novembre, a partire dalle 14, ha messo i lavoratori in libertà e non ha pagato salari e stipendi di novembre.
Le ragioni del sit-in nella cittadina di Asti le spiega Salvatore Scalia, della Femca Cisl, Torino: “Ancora una volta questo imprenditore ha calpestato la dignità dei lavoratori. Ieri non ha pagato gli stipendi e si tratta di persone che da tre anni sono in cassa integrazione straordinaria. Siamo a fine mese e la prossima settimana ci sono mutui e affitti da pagare. Alcuni lavoratori mi hanno riferito che sono andati a prelevare gli ultimi cento euro per poter fare la spesa prima delle bollette da pagare che prosciugheranno i conti. Noi sappiamo che la Fiat ha liquidato alcune fatture per consentire all’Ages di pagare la mensilità di novembre. L’imprenditore ha ricevuto i soldi, ma non sappiamo dove siano finiti e perché non versi il dovuto ai lavoratori. Abbiamo paura che vengano utilizzati da qualche altra parte. Siamo qui per chiedere ciò che ci spetta, innanzitutto la mensilità di novembre”.
Di seguito la cronaca della giornata. La decisione di manifestare sotto l’abitazione dell’imprenditore è stata presa ieri, venerdì 28 novembre. L’appuntamento è per le dieci di stamattina, davanti al gazebo montato nel piazzale dello stabilimento a Santena. Negli ultimi giorni i gazebi sono stati attrezzati per combattere meglio il freddo e per resistere al peso della neve. Un altro telo è stato steso sopra le strutture esistenti. Nella porta dell’entrata c’è una scritta di carta, bella lunga, che recita “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Lavoratori dell’Ages in lotta”.
Dentro i locali che fanno da base al presidio permanente avviato il 3 novembre scorso, dal soffitto, qua e là cade qualche goccia, ma la situazione non appare preoccupante. I locali sono scaldati da una stufa a legna. La cucina è un po’ in disordine: sui tavolini ci sono le pentole servite per la cena di ieri venerdì sera. Alcune lavoratrici raccolgono tutto e si dirigono nello stabilimento per lavare le pentole. Qualche altra lavoratrice accoglie chi arriva offrendo una fetta di torta. Sin dalle nove il piazzale inizia a riempirsi. Le macchine fanno fatica a parcheggiare; la neve gelata crea qualche difficoltà per le manovre. Come al solito nel piazzale sono in funzione alcune stufe, alimentate con la legna delle pedane.
I delegati finiscono di preparare i cartelli da portare ad Asti; appena finiti sono schierati davanti ai cancelli. Scritti in rosso e in nero ci sono questi slogan: “Ages Santena, vogliamo lo stipendio vero, il salario intero”, “Ages Santena, Di Sora dacci il nostro salario. Gestione controllata solo a un commissario”, “Cosa chiediamo? Salario, fondi gomma, sicurezza sul lavoro e un imprenditore onesto”, “Ages Santena, gestione Di Sora, azienda in malora”, “Ages Di Sora, falla finita, paga gli stipendi e goditi la vita”. Oltre ai cartelloni una lavoratrice ha portato un po’ di disegni dove l’imprenditore ciociaro viene ritratto nelle vesti di personaggio dei cartoni animati.
Poco dopo le dieci del mattino delegati e sindacalisti, megafono alla mano, sintetizzano gli obiettivi della missione ad Asti: “Abbiamo organizzato un sit-in sotto la casa dell’imprenditore per far arrivare sui mezzi di informazione il nostro disagio e la nostra situazione critica. L’intera nostra vicenda di questi anni e gli ultimi atti dell’imprenditore, in attesa delle imminenti decisioni del Tribunale relative al commissariamento, non può passare sotto silenzio”.
Intanto continuano i preparativi. Cartelloni e striscioni vengono caricati sulle macchine. I delegati distribuiscono anche le cartine, scaricate da Google, con il percorso per arrivare sin sotto casa della proprietà. Poco dopo le 10,24 si parte. Dodici macchine piene di lavoratori si dirigono verso il bivio dei Ponticelli, sulla strada statale 29, per poi imboccare l’ingresso dell’autostrada. Per strada c’è il tempo di ripassare gli slogan da urlare sotto la palazzina dell’imprenditore. Pochi minuti e, alle 11,07, le macchine si ritrovano al casello Asti Est: si pagano 2,20 euro e si entra nel reticolo stradale di Asti.
La carovana sembra vicino alla meta, ma poche rotonde dopo ha già sbagliato strada. Mappe e satellitari sembrano non bastare. La neve rallenta la comitiva, che appare in tutto simile a quelle che si formano in occasione dei matrimoni. Dopo un po’ di giri dell’oca in Asti, alle 11,26 finalmente si parcheggia in prossimità della palazzina.
Appena arrivati qualcuno butta l’occhio ai campanelli per vedere se la meta è raggiunta. In uno c’è l’etichetta che interessa “Paola Di Sora e Luigi Russo”; l’appartamento è sito al terzo piano.
Davanti all’edificio stazionano gli uomini della Digos. Tutta la comitiva dei lavoratori arriva davanti all’abitazione; il tempo di attaccare lo striscione della fabbrica davanti alla cancellata e le tapparelle dell’appartamento vengono abbassate. Pochi minuti e il traffico viene rallentato. Dopo un po’ arrivano i vigili urbani. Ci sono anche giornalisti, fotografi e una troupe della Rai. Il sit-in continua con slogan e bordate di fischi. Si va avanti per qualche minuto.
Non sempre gli slogan hanno toni urbani, ma tutto fila liscio. Alle 11,51 uno dei manifestanti, approfittando dell’arrivo nella palazzina di un signore con le borse della spesa, si introduce nelle scale e punta l’appartamento dell’imprenditore. Digos e sindacalisti lo inseguono. Pochi minuti e tutti scendono, la situazione torna sotto controllo: anche l’ultras bloccato appare tranquillo.
Dopo le foto, gli slogan e le interviste i manifestanti decidono che l’obiettivo è stato raggiunto. Alle 12,01 tocca a Gerardo di Martino, chiudere la protesta. Con tanto di megafono spiega: “Oggi abbiamo fatto sentire la nostra voce direttamente al padrone. I mezzi di informazione daranno eco alla nostra protesta e perciò gli obiettivi che oggi ci eravamo posti li abbiamo raggiunti. Deve però essere ben chiaro che se nei prossimi giorni non riceveremo gli stipendi, i salari e tutto quello che ci spetta, ritorneremo ancora qui. E verremo anche di notte, perché se a causa della crisi noi la notte non dormiamo, neanche Di Sora deve poter dormire”.
Poi, preso da una vena lirica, sempre con il megafono ha urlato “Nessun dorma”. E poi, come si è accorto che l’esortazione era piaciuta, l’ha ripetuta: “Nessuno stia tranquillo. Nessun dorma”.
L’ultima frase arrivata dal megafono è rivolta agli abitanti della zona: “Dovere portare pazienza per il disagio che vi abbiamo causato, ma non abbiamo altra strada per far valere le nostre ragioni”. Spento il megafono, in pochi secondi cessa la mobilitazione dei lavoratori dell’Ages di Santena per le strade di Asti. Il tempo di raccogliere cartelloni e striscioni e in via Arduino la circolazione è ritornata normale.
filippo.tesio@tin.it