Santena – 17 agosto 2013 – Nei giorni scorsi Piero Fassino, sindaco della città di Torino e presidente dell’Anci, Associazione nazionale Comuni italiani, ha inviato a Enrico Letta, presidente del Consiglio dei ministri e ai ministri Graziano Delrio (Affari regionali e le autonomie) e Fabrizio Saccomandi (Economia e finanze) una lettera per chiedere la convocazione di un incontro “per avviare un confronto negoziale che consenta di ridefinire con chiarezza i rapporti fra Stato e Comuni”. Di seguito, il testo integrale della lettera, arrivata sulla scrivania del sindaco di Santena Ugo Baldi.
Roma, 24 luglio 2013
Caro Presidente, cari Ministri,
mi rivolgo a voi per manifestarVi l’allarme e la angosciata preoccupazione di migliaia di Sindaci italiani.
Come sapete, vediamo da un lungo periodo nel quale i rapporti tra Stato ed Enti locali sono stati segnati da una costante riduzione di risorse e di autonomia dei Comuni italiani.
Non sfugge naturalmente agli Amministratori Locali che le ragioni prime di tale dinamica sono la crisi economica, l’alto indebitamento dello Stato, i vincoli di bilancio imposti dai patti europei. E proprio perché consapevoli di tutto ciò Sindaci e Amministratori non si sono sottratti al dovere di concorrere al comune sforzo di risanamento finanziario dello Stato, ottemperando anzi a impegni nettamente superiori al contributo fornito da ogni altro livello istituzionale.
Oggi siamo giunti ad un punto limite di tale sforzo: continuare a ridurre le risorse a disposizione dei Comuni significa compromettere l’erogazione di servizi fondamentali e la capacità stessa delle Amministrazioni di ottemperare di ottemperare al vincolo del l’equilibrio di bilancio. Occorre prendere atto che tutti i cardini su cui si è retto il rapporto Stato-Comuni – assetto istituzionale, rapporti finanziari e fiscali, patto di stabilità – sono ormai consunti e usurati.
È superata l’architettura istituzionale, tant’è che è in corso un complessivo ridisegno degli assetti: riforme costituzionali, superamento delle Province, istituzioni delle Città metropolitane, unificazione dei servizi dei piccoli Comuni. Cambiamenti radicali che tutti riconducono alla necessità urgente di definire qual è il ruolo dei Comuni e della loro autonomia.
Si è usurato oltre ogni limite il rapporto fiscale e finanziario tra Comuni e Stato: la riduzione dei trasferimenti è ormai ad un punto di rottura e contemporaneamente Non vi è alcuna certezza che ai Comuni sia riconosciuta quella autonomia fiscale necessarie a evitare il collasso. Significativo e allarmante il fatto che il dibattito sull’Imu avvenga senza alcuna credibile proposta sulla fiscalità locale e senza alcun coinvolgimento dei Comuni, titolari primi del tributo.
Si è usurata l’efficacia del Patto di stabilità che, da strumento di convergenza, si è trasformato in una prigione che ha mortificato ogni capacità di investimento, al punto che ormai molte città non sono in grado neanche di assicurare le manutenzioni ordinarie.
Aggiungo che non solo i Comuni sono stati destinatari di continui tagli, ma anche di continue prescrizioni ordina mentali fondate su un’esasperante formalismo giuridico, senza alcun concreto rispetto delle conoscenze e delle esperienze di chi concretamente amministra ogni giorno un Comune.
Ho usato espressioni chiare e sincere, un vero “grido di dolore” dettato dall’esasperazione di Sindaci che ogni giorno si assumono responsabilità e ci mettono la faccia, senza che lo Stato ne riconosca l’impegno e lo sforzo. E amareggia constatare che da parte di troppe amministrazioni dello Stato vi è un atteggiamento pregiudiziale che guarda ai Comuni come soli centri di spesa, quando invece i Comuni sono prima di tutto erogatori di servizi e prestazioni indispensabili per persone, famiglie, imprese e per lo sviluppo del Paese.
Serve a questo punto una sede di confronto generale che definisca con chiarezza il ruolo dei Comuni, gli ambiti della loro autonomia, le risorse di cui potranno disporre. I pur necessari confronti specifici con singoli ministeri, infatti, non appaiono sufficienti a ridefinire il quadro dei rapporti tra Comuni e Stato. Peraltro, la scadenza cogente del 30 settembre, entro cui i consigli comunali devono approvare i bilanci impone di conoscere entro queste settimane gli orientamenti del Governo su cruciali materie di finanza locale.
Per tutte queste ragioni a nome dell’Anci, che rappresenta 8000 Comuni italiani, sono a chiederVi la convocazione di un incontro a tempi strettissimi per avviare un confronto negoziale che consente di ridefinire con chiarezza i rapporti tra Stato e Comuni. Certo che comprenderete le ragioni urgenti di tale richiesta e la accoglierete tempestivamente, con stima.
Piero Fassino
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