SANTENA – 5 marzo 2009 – C’è preoccupazione per la situazione dalla Laria spa, azienda che produce piastrelle in klinker trafilato per pavimenti e rivestimenti, con stabilimenti a Santena e Castello Di Annone (Asti). Oggi all’Unione industriale di Torino i sindacati hanno incontrato la proprietà ed è stato stilato un verbale dove l’azienda si è impegnata a rispettare il piano di crisi siglato nel luglio 2008 in Regione.
Dario Boni, segretario generale Fillea Cgil Torino, riassume così la vicenda: «noi siamo preoccupati per la situazione di crisi aziendale della Laria. L’anno scorso, a luglio, si è siglato un accordo, poi ratificato in Regione Piemonte, che sostanzialmente prevedeva due procedure: la prima prevedeva cassa integrazione straordinaria per crisi; la seconda procedura, di mobilità volontaria, con incentivo all’esodo per i lavoratori. La procedura è unica e riguarda gli stabilimenti Laria di Santena e Castello Di Annone. L’accordo riguardava 20 lavoratori di Santena e 40 di castello d’Annone. La mobilità riguardava 29 lavoratori, poi ridotti nel complesso, durante la trattativa a 13 a Santena e 11 a Castello D’Annone. A inizio procedura i numeri dell’organico erano 117 totali di cui due dirigenti, 21 impiegati – 16 a Santena e 5 a Castello D’Annone – 94 operai –42 a Santena e 52 a Castello D’Annone. Con tale accordo venivano tutelati i lavoratori che prendevano un salario per incentivo e avevano integrazione al salario sia nel momento che andavano in cassa straordinaria sia nel momento che accettavano di essere licenziati, con il ricorso di incentivi all’esodo. Nello stabilimento di Santena non abbiamo avuto difficoltà a gestire questi esuberi: tra chi è andato in pensione e chi si è licenziava volontariamente abbiamo già raggiunto, con ampio margine, la riduzione del personale. A Castello Di Annone ci stanno arrivando, anche se con gradualità maggiore».
Dario Boni aggiunge: «Nel luglio scorso abbiamo sottoscritto questo piano di crisi perché prevedeva alcune cose: era prevista manutenzione straordinaria a Santena, che già aveva visto la chiusura di uno dei due forni, quello più obsoleto. Chiuso quel forno si erano determinati gli esuberi gestiti come abbiamo detto. Sempre il piano prevedeva manutenzione straordinaria e interventi con nuovi macchinari a Castello di Annone. Era inoltre previsto un piano di commercializzazione di piastrelle che la Laria avrebbe acquistato dalla Tunisia. Infatti, con la chiusura del forno di Santena, la Laria non è più stata in grado di soddisfare tutte le richieste di mercato. Per rispondere a questa domanda si è predisposto un accordo che prevedeva l’acquisto e la commercializzazione di piastrelle provenienti dalla Tunisia».
«Naturalmente la crisi economica globale non ha certo aiutato il procedere del piano – spiega Dario Boni –. Mese dopo mese l’indebitamento con le banche ha assunto dimensioni rilevanti che la Laria, a tutt’oggi, è riuscita comunque a gestire. I fornitori hanno confermato la fiducia nella ditta del klinker e non ci sono problemi di insolvenza. Questa società sinora è riuscita a gestire gradualmente il pagamento del fornitori. La crisi mondiale di questo momento ha aggravato ulteriormente la situazione: la domanda è calata e i magazzini si sono riempiti. La riduzione delle commesse ha portato a fermare anche il secondo forno di Castello D’Annone. Oggi la produzione viaggia su due forni, uno per stabilimento».
Dario Boni, aggiunge: «La nostra preoccupazione è che al termine della procedura di cassa straordinaria lo stabilimento cittadino vada incontro alla chiusura. L’unico forno in funzione ha comunque 40 anni di vita e presenta qualche problema dovuto al fatto che è un po’ obsoleto. Stante questa situazione volevamo capire dall’azienda qual futuro attende gli stabilimenti della Laria. Avevamo bisogno di notizie in merito a come sta procedendo il risanamento dell’azienda per capire se c’erano variazione rispetto al piano siglato nel luglio scorso. La cassa integrazione straordinaria si concluderà a settembre 2009».
«Un altro elemento di preoccupazione – ricorda Dario Boni – arriva dalle informazioni che ci giungono in merito all’operazione sulla Tunisia. Alcune voci ipotizzano addirittura l’intenzione della Laria di chiudere lo stabilimento di Santena per aprirne uno in Tunisia. Durante l’incontro la proprietà ha spiegato che l’operazione tunisina è stata portava avanti per avviare la commercializzazione del prodotto. Ci è stato riferito che Carthago, gruppo industriale tunisino che conta 600 addetti, ha obbligato la Laria a compiere una operazione di partenariato, con un pacchetto di risorse al 50 per cento e con la cessione del marchio Laria International. Nella riunione all’Unione industriale la proprietà ci ha riferito che sono state acquistate un numero minimo di azioni, appena quanto basta per chiudere l’operazione di partenariato».
«Lo scopo del confronto con la proprietà era soprattutto uno – precisa Dario Boni – noi siamo interessati a capire se la Laria ha intenzione di rispettare il piano di crisi industriale, teso a risanamento. Se invece si andasse incontro a un piano di cessazione di attività è chiaro che la cassa dovrà essere finalizzata alla chiusura dello stabilimento. Nella riunione – alla presenza del sindacato e delle Rsu di Santena e Castello Di Annone – amministratore delegato e direttore commerciale hanno fornito alcuni chiarimenti. E’ stato anche siglato un verbale dove la Laria conferma che ha l’intenzione di rispettare il piano di crisi. Nel documento la ditta afferma che, anche se con la situazione di crisi attuale e con la riduzione delle commesse non può sapere cosa succederà domani, a tutt’oggi, ha la volontà di rispettare il piano industriale dell’accordo siglato presso la Regione Piemonte, il 2 luglio 2008, che prevedeva il ricorso a dodici mesi di cassa integrazione straordinaria, per crisi aziendale».
«Stante quanto ribadito e verbalizzato nell’incontro di oggi non si può parlare di chiusura dello stabilimento di Santena – conclude Dario Boni –. Detto questo, nell’incontro abbiamo ribadito che se le condizioni dovessero cambiare o si arrivasse a rivedere il piano industriale, per salvaguardare l’occupazione, noi comunque saremo a richiedere gli ammortizzatori sociali per lo stesso motivo – che sarebbe la crisi aziendale – e non la cessazione e la chiusura dello stabilimento».
Venerdì 6 marzo, i sindacati hanno illustrato i contenuti dell’incontro ai lavoratori L’assemblea, condividendo le preoccupazioni del sindacato, ha giudicato positivamente la linea intrapresa dalla Fillea Cgil. Intanto il sindacato è al lavoro per informare la città su quanto sta succedendo nello stabilimento sito in borgata Ponticelli, subito oltre il ponte dell’autostrada Piacenza Brescia, in strada Antica di Chieri, 15. Le ipotesi di lavoro sono due, un’assemblea pubblica o un consiglio comunale aperto.