Santena – 7 maggio 2014 – Anche a Santena la crisi morde facendo sentire il peso delle ingiustizie. Da qui però hai solo una visione parziale sulle complessità. Sembra paradossale, ma se vuoi capire cosa accade devi ricorrere al metodo di Francesco, quello d’Assisi e quello di Santa Marta. Devi farlo oggi, che gli Stati Uniti sono stati sorpassati dalla Cina divenuta l’economia più forte del Mondo; devi farlo adesso, guardando alle guerre dall’Ucraina (Europa) al Medio Oriente, dall’Africa mediterranea a quella sub-sahariana e alle esplosioni nazionalistiche e alle apocalittiche migrazioni verso terre più sicure e ricche.
La modernità dei Franceschi sta nella capacità di dare elementi per conoscere la nuova società mondiale in cui si vive, dove il contrasto tra ricchezza e diseguaglianza è stridente. I due insegnano -è la lezione del Concilio- che per capire bisogna tener conto della storia, della geografia, della cultura, della politica e della guerra, distinguendo tra i tempi, brevi e lunghi e fra la dimensione locale, regionale, nazionale, europea e mondiale.
Francesco d’Assisi e Papa Francesco pur vivendo crisi distanti ottocento anni, ripropongono il tema del rapporto con il denaro e con i poveri: il primo, nella società medioevale dove si sviluppa il commercio, il secondo, nella società capitalistica in cui la finanza e il privilegio prevalgono sul lavoro.
Due innovatori che, restando dentro le istituzioni e rispettando la legge, vogliono cambiare le regole e quindi la democrazia e con essa la giustizia e l’eguaglianza. Entrambi, mettendo al centro l’uguaglianza contenuta nel Vangelo e poi trasmigrata nelle leggi, condividono la rottura con la tradizione e con le gerarchie stabilite.
Alla logica dello sviluppo fine se stesso essi contrappongono una visione che punta sulla persona, sulla natura, sul territorio, sulla strada da percorrere camminando insieme, fermandosi quando bisogna attendere chi rimane indietro. Una visione umana, ecologica, universalista e mondiale che punta sulla sobrietà e sull’uso frugale dei beni a disposizione di tutti. Da loro viene una lezione capace di superare la tentazione di rinchiudersi nel proprio spazio famigliare, tribale, castale, locale, regionale, nazionale o europeo, in particolare in Paesi in cui la disparità di vita, imposta nel passato ad altri, non è più difendibile.
Per evitare rischi di guerra i Franceschi chiedono alla politica di governare il mondo trovando compromessi che regolino le relazioni tra i popoli che abitano la Terra. Un monito rivolto alla vera politica, più che ai partiti, di cui si conoscono limiti e tentazioni, specie in tempi di elezioni.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 7 maggio 2014.
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