Camillo Cavour riabilita il Frate finito sul rogo

Santena – 1° marzo 2014 – Santena conferma di essere depositaria di un patrimonio materiale e immateriale, raccolto nel Castello Cavour, di gran valore per il Piemonte, l’Italia e l’Europa, di cui dovrebbe essere più cosciente e orgogliosa.

CalciTutto inizia nel 2012 a Calci (Pi) con la mostra “Camillo Cavour e il suo tempo”. Parlando di Santena il discorso cade sulle scomuniche di Cavour, sulla decisione di fare di Roma la capitale d’Italia: operazione salvifica per una Chiesa che voleva essere universale.

Parlando dello scomunicato venne naturale citare il sacrificio del famoso Frate locale. L’uditorio rimase sorpreso. Nessuno conosceva la storia.

Finita la cerimonia, il Sindaco ricordò che anni prima un professore gli aveva dato un libro, rimasto nel cassetto. Scorrendo il testo saltò fuori che un cronista anonimo aveva parlato del martirio di Giovanni Berti, fra’ Michele da Calci, minorita, della setta eretica dei fraticelli, seguaci di San Francesco, scomunicati da papa Giovanni XXII, perché sostenitori della povertà evangelica.

Un tema ritornato attuale solo a pochi mesi fa quando, tirato per i capelli da un Papa dimissionario, lo Spirito Santo è intervenuto sui cardinali facendoli votare per Papa Francesco, il primo ad adottare il nome del poverello di Assisi.

Un uomo venuto dall’altra parte del Mondo, ma non da un altro mondo, umile interprete del Concilio Vaticano II e della Chiesa povera per i poveri, ha ripreso semplicemente le parole anticipate ben cinquant’anni fa. Dalla sua elezione un sentore di teologia della liberazione dalla povertà aleggia sulla e nella cattolicità.

E così finalmente Calci ha rimediato alla rimozione del suo concittadino, dando un bel segno dei tempi. Sabato 22 febbraio 2014 ha organizzato un incontro “ La Chiesa dei poveri da Fra’ Michele da Calci a Papa Francesco attraverso il Concilio” cui ha partecipato il vescovo emerito di Ivrea, Luigi Bettazzi, uno degli ultimi testimoni viventi del Concilio.

A Cavour va riconosciuto il merito di aver sollecitato l’attenzione su un problema che i suoi eredi laici sembrano incapaci già solo di inquadrare.

Esperto della materia, nell’affrontare il progresso e la modernizzazione della società dell’Ottocento egli aveva ben presente che una nuova epoca si stava aprendo e che lo Stato non poteva sottrarsi a intervenire assumendo su di sé l’onere di regolare i rapporti economici, per favorire lo sviluppo sociale e l’emancipazione dei ceti poveri.

Operazione che in Italia richiedeva di realizzare uno Stato unitario definendo nuovi rapporti con la Chiesa, sostanziati nel celebre motto “Libera Chiesa in Libero Stato”. Il che significava sottrarre al monopolio clericale l’istruzione scolastica, la tenuta dei registri anagrafici, la sanità e l’assistenza. Sapendo che la globalizzazione avanzava Cavour guardava al Mondo, all’Europa, agli Stati Uniti d’America, al Mediterraneo, all’Asia e all’Africa. A questo punto non è da escludere neppure che al Papa il nostro peccaminoso concittadino sia più simpatico di quanto possiamo immaginare.

A Calci si è ragionato di tre periodi storici – il Trecento, l’Ottocento e l’oggi – differenti per le dimensioni demografiche (la popolazione mondiale nel XIV secolo è stimata in 375 milioni, nel 1850 in 1.300 milioni, nel 2014 in 7,2 miliardi), i movimenti mondiali di popolazione, le tecnologie, le istituzioni, i sistemi sociali, il ruolo della Chiesa. Contesti che valutati nel tempo a livello globale, tra tanti distinguo, vedono un’Europa già ricca, diventare un po’ più povera e un mondo povero, diventare un po’ più ricco.

Gino Anchisi
Da Santena, la città di Camillo Cavour, 1° marzo 2014.

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Info:

http://www.unipi.it/index.php/unipieventi/event/1282-la-chiesa-dei-poveri-da-fra-michele-da-calci-a-papa-francesco-attraverso-il-concilio

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http://www.treccani.it/enciclopedia/michele-da-calci_(Dizionario-Biografico)/

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