SANTENA – 29 marzo 2009 – Di seguito le proposte di riflessione per i giorni dal 29 marzo al 4 aprile 2009.
Domenica 29 marzo 2009
In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
Gv 12,20-33
Gesù legge nella morte di croce la propria gloria, e ciò lo porta ad affermare con forza: “Chi ama la sua vita e la vuole tenere saldamente per sé, la perde; chi invece la spende e la dona, in verità la conserva come vita per sempre!”. Gesù ha davvero una ragione per cui vale la pena dare la propria vita fino a morire, e dunque ha anche una ragione per cui vivere. Questo dovrebbe valere non solo per lui, ma anche per chi si mette alla sua sequela: “Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo”. I cristiani, discepoli di Gesù Cristo, sono chiamati a un’esistenza spesa a servizio degli altri e di Dio, fino a fare della propria morte un atto, nella consapevolezza dello straordinario frutto che attende quanti vivono e muoiono nell’amore: la vita eterna, la vita per sempre. Bisogna però anche registrare il turbamento di Gesù al pensiero della propria morte imminente; eppure, nell’ottica del quarto vangelo, dove la via della croce è via della gloria, Gesù reagisce immediatamente mostrando una fede salda: “Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome”. Una vita spesa nell’amore può essere deposta solo per amore degli uomini, anche a costo di concludersi con una morte ingiusta… Ed ecco che la risposta di Dio non si fa attendere: “Venne allora una voce dal cielo: L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!”. Sì, la parola del Padre mette un sigillo su Gesù: la gloria del Padre riposa su di lui in modo particolare nell’ora della passione. E Gesù mostrerà la gloria, il “peso” di Dio che opera nella sua vita, in un solo modo: “amando i suoi all’estremo, fino alla fine” (cf. Gv 13,1).
In questo episodio, posto alla vigilia della Pasqua, il quarto vangelo unisce due eventi che, secondo i vangeli sinottici, hanno luogo in momenti distinti: il turbamento di Gesù al Getsemani (cf. Mc 14,32-42 e par.) e la voce del Padre su di lui alla trasfigurazione (cf. Mc 9,1-8 e par.). È la via di Giovanni per esprimere che nell’ora della prova Dio è presente più che mai, e fa della morte del chicco di grano un evento fecondo, in grado di moltiplicare la vita. Siamo disposti anche noi ad assumere questa dinamica di morte e resurrezione, identificandoci con il chicco di grano caduto a terra? È un’immagine semplice e quotidiana, ma capace di accompagnare e ispirare la nostra vita, fino alla fine…
Enzo Bianchi
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Lunedì 30 marzo 2009
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.
Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”.
Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”. Gv 8,1-11
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Martedì 31 marzo 2009
Disse allora Gesù: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite”.
Gv 8,28-29
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Mercoledì 01 aprile 2009
In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. Gli risposero: “Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?”.
Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!”.
Gv 8,31-38
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Giovedì 02 aprile 2009
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.
Fil 2,6-11
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Venerdì 03 aprile 2009
Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: “Che facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione”.
Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno, disse loro: “Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera”. Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Gv 11,46-54
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Sabato 04 aprile 2009
1968 – 4 aprile: M.L.King viene assassinato sulla terrazza del motel dove alloggia. Durante il funerale alla chiesa battista Ebenezer, si poté udire la registrazione del sermone da lui pronunciato in quella stessa chiesa due mesi prima:
“Se qualcuno di voi sarà presente, quando dovrò affrontare il mio giorno, sappia che non voglio un lungo funerale. E se trovate qualcuno che pronunci un discorso, ditegli di non essere troppo lungo… Dite loro di non ricordare che ho avuto un premio Nobel per la pace. Non è importante…
Dite loro di non ricordare dove sono andato a scuola. Vorrei che qualcuno ricordasse il giorno in cui Martin Luther King cercò di mettere la sua vita al servizio degli altri. Vorrei che qualcuno accennasse a quel giorno in cui Martin Luther King cercò di amare qualcuno. Desidero che ricordiate quel giorno in cui cercai la verità e la giustizia sul problema della guerra. Desidero che possiate menzionare quel giorno in cui cercai di dar da mangiare agli affamati. E desidero che possiate menzionare quel giorno in cui cercai nella mia vita di vestire gli ignudi. Desidero che parliate di quel giorno in cui cercai nella mia vita di visitare coloro che erano in prigione. Desidero che sia detto che ho cercato di amare e servire l’umanità”.
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Preghiera ecumenica mensile
Sabato 4 aprile 2009 – ore 21
Monastero Clarisse Cappuccine
via Cardinal Maurizio 5