Torino – 28 ottobre 2013 – Una folla commossa ha dato oggi l’ultimo saluto ad Alberto Musy. Nel Santuario della Consolata la famiglia, amici e parenti, ma anche gente comune. L’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, ha rivolto un appello a chi ha compiuto “questo efferato delitto” e a chi non ha ancora avuto il coraggio di parlare: serve, ha detto, un “sussulto di dignità, che sfoci nell’assunzione delle proprie colpe”. La salma ha lasciato la Chiesa, accompagnato da musica gospel. Sarà tumulata nell’Astigiano. Di seguito il testo integrale dell’omelia dell’arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia ai funerali di Alberto Musy.
OMELIA DELL’ARCIVESCOVO DI TORINO
MONS: CESARE NOSIGLIA
AI FUNERALI DI ALBERTO MUSY
28 ottobre 2013, Santuario della Consolata, ore 11
I giusti sono nelle mani di Dio e nessun tormento li toccherà… Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati…
Beati coloro che sono perseguitati a causa della giustizia perché di essi è il regno dei cieli.
La parola della Bibbia ci parla di giustizia e la collega a chi lotta e lavora per un mondo più giusto e pacifico e per questo a volte viene perseguitano, rifiutato o addirittura ucciso, come è capitato a Cristo stesso. Ma la vita e l’opera di queste persone non si conclude nella morte, perché sono accolti con gioia nel regno dei cieli e vedono saziata la loro sete partecipando alla pienezza della giustizia e misericordia di Dio.
«La loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro dipartita da noi una rovina, ma essi sono nella pace».
L’uomo giusto, per la Bibbia, è colui che vive onestamente, con verità e solidarietà, agisce per ciò che ritiene sia bene non solo per se stesso ma per la comunità e soprattutto i più deboli e soli. È colui che opera perché la società abbia leggi e norme che tengano conto di questo valore come primario per la vita di ogni cittadino e della cittadinanza intera.
Nell’ascoltare questa Parola di Dio e le Beatitudini in particolare e nell’accogliere la loro promessa, appare con evidenza quanto grande e impegnativo sia il compito di chi vuole seguirne la via nell’azione politica e sociale, sia esso cristiano, uomo e donna di buona volontà. Eppure non mancano persone che si sforzano di farlo e sarebbe ingeneroso puntare il dito senza guardare a se stessi perché questo invito del Signore riguarda ciascun cittadino e non solo chi svolge compiti di governo o di guida. Purtroppo capita spesso che solo quando persone come queste vengono a mancare ci accorgiamo di quanto esse ci hanno donato con il loro esempio e il sacrificio che hanno dovuto sostenere proprio per aver camminato su questa via del Vangelo: per questo li ricordiamo e la loro vita ci appare luminosa e ricca di speranza per tutti.
Abbiamo imparato, in questi 19 mesi dal tragico attentato ad Alberto Musy, a conoscerlo e a comprendere quanto egli stava dando alla nostra città e quanto la sua fede cristiana e il suo impegno civile e politico fosse orientato su questa via. Lo abbiamo scoperto grazie anche al coraggio e alla tenacia di sua moglie Angelica che ha stimolato tutti noi a farci presenti e attenti a cogliere la grave perdita che stavamo subendo a causa di un gesto folle e incomprensibile, che ha segnato nel dolore la nostra città, richiamando alla memoria un passato tragico che pensavamo ormai superato per sempre.
Le crescenti manifestazioni, anche pubbliche, di ricordo e di riconoscenza verso Alberto che la Diocesi, le Istituzioni locali e nazionali hanno espresso, e la presenza oggi qui di tantissime persone, strette accanto ai suoi cari per l’ultimo saluto, rende manifesto quel valore fondamentale per cui Alberto ha lavorato e si è speso: la comunità cittadina e la sua unità.
Il comune impegno che ora cementa la nostra preghiera di suffragio sia come il volano che dà slancio a un impegno serio e condiviso di fraternità fatto di gesti, scelte e comportamenti concreti, di rispetto di ogni persona, di promozione del bene comune, di solidale vicinanza per chi soffre, è solo o vive situazioni di grave difficoltà.
«In Te Signore ho posto la mia speranza», abbiamo recitato nel Salmo.
Confermiamo dunque la nostra certa speranza nel Dio giusto e misericordioso e preghiamo perché accolga Alberto nel suo regno come ha promesso; preghiamo per i suoi cari, perché il suo ricordo li accompagni e sostenga nella fede in quella vita in Cristo che né la tribolazione, né l’angoscia, né la sofferenza e nemmeno la morte potranno mai privarci, perché il suo amore resta fedele e sicuro. È su questo amore di Dio che appoggiamo le nostre debolezze e troviamo forza per superare prove dure come questa, operando per il bene comune e mai venendo meno al dovere di perseguire la verità, la legalità e la giustizia.
Preghiamo inoltre perché il Signore susciti in chi ha compiuto questo efferato delitto o chi non ha il coraggio di parlare di quanto è a conoscenza sul fatto, un sussulto di dignità e di rimorso di coscienza che sfoci nell’assunzione delle proprie responsabilità, riconosciute di fronte alla giustizia umana, condizione necessaria per ottenere la misericordia di Dio e vincere così il male con il bene.
Ma preghiamo anche per la nostra città ferita affinché la perdita di Alberto susciti, in ogni suo cittadino e in chi ha più responsabilità della cosa pubblica, un forte impegno di ripresa morale fondata su quei valori cristiani e civili che tanti suoi illustri concittadini, santi e uomini e donne di buona volontà, le hanno lasciato in eredità.
Sì, il male, per quanto sembri potente e vittorioso, non è più forte del bene e alla lunga risulta sconfitto; la morte si riscatta donando vita a chi ne è privo nelle sue dimensioni più necessarie sia dal punto di vista fisico e materiale che morale; l’ingiustizia si combatte con l’onestà e la difesa di chi la subisce, la violenza si supera con un amore solidale. Il peccato più grande in questi casi è l’indifferenza o la rassegnazione e il non saper pagare un prezzo, anche personale, per alleviare uniti le ingiuste sofferenze di tante persone e famiglie che vivono nella nostra città, ma sono come invisibili agli occhi e al cuore di tanti.
La sofferenza e la morte di Alberto, il suo impegno civile e politico, ci sia di sprone per uscire dalle secche dell’individualismo e dalla ricerca affannata del proprio tornaconto personale; apra all’incontro con gli altri per cementare relazioni più sincere e disinteressate, contribuendo a rendere la comunità cittadina meno anonima e più ricca di fraternità, amicizia e solidarietà. Dia a voi giovani il coraggio di formarvi e impegnarvi ad assumere quelle responsabilità, anche in campo civile e politico, che sono necessarie per rinnovare e cambiare la nostra società, nella giustizia e nella pace.
Desidero infine rivolgere un ultimo pensiero a voi care Isabella, Maria Luisa, Bianca ed Eleonora e alle vostre compagne e compagni di scuola e di parrocchia che in questi mesi vi sono stati vicini e vi hanno manifestato la loro amicizia: i nostri cari che sono morti non soffrono più e vivono nella gioia e nella pace vicino a Gesù, perché Lui ha preparato per ciascuno un posto accanto a sé e a sua madre, la Madonna. Dal cielo essi continuano ad amarci e a sostenere il nostro cammino sulla terra fino al giorno in cui potremo rivederli e stare insieme nel Paradiso, dove la morte sarà vinta per sempre dall’amore di Dio che vuole la vita di tutti i suoi figli.
Questa è la certezza che Gesù ci ha dato e che in questo momento ribadiamo con fiducia, tutti insieme, credenti e non, cittadini della stessa città che amiamo e vogliamo edificare sul fondamento di valori condivisi, che mettono al centro ogni persona accolta e rispettata nelle sue diversità, amata e promossa nei suoi diritti e doveri, resa protagonista del proprio e comune futuro.
A Maria Consolata, madre che comprende i drammi del cuore e le prove più profonde della vita e che sa asciugare le lacrime di chi è nel dolore e nel pianto affidiamo Alberto perché lo accompagni incontro al suo Figlio Gesù e la sua famiglia perché la conforti e l’assista in questo particolare momento e confermi la sua speranza cristiana nella risurrezione assicurata a quanti uniscono la loro sofferenza a quella del suo Figlio crocifisso, per partecipare con lui alla gloria del Padre.
Amen.
+ Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino
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Fonte: lancio Agenzia Ansa, per apertura; Arcidiocesi di Torino – Curia Metropolitana, Ufficio Comunicazioni Sociali, per testo omelia. Immagine di archivio
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