Santena – 19 gennaio 2014 – Proposte di riflessione, per i giorni dal 19 al 25 gennaio 2014, tratte dalla liturgia domenicale e dalle tracce per la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Domenica 19 gennaio 2014
Io ti renderò luce delle nazioni
Il Signore mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria». Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele – poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza – e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra».
Is 49,3.5-6
Santificati in Cristo Gesù
Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
1 Cor 1,1-3
Io ho visto e ho testimoniato
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Gv 1,29-34
Ha aperto la strada a tanti altri incontri
In questa seconda domenica del “tempo ordinario”, il Vangelo ci porta ancora una volta sulle rive del Giordano ove Gesù riceve il battesimo del Battista. Il quarto evangelista, a differenza dei sinottici, non lo descrive, vi allude solamente dirigendo l’attenzione su Gesù attraverso la testimonianza del Battista. In certo modo si potrebbe dire che questo brano (a parte il Prologo) ci narra l’ingresso di Gesù nel Vangelo di Giovanni. Il predicatore del deserto che doveva preparare le vie del Signore vede “venire verso di lui” l’atteso delle genti, colui che è stato il riferimento costante della sua ricerca e della sua stessa predicazione. Davvero Giovanni ha speso la sua vita per preparargli la strada: tutte le sue parole erano dirette ad aprire il cuore degli uomini a Gesù e tutta la sua testimonianza tendeva a spianare le montagne e a riempire gli abissi dei cuori perché il Signore vi potesse entrare; lo stesso battesimo di penitenza che amministrava nel Giordano era il segno della purificazione da ogni sozzura per accogliere il Messia.
Egli stesso ha sperato di incontrarlo. Quanto alte e numerose sono state le sue preghiere perché si potesse realizzare tale incontro! Ebbene, quel momento era finalmente arrivato. Mentre vide tra la folla il volto del giovane profeta di Nazareth, sentì che la speranza di incontrare il Salvatore non era stata vana, come recita il Salmo 39: “Ho sperato, ho sperato nel Signore ed egli su di me si è chinato. Ha dato ascolto al mio grido. Molti vedranno e avranno timore e confideranno nel Signore”. L’incontro tra Gesù e Giovanni, seppure sia stata un’esperienza particolare e irripetibile, ha però aperto la strada a tanti altri incontri. Potremmo dire che ne delinea i tratti fondamentali, al punto da renderlo paradigmatico. Subito infatti ne seguono altri: quello con Andrea e l’altro discepolo, sempre al Giordano, quindi con Simon Pietro, con Filippo, con Natanaele e con quelli che in ogni generazione ascoltano la predicazione del Vangelo e vi aderiscono con il cuore, compresi noi.
L’evangelista, con il suo stile narrativo sempre carico di simbolismo, nota che Giovanni vede “venire Gesù verso di lui”. È Gesù che “viene verso” Giovanni, non viceversa. Non sono gli uomini ad andare incontro a Gesù; è lui che viene incontro a noi. Questo è il mistero che abbiamo celebrato nel Natale, quando Gesù è venuto ad abitare in mezzo agli uomini. Noi, peraltro, siamo così poco abituati ad andare incontro al Signore, che quando il Figlio di Dio viene su questa terra neppure l’accogliamo: “Venne fra i suoi e i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1,11)! L’apostolo Paolo, a sua volta, con grande chiarezza ci descrive chi prende l’iniziativa dell’incontro. Parlando dell’incarnazione del Figlio canta: “Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini” (Fil 2,6-7). Il Signore Gesù è sceso verso di noi, per abitare in mezzo a noi, per farsi nostro fratello, amico, salvatore. Ma come accorgersi che il Signore sta venendo in mezzo a noi? Come evitare di restare con la porta chiusa mentre passa il Signore? Il Battista vedendo Gesù dice: “Io non lo conoscevo”. L’affermazione appare poco realistica, dal momento che erano parenti e coetanei (avevano solo sei mesi di differenza). In realtà Giovanni non conosceva il “vero” volto di Gesù. Anche se lo aveva visto nei suoi tratti fisici e ne aveva conosciuto la bontà, Giovanni aveva ancora bisogno di una conoscenza più profonda, di un incontro spirituale più intimo, per comprendere il mistero stesso di Gesù.
È così anche per ognuno di noi. Forse siamo in molti a presumere di conoscere già il Signore e di sapere quanto basta del Vangelo, per cui ci sentiamo dispensati dal conoscere Gesù e il Vangelo più profondamente. Ma se riflettiamo anche solo un poco, ci rendiamo conto di essere ancora all’inizio, vorrei dire all’abc della conoscenza e della pratica del Vangelo. Se Giovanni, pur così grande nello spirito afferma: “Io non lo conoscevo”, quanto più dobbiamo dirlo noi? Poco prima il Battista, rivolto alle folle, dice: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete!” (Gv 1,26). Ebbene, io credo che anche noi dobbiamo metterci alla scuola del Battista per accorgerci di Gesù che viene accanto a noi. Ma come possiamo metterci alla sua scuola? È sufficiente ascoltare il Vangelo con il cuore. Proviamo e vedremo il Signore avvicinarsi. Lo vedremo come un “agnello che toglie il peccato del mondo”; lo vedremo come colui che prende su di sé la nostra fatica, la nostra angoscia, le nostre croci, i nostri dubbi, le nostre incertezze, i nostri peccati. Da questa conoscenza prende avvio la sequela di quel Signore. Avvenne così in quel piccolo angolo di Palestina. Tra passioni forti, ricerca e scontri, c’è l’inizio del lungo cammino della Parola di Dio per le vie del mondo. In quest’uomo che ha di fronte, Giovanni contempla colui che salverà tanti, che prenderà sulle sue spalle (questo significa “toglie”) il peccato del mondo, che cancellerà i legami violenti che rendono amara la vita degli uomini ancora oggi. Questo “agnello” (davvero non si tratta di un lupo!) viene a liberarci dalle logiche del peccato, della violenza e del sopruso. Le parole di Giovanni: “Ecco l’agnello”, saranno chiare quando Pilato, presentando Gesù coronato di spine e sporco di sputi, dirà a tutti: “Ecco l’uomo!”. Quel salvatore è un agnello, un povero, un debole, un indifeso, che non è vissuto per se stesso. Tutta la sua vita l’ha spesa per gli altri, sino alla morte.
Comunità di Sant’Egidio
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Dal 18 al 25 gennaio 2014
Cristo non può essere diviso!
È il tema che animerà la prossima settimana di preghiera per l’unità dei cristiani in programma dal 18 al 25 gennaio.
Nel corso della Settimana le offerte raccolte saranno devolute al progetto «Insieme per Makamba (Burundi)». Si tratta di contribuire al riallestimento e potenziamento del Centro per bambini e giovani disabili che serve una popolazione che è per il 50% cattolica e per il 50% protestante.
Per approfondire www.diocesi.torino.it
Di seguito il brano proposto come tema per la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e un estratto di riflessioni tratte dall’opuscolo guida.
“Paolo, che Dio ha chiamato a essere apostolo di Gesù Cristo, e il fratello Sòstene, scrivono alla chiesa di Dio che si trova a Corinto. Salutiamo voi che, uniti a Gesù Cristo, siete diventati il popolo di Dio insieme con tutti quelli che, ovunque si trovino, invocano il nome di Gesù Cristo, nostro Signore. Dio, nostro Padre, e Gesù Cristo, nostro Signore, diano a voi grazia e pace. Ringrazio sempre il mio Dio per voi, perché vi ha dato la sua grazia per mezzo di Cristo Gesù: attraverso di lui vi ha arricchito con tutti i suoi doni: tutta la predicazione e tutta la conoscenza. Il Cristo che vi ho annunziato è diventato il solido fondamento della vostra vita. Perciò non vi manca nessuno dei doni di Dio mentre aspettate il ritorno di Gesù Cristo, nostro Signore. Egli vi manterrà saldi fino alla fine. Nessuno vi potrà accusare quando nel giorno del giudizio verrà Gesù Cristo nostro Signore. Infatti Dio stesso vi ha chiamati a partecipare alla vita di Gesù Cristo, suo Figlio e nostro Signore, e Dio mantiene le sue promesse. Fratelli, in nome di Gesù Cristo, nostro Signore, vi chiedo che viviate d‘accordo. Non vi siano contrasti e divisioni tra voi, ma siate uniti: abbiate gli stessi pensieri e le stesse convinzioni. Purtroppo alcuni della famiglia di Cloe mi hanno fatto sapere che vi sono litigi tra voi. Mi spiego: uno di voi dice: «Io sono di Paolo»; un altro: «Io di Apollo»; un terzo sostiene «Io sono di Pietro»; e un quarto afferma: «Io sono di Cristo». Ma Cristo non può essere diviso! E Paolo, d‘altra parte, non è stato crocifisso per voi. E nessuno vi ha battezzati nel nome di Paolo. Grazie a Dio non ho battezzato nessuno di voi, eccetto Crispo e Gaio. Così nessuno può dire di essere stato battezzato nel mio nome. È vero: ho anche battezzato la famiglia di Stefania, ma non credo proprio di averne battezzati altri. Cristo non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunziare la salvezza. E questo io faccio senza parole sapienti, per non rendere inutile la morte di Cristo in croce.”
1 Corinzi 1, 1-17
PRIMO GIORNO:
Insieme… siamo il popolo di Dio
Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione consacrata al mio servizio Esodo 19, 3-8
Noi siamo il suo popolo, il gregge che la sua mano conduce Salmo 95 [94], 1-7
Un tempo voi non eravate il suo popolo, ora invece siete il popolo di Dio 1 Pietro 2, 9-10
Se uno fa la volontà del Padre mio che è in cielo,
egli è mio fratello, mia sorella e mia madre Matteo 12, 46-50
Tre spunti di riflessione
Insieme, noi, che invochiamo il nome del Signore, siamo chiamati ad essere “santificati in Cristo Gesù” (1 Cor 1, 2). Nell’Esodo questo insieme del popolo di Dio è descritto come “proprietà particolare” di Dio, un regno di sacerdoti e una nazione consacrata.
Nella Prima lettera di Pietro l’essere membri di questa comunione di santi è compreso quale conseguenza della chiamata di Dio ad essere un regno di sacerdoti, una nazione santa, il popolo di Dio. Con questa chiamata ci giunge anche il comune mandato di proclamare le prodigiose opere di Dio che ci ha condotto dall’oscurità verso la Sua luce.
Scopriamo inoltre in Matteo che la comunione dei santi, il nostro essere uno in Cristo, deve essere esteso oltre la nostra famiglia, il nostro clan o la nostra classe sociale, dal momento che insieme preghiamo per l’unità e cerchiamo di compiere la volontà di Dio Padre.
Preghiera
O Dio misericordioso, insieme a coloro che invocano il nome del Signore, nella nostra fragilità udiamo la tua chiamata ad essere santi. Infatti, Tu ci hai resi una tua “proprietà particolare”, un regno di sacerdoti, una nazione santa. Per la potenza del tuo Santo Spirito, avvicinaci nella comunione dei santi e rafforzaci nel compiere la tua volontà e nel proclamare i prodigi di Cristo Gesù nostro Signore. Amen.
SECONDO GIORNO:
Insieme… rendiamo grazie per la grazia di Dio in ciascuno di noi
Il Signore ci liberò dall’Egitto Deuteronomio 26, 1-11
Celebrate e lodate il Signore Salmo 100 (99), 1-5
Ogni volta che mi ricordo di voi ringrazio il mio Dio Filippesi 1, 3-11
La sua grazia e la sua verità sono venute a noi per mezzo di Gesù, il Cristo Giovanni 1, 1-18
Tre spunti di riflessione
La gratitudine, nel Deuteronomio, è un modo di vivere la vita con profonda consapevolezza della presenza di Dio in noi e attorno a noi. È la capacità di riconoscere la grazia di Dio efficace e viva in noi, negli altri e in ogni persona ovunque, e di rendere grazie a Dio. La gioia che nasce da questa grazia è tanto grande da abbracciare persino “gli stranieri che abitano tra voi”. La gratitudine, nel contesto ecumenico, significa essere in grado di gioire dei doni della grazia di Dio presenti nelle altre comunità cristiane, un atteggiamento che apre le porte alla condivisione ecumenica dei doni e alla capacità di imparare gli uni dagli altri.
Tutta la vita è un dono di Dio: dal momento della creazione al momento in cui Dio è si è fatto carne nella vita e nell‘opera di Gesù, fino al momento che stiamo vivendo ora. Ringraziamo Dio per i doni di grazia e di verità dati in Gesù Cristo, e manifestati in noi e nelle nostre chiese.
Preghiera
O Dio amorevole e ricco di grazia, ti ringraziamo per i tuoi doni che sperimentiamo nella nostra tradizione e nelle tradizioni delle altre chiese. Per la grazia del tuo Santo Spirito, possa la nostra gratitudine crescere sempre più mentre ci incontriamo insieme e sperimentiamo il tuo dono di unità in modi nuovi. Te lo chiediamo per Gesù Cristo nostro Signore. Amen.
TERZO GIORNO:
Insieme… non manchiamo in nessuno dei doni spirituali
È sapienza rispettare il Signore Giobbe 28, 20-28
Apri la tua mano generosa e sazi ogni vivente Salmo 145 (144),10-21
[…] a ciascuno di noi Cristo ha dato la grazia sotto forma di doni diversi Efesini 4, 7-13
Ma perché state a discutere che non avete pane? Marco 8, 14-21
Tre spunti di riflessione
Giobbe comprende che, anche se gli è stato portato via tutto, il timore del Signore, che è il principio della sapienza, rimane. Come fratelli e sorelle in Cristo, seppure impoveriti a motivo delle divisioni, siamo stati tutti arricchiti con la grazia di diversi doni, sia spirituali che materiali, per edificare il suo Corpo.
Eppure, nonostante le promesse di Dio e la vita e l’amore generosi di Gesù, a volte noi, come i discepoli del brano di Marco, dimentichiamo la nostra vera ricchezza, dividiamo, accumuliamo, parliamo e agiamo come se non avessimo pane.
Cristo non è diviso: insieme abbiamo doni sufficienti per condividerli reciprocamente tra noi e con “ogni vivente”.
Preghiera
O Dio fedele e generoso, ti benediciamo perché ci hai dato tutti i doni spirituali necessari per giungere “a misura dell’infinita grandezza di Cristo”: per la sapienza, per lo spirito di servizio e per il pane. Aiutaci ad essere segno della tua abbondanza, radunati in unità per portare i doni del tuo Regno eterno dovunque vi sia dolore e indigenza. Ricolmi del tuo Spirito preghiamo nel nome dell’Unico il cui dono fu il pane della sua vita spezzato per noi, ora e sempre. Amen.
QUARTO GIORNO:
Insieme… proclamiamo che Dio mantiene le sue promesse
La bontà del Signore non è finita Lamentazioni 3, 19-26
La tua verità arriva alle nuvole Salmo 57 (56), 8-12
Dio mantiene le sue promesse Ebrei 10, 19-25
È venuto incontro al suo popolo Luca 1, 67-75
Tre spunti di riflessione
L’eterna unione fra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo ci avvicina all’amore di Dio, e ci chiama a partecipare all’opera di Dio nel mondo che è amore, misericordia e giustizia. Misericordia e giustizia non sono divise in Dio, ma unite insieme nell’amore senza fine manifestato nell’alleanza di Dio con noi e con tutta la creazione.
Zaccaria, appena divenuto padre, rende testimonianza alla manifestazione di misericordia di Dio, che ha mantenuto la sua promessa ad Abramo e ai suoi discendenti. Dio è fedele alla sua santa alleanza. Mentre continuiamo a pregare per l’unità dei cristiani, non dobbiamo trascurare di incontrarci e di incoraggiarci a vicenda, spronandoci reciprocamente nell’amore e nelle buone opere, dicendo “Dio mantiene le sue promesse”.
Preghiera
O Dio fedele, ti rendiamo grazie per il tuo continuo amore e per la tua verità che si estende oltre le nubi. Mentre attendiamo in gioiosa speranza, lavorando e pregando insieme, la piena e visibile unità della tua Chiesa, riempici con la fiducia nella tua promessa. Te lo chiediamo in Gesù Cristo, nostro Signore, nella potenza dello Spirito Santo, un solo Dio ora e sempre. Amen.
QUINTO GIORNO:
Insieme… siamo chiamati alla comunione
Io sarò con te Isaia 43, 1-7
Guarda come è bello e piacevole che i fratelli vivano insieme Salmo 133 (132),1-4
Siamo uniti gli uni con gli altri 1 Giovanni 1, 3-7
Vi ho chiamati amici Giovanni 15, 12-17
Tre spunti di riflessione
Siamo chiamati alla comunione con Dio Padre, con il suo Figlio Gesù Cristo e con lo Spirito Santo. Più ci avviciniamo al Dio Trinitario, più ci avviciniamo gli uni gli altri nell’unità fra i cristiani.
Cristo ha mutato le nostre relazioni chiamandoci amici anziché servi.
In risposta a questa relazione d’amore, noi siamo condotti da relazioni di potere e di dominio ad una relazione di amicizia e di amore reciproco. Chiamati da Gesù, testimoniamo il vangelo sia a quanti non lo hanno ancora ascoltato sia a quanti lo hanno già ascoltato. Questa proclamazione porta in sé una chiamata alla comunione con Dio e stabilisce comunione fra coloro che a lui rispondono.
Preghiera
O Dio Padre di amore, Tu ci hai chiamato alla comunione con il tuo Figlio e a portare frutti nella nostra testimonianza al vangelo. Per la grazia del tuo Spirito rendici capaci di amarci gli uni gli altri e di dimorare insieme in unità perché la nostra gioia sia piena. Amen.
SESTO GIORNO:
Insieme… cerchiamo di essere uniti
Se vieni anche tu, ci vado Giudici 4:1-9
Cerchi la pace e ne segua la via Salmo 34 (33), 1-15
Siate uniti: abbiate gli stessi pensieri e le stesse convinzioni 1 Corinzi 1, 10-15
Tra i discepoli sorse una discussione Luca 22, 24-30
Tre spunti di riflessione
La disunione descritta nella Prima lettera ai Corinzi (1, 12-13) rileva una lettura distorta del vangelo, che mina dall’interno l’integrità del messaggio di Cristo. Riconoscere il conflitto e la divisione, come hanno fatto i familiari di Cloe, è il primo passo per ristabilire l’unità.
Donne come Debora e Cloe costituiscono una voce profetica nel popolo di Dio in tempi di conflitto e di divisione, mettendoci di fronte al bisogno di essere riconciliati. Queste voci profetiche possono rendere le persone capaci di radunarsi in rinnovata unità per agire insieme.
Mentre ci sforziamo per essere uniti negli stessi pensieri e nelle stesse convinzioni, siamo chiamati a cercare il Signore e la sua pace, come scrive il salmista.
Preghiera
O Dio amorevole, Tu ci doni testimoni profetici in tempi di conflitto e di divisioni. Quando ti cerchiamo, o Signore, manda il tuo Santo Spirito per renderci artefici di riconciliazione, uniti negli stessi pensieri e nelle stesse convinzioni. Per Cristo nostro Signore, noi ti preghiamo. Amen.
SETTIMO GIORNO:
Insieme… apparteniamo a Cristo
Egli manderà loro qualcuno a salvarli Isaia 19, 19-25
Come andare lontano da te? Salmo 139 (138), 1-12
Se una parte soffre, […] se una parte è onorata 1 Corinzi 12, 12-26
Chi non è contro di noi è per noi Marco 9, 38-41
Tre spunti di riflessione
Isaia preannuncia il giorno in cui Egiziani e Assiri avrebbero onorato Dio insieme ad Israele, quale popolo di Dio. L’unità dei cristiani appartiene al disegno di Dio per l’unità di tutta l’umanità, e del cosmo intero. Preghiamo perché giunga il giorno in cui adoreremo insieme nell’unica fede e nell’unica comunione eucaristica. Siamo benedetti dai doni delle tradizioni delle varie chiese. Riconoscere questi doni gli uni negli altri spinge verso l’unità visibile.
Il nostro battesimo ci unisce come un unico corpo in Cristo. Mentre apprezziamo reciprocamente le nostre chiese particolari, Paolo ci ricorda che tutti coloro che invocano il nome del Signore sono con noi in Cristo, perché tutti apparteniamo al suo unico Corpo. Non c’è nessun altro di cui si possa dire: “non ho bisogno di te” (1 Cor 12, 21).
Preghiera
Ti rendiamo grazie o Dio, perché Tu benedici tutti e ciascun membro del Corpo di Cristo con i doni del tuo Spirito. Aiutaci a sostenerci reciprocamente, a rispettare le nostre differenze, e a lavorare per l’unità di tutti coloro che, nel mondo, confessano Gesù come Signore. Amen.
OTTAVO GIORNO:
Insieme… proclamiamo il vangelo
Dio, il Signore, […] mi ha scelto per portare il lieto messaggio Isaia 61, 1-4
Di padre in figlio si tramanda quello che tu hai fatto per noi Salmo 145 (144), 1-7
Vi ho trasmesso l’insegnamento che anch’io ho ricevuto 1 Corinzi 15, 1-8
Oggi per voi che mi ascoltate si realizza questa profezia Luca 4, 14-21
Tre spunti di riflessione
Insieme proclamiamo l’evangelo profetizzato in Isaia, realizzato nel nostro Signore Gesù Cristo, predicato dall’apostolo Paolo e ricevuto nella Chiesa. Consapevoli con onestà delle nostre differenze e delle nostre etichette denominazionali, non dobbiamo mai perdere di vista il nostro comune mandato di proclamare il vangelo di Gesù Cristo.
Paolo è inviato “ad annunziare la salvezza […] senza parole sapienti, per non rendere inutile la morte di Cristo in croce” (1 Cor 1, 17). Il cammino verso l’unità deve essere trovato nella potenza della croce.
Il vangelo che proclamiamo è reso tangibile e rilevante per noi nella misura in cui portiamo testimonianza all’opera di Gesù Cristo nella nostra vita e nella vita della comunità cristiana.
Preghiera
O Dio ricco di grazia, Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù Cristo nella potenza del tuo Spirito a redimere il tuo popolo. Rendici uniti nella nostra diversità, affinché noi possiamo affermare e proclamare insieme il lieto annunzio della vita, morte e resurrezione di Cristo ad un mondo che ha bisogno del suo vangelo. Amen.
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