Torino – 7 settembre 2013 – Di seguito, l’intervento dell’arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia alla veglia della pace di questa sera, al Sermig.
MONS NOSIGLIA: VEGLIA DELLA PACE.
Intervento dell’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia
Sermig, 7 settembre 2013, ore 20,30
“Cari amici ,
Siamo qui al Sermig, in un Arsenale di guerra, trasformato dalla volontà di pace e dalla tenacia di Ernesto e di tanti amici, volontari e operatori, a concludere questa giornata indetta da Papa Francesco per digiunare e pregare per la pace in Siria, in Medio Oriente e in tutto il mondo. Il suo grido che si è alzato forte dal cuore: ‘No alla guerra, mai piu’ guerre’, ha colpito profondamente tutti gli uomini e donne di buona volontà di ogni credo religioso, cultura e nazione della terra.
Ci uniamo alla supplica accorata del Papa perche’ cessino le violenze e l’uccisione di persone innocenti e indifese, sia in Siria dove infuria da anni una guerra civile fratricida che semina lutti e distruzioni sempre piu’ estese anche con armi di distruzione di massa come sono i gas, sia in tante altre parti della terra di Oriente, in Africa, in Asia, in America Latina. Voglia Dio potente e misericordioso suscitare nel cuore di chi ha in mano le sorti dei popoli, un sussulto di umanità, di giustizia, di perdono e riconciliazione, dando vita, nelle nazioni in conflitto, ad una tregua, per avviare, con l’aiuto e la garanzia della comunità internazionale, un dialogo costruttivo e riprendere il processo di pace.
La tregua serva anche ad alleviare le sofferenze di tante famiglie e abitanti della martoriata regione del Medio Oriente in particolare, in cui diverse Nazioni soffrono da tempo di contrapposizioni violente che generano lutti e distruzioni e milioni di profughi, tra cui moltissimi minori. Di questa tragica situazione fanno le spese, spesso senza alcuna colpa, le comunità cristiane che subiscono un palese tentativo di estirparne la presenza in quelle terre.
Noi crediamo e professiamo che il digiuno e la preghiera sono i piu’ efficaci strumenti di pace in mano ai credenti e ad ogni uomo e donna di buona volontà, perché chiamano Dio difensore dei poveri e dei perseguitati a intervenire con la sua potenza che salva. Quello che stiamo facendo questa sera va oltre pertanto i confini della nostra assemblea, città e nazione perché le potenze della fede e dell’amore possono abbattere tutti i muri di separazione e di odio tra le persone, le famiglie e i popoli, che si erigono anzitutto nei cuori a causa del peccato e che invadono poi la loro vita e quella dei popoli.
Insieme a questo deve crescere in noi la consapevolezza che le ragioni dei conflitti sono per lo piu’ alimentate dall’ingiustizia e dalla prevaricazione dei piu’ ricchi (paesi, economie e lobby internazionali) verso i piu’ poveri. Questo dovrebbe essere il primo impegno per la pace: la giustizia e la solidarietà verso chi ha meno possibilità di vita e di beni per sopravvivere a tante miserie endemiche, di cui soffre la maggior parte dell’umanità (malattie, mancanza di lavoro, povertà e denutrizione dei bambini, crisi alimentare). Pace e solidarietà, giustizia e carità, camminano insieme e mai possono essere separate. Come anche pace e diritti umani primari, come quello alla vita dal suo primo istante al suo naturale tramonto; il diritto ad avere una famiglia unita nel matrimonio; il diritto al lavoro e a una casa; il diritto all’educazione e all’istruzione; il diritto alla liberta religiosa; il diritto all’accoglienza e alla integrazione.
Le nostre Chiese e comunità religiose e civili sono fortemente impegnate in questo senso, anche se le persone che si dedicano generosamente agli ultimi e generano pace e solidarietà quotidiana nelle situazioni di povertà e sofferenze del territorio sono sempre le stesse e spesso di una certa età. Perché per dedicarsi agli altri occorre tempo e impegna in modo permanente nel dono gratuito di se’. Altro è, infatti, impegnarsi occasionalmente, magari anche per momenti forti di solidarietà momentanea; altro è alzare la voce e puntare il dito contro o a favore di qualcuno; altro ancora è sporcarsi le mani, giorno per giorno, per sollevare le povertà concrete, che bussano alla porta del quotidiano di ogni persona e comunità. La visibilità mediatica, in tali casi, non serve, perché quello che veramente incide è il pagare di persona, come ci insegna Gesù nella parabola del buon samaritano.
Per grazia di Dio ci sono tanti che questo lo fanno nel silenzio perché parlano le loro opere. Io stesso le incontro e ne apprezzo molto l’impegno. Penso ai giovani che operano giorno e notte qui al Sermig per accogliere, sostenere, accompagnare migliaia di poveri e bisognosi; penso anche agli animatori, capi scout, giovani che partono per le missioni o all’esercito di volontari che si dedicano gratuitamente agli altri nelle diverse realtà, cooperative sociali o associazioni per disabili o per senza dimora, nei Centri di ascolto della Caritas o della san Vincenzo, nella Migrantes, nel microcredito, presso gli sportelli donna o minori, nelle case famiglia, e nel vasto campo del servizio al lavoro e alla formazione. Se ognuna di queste realtà fosse una luce, si potrebbe camminare speditamente, anche di notte, nel nostro territorio, perché ci vedremmo come fosse giorno.
Mi chiedo tuttavia e lo chiedo a voi richiamando un noto invito di Papa Francesco: la nostra città e la nostra Chiesa si impegnano a partire dalle periferie, quelle geografiche e quelle antropologiche, spirituali e sociali di cui soffrono tante persone e famiglie?
Sono convinto che le difficoltà della integrazione e dell’accoglienza, di cui soffre ancora la nostra Città, non nascono dal rifiuto del Vangelo o della vita cristiana e civile, ma da una soffusa indifferenza e neutralità degli uni verso gli altri, che vivono al di fuori del cerchio ristretto del proprio io o del giro di amicizie e conoscenze piu’ consuete; dalla poca trasparenza con cui la gente viene informata sui fatti e dalla manipolazione che si fa su di essi da parte di chi tende a raggiungere i propri scopi, costi quello che costi; dalla mancanza di dialogo sereno e costruttivo tra tutte le componenti religiose, sociali e produttive su scelte rilevanti per la Città, per i suoi abitanti e il suo futuro. Tutto ciò è anche aggravato dall’indifferenza e dalla sfiducia verso la politica, in generale, e quindi dalla conseguente scarsa partecipazione democratica di tanti, che impedisce di sentirsi chiamati in causa in prima persona e conduce a delegare ad altri la soluzione dei problemi. Occorre educare le persone a comprendere che il bene comune è un bene per ciascuno e per tutti e va perseguito con responsabilità in tutti i campi del vivere civile, soprattutto da parte di chi ha compiti di guida e di orientamento nelle comunità. Il bene comune si persegue ricercando sempre la via della collaborazione responsabile e rifiutando ogni forma diretta o indiretta di scontro o di contrapposizione per far prevalere il mutuo rispetto e accoglienza e la fraterna condivisione delle fatiche di ciascuno vissute come fossero proprie.
Ringrazio tanti cittadini credenti e non, fedeli di ogni confessione religiosa e laici, uomini e donne di buona volontà, veri operatori di pace che agiscono nel campo della solidarietà e della giustizia e quanti si stanno impegnando per edificare una Città ed una convivenza basata sui valori dell’incontro fraterno e del dialogo che nasce dall’amore, offrendo la loro testimonianza fattiva sul piano non solo dei principi, ma su quello delle opere, accendendo così una luce di verità e di speranza per tanti, che, prima o poi, darà, ne sono certo, i suoi frutti non solo nel cuore delle persone, ma anche nella vita delle famiglie e della Comunità civile.
Dio onnipotente, giusto e misericordioso, Signore Promotore della pace vera e piena – che nasce da lui e a lui conduce – ci guidi sulle vie indicate dal Papa e ce ne faccia testimoni coraggiosi e forti ogni giorno, per mostrare a tutti che questa è la nostra gioia, che nasce dalla fede e dalla comunione, che ci unisce a tanti nostri fratelli e sorelle di ogni religione e cultura – perché tali li consideriamo – sparsi nel mondo intero, che in questo giorno stanno pregando per la comune volontà di Pace, pagando anche di persona il prezzo di andare contro corrente se necessario, per il bene di tutti. Amen.
+ Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino”
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Fonte: www.diocesi.torino.it
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